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I bauli di Brighton: la serie di delitti che ha fatto scervellare la polizia londinese

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Il primo baule protagonista di questa storia risale al 1927. Fu rinvenuto nella stazione di Charing Cross a Londra con all’interno il corpo senza vita di Minnie Boniati.

Può sembrare strano che dei bauli siano i protagonisti di una serie di delitti durata ben sette anni. Ancora più strano è il fatto che i delitti in questione non siano correlati tra loro in alcun modo. Unica nota comune è proprio la presenza di bauli, al cui interno sono stati ritrovati alcuni cadaveri di giovani donne.

Il primo baule protagonista di questa storia risale al 1927. Fu rinvenuto nella stazione di Charing Cross a Londra con all’interno il corpo senza vita di Minnie Boniati. Nessun problema per la polizia, in questo caso. L’assassino, John Robinson fu arrestato in pochi giorni, accusato di omicidio e impiccato.

Passarono sette anni e altri due bauli vennero trovati a distanza di un mese l’uno dall’altro. Il primo, rinvenuto il 7 giugno del 1934, si trovava stranamente ancora in una stazione ferroviaria, quella di Brighton questa volta. Aprendolo si scoprì contenere il torso smembrato di una giovane donna, della quale non si riuscì mai a risalire all’identità. Del resto, del corpo furono ritrovate solo le gambe, ancora in una stazione e ancora in un baule, il giorno seguente. Della testa della vittima e delle braccia non si ha notizia, probabilmente occultate in altro modo più sicuro proprio per evitare un’identificazione postuma della vittima. Il caso è tuttora irrisolto e nulla si sa dell’assassino né della vittima, se non che questa, al momento della morte, fosse incinta di cinque mesi.

Durante le indagini la polizia, già in un vicolo cieco, si ritrovò davanti ad una circostanza ancora più paradossale. Effettuando perquisizioni e rastrellamenti a tappeto nella zona, incredibilmente venne trovato un terzo baule, al cui interno vi era il corpo smembrato di un’altra donna. La vittima, in questo caso, fu identificata in Violette Kaye, una prostituta di 42 anni, che risultava sparita da maggio del 1934. Il baule in questione fu ritrovato all’interno dell’appartamento di Tony Mancini, fidanzato della Kaye. Seguì l’arresto e l’accusa di omicidio in capo all’uomo. Se ancora di colpi di scena non ce ne fossero stati abbastanza, al processo accadde qualcosa di imprevisto: la difesa sostenne che il responsabile della morte della donna fosse qualcun altro e che Mancini, una volta trovato il corpo senza vita e preoccupato di poter essere accusato del delitto, aveva deciso di smembrare il cadavere e nasconderlo dentro un baule. Il fatto imprevisto fu che la giuria valutò questa versione assolutamente credibile, assolvendo Mancini.

Solo 42 anni più tardi, nel 1976, Mancini confessò l’omicidio della Kaye, rimanendo però ancora una volta impunito. Secondo le leggi inglesi, infatti, una persona non può essere processata e giudicata due volte per lo stesso reato.

Difficile dire se almeno gli ultimi delitti siano correlati tra loro e, in questo caso, Mancini sarebbe responsabile anche della prima donna trovata smembrata nel baule della stazione di Brighton. L’unica certezza è che la conta dei bauli ripieni di corpi nella zona di Brighton, in quegli anni, abbia raggiunto quota quattro, una coincidenza più unica che rara, che ha dato da riflettere a più di un poliziotto dell’epoca.

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