Diritti umani
I diritti in morte di Naval’nyj- Rights in the death of Naval’nyj
I diritti in morte di Naval’nyj
La Lega Italiana per i Diritti Umani (LIDU, 1919), ha sempre sostenuto che ci sono diritti universali, che gli Stati Nazionali non possono violare, perché basilari della vita, della persona, della specie, dell’ecosistema, come nel caso della morte del dissidente sovietico Naval’nyj
Di Giorgio Fabretti – Presidente Onorario Lidu onlus Odv
La più antica Lega Italiana per i Diritti Umani (LIDU, 1919), ha sempre sostenuto che ci sono diritti universali, che gli Stati Nazionali non possono violare, perché basilari della vita, della persona, della specie, dell’ecosistema; e, se vengono violati, il caso non è solo di giustizia, ma altrettanto di responsabilità politica.
È questo il caso della improvvisa morte del politico ed oppositore Aleksej Naval’nyj, in un gulag artico russo di cui è umanamente, amministrativamente e politicamente responsabile il Governo dello Stato Nazione Russo, il cui Presidente è Wladimir Putin.
Il Ministro degli Esteri Tajani, il Presidente USA Biden, il G7, e molti altri leader di governo nel mondo, hanno confermato tale concetto di responsabilità umana e politica dello Stato e del Governo Russo, per la morte di Naval’nyj nel duro carcere artico in cui era ingiustamente recluso, a prescindere dai dettagli clinici della sua morte; ovvero di una persona di soli 47 anni, che il 14 febbraio 2014, due giorni prima di morire all’improvviso, conversava in pieno vigore con il suo avvocato.
È dunque errata l’affermazione dell’ambasciatore di Russia negli Usa, per cui Biden e tanti altri, dovrebbero occuparsi dei fatti propri e non di quelli russi. È vero invece in ogni caso che lo Stato Russo dovrebbe occuparsi di un suo cittadino ed oppositore politico ingiustamente recluso per motivi politici, curandone la salute. Infatti, sia che sia stato omicidio per avvelenamento, che morte naturale per malattia, i diritti alla vita di Naval’nyj sono stati violati per responsabilità dello Stato Russo e del Governo di Putin.
Si dovrebbe quindi, nel rispetto dei diritti umani della vittima Naval’nyj, immediatamente restituire il suo corpo alla famiglia; seguito da assunzione di responsabilità legali e politiche da parte degli organi amministrativi e politici dello Stato, con almeno ammissioni di colpe e conseguenti dimissioni.
Ulteriori accertamenti sulle cause precise della morte, sono da ritenersi ultronee e successive alla violazione definitiva del diritto alla vita di Naval’nyj, perfezionatasi con la sua avvenuta morte in stato di totale assenza di libertà, e nella custodia anche sanitaria da parte delle autorità russe.
Rights in the death of Naval’nyj
The Italian League for Human Rights (LIDU, 1919), has always maintained that there are universal rights, which nation-states cannot violate, because they are basic to life, to the person, to the species, to the ecosystem, as in the case of the death of Soviet dissident Naval’nyj
by Giorgio Fabretti – Honorary President Lidu onlus Odv
The oldest Italian League for Human Rights (LIDU, 1919), has always maintained that there are universal rights, which nation-states cannot violate, because they are basic to life, to the person, to the species, to the ecosystem; and, if they are violated, the case is not only one of justice, but equally one of political responsibility.
Such is the case with the sudden death of politician and opponent Aleksej Naval’nyj in a Russian Arctic gulag for which the Russian nation-state government, whose president is Wladimir Putin, is humanly, administratively and politically responsible.
Foreign Minister Tajani, U.S. President Biden, the G7, and many other government leaders around the world, have confirmed this concept of the human and political responsibility of the Russian state and government, for the death of Naval’nyj in the harsh Arctic prison where he was unjustly imprisoned, regardless of the clinical details of his death; that is, of a person only 47 years old, who on February 14, 2014, two days before his sudden death, was conversing in full force with his lawyer.
Therefore, the assertion of Russia’s ambassador to the U.S., that Biden and so many others, should take care of their own and not Russian affairs, is incorrect. On the contrary, it is true in every case that the Russian state fdoves to take care of one of its citizens and political opponents unjustly imprisoned for political reasons by taking care of his health. Indeed, whether it was murder by poisoning or natural death by illness, Naval’nyj’s rights to life were violated through the responsibility of the Russian state and Putin’s government.
Therefore, one should, with respect for the human rights of the victim Naval’nyj, immediately return his body to his family; followed by legal and political accountability by the administrative and political organs of the state, with at least admissions of guilt and subsequent resignation.
Further investigations into the precise causes of death, are to be regarded as ultroneutral and subsequent to the ultimate violation of Naval’nyj’s right to life, perfected by his death in a state of total absence of freedom, and in the custody even of health care by the Russian authorities.