Italiani nel Mondo
L’Osservatore Cinico e Scomodo- Italy’s Cynical and Thorny Observer
L’Osservatore Cinico e Scomodo
Tra tutti gli aforismi di Longanesi, un detto in particolare colpisce l’occhio: “Il popolo italiano è sempre in buona fede”
Per poter scrivere la Storia di qualsiasi periodo storico e qualsiasi paese bisogna avere fonti dall’epoca da chi ha potuto vedere da vicino gli avvenimenti che hanno formato i paesi che vediamo oggi. Purtroppo, queste persone non sono ben viste perché hanno il coraggio, e a volte l’incoscienza” di rivelare verità che altri vorrebbero nascondere e sono proprio questi motivi che sono importanti per i futuri storici per capire episodi che spesso non sono chiari.
L’Italia ha avuto molti di questi osservatori. Nel caso del Rinascimento un autore in particolare ha creato scandalo per secoli, al punto che il suo nome è diventato “Old Nick”, un soprannome per il Diavolo. “Il Principe” di Niccolò Machiavelli fu il primo libro vero di politica perché, per la prima volta, un autore ha avuto la freddezza e il coraggio di descrivere i veri giochi di potere di chi, in monarchie e tirannie, cercava di ottenere e mantenere il potere.
In Italia del ‘900 l’osservatore scomodo era ancora più cinico dello statista fiorentino e ha lasciato libri e soprattutto aforismi che descrivono il periodo più controverso della Storia recente del nostro paese. Quest’uomo era uno scrittore, giornalista e anche il fondatore di una delle case editrici più importanti del paese. Quindi lui conosceva benissimo il potere delle parole ed i suoi detti ci danno una chiave essenziale per capire non solo la dittatura di Benito Mussolini, ma le sue osservazioni sono ancora valide oggi e sarebbe bene tenerle in mente quando cerchiamo di capire i giochi bizantini della politica italiana.
Dalla Marcia alla guerra
Leo Longanesi aveva solo 17 anni quando ha partecipato alla celebre Marcia su Roma che segnò l’inizio del Ventennio fascista il 28 ottobre 1922. Anni dopo descrisse le sensazioni del giovane deluso dalla monarchia costituzionale che era la forma di democrazia utilizzata in Italia e che aveva portato il paese in una guerra disastrosa e, come molti altri, pensava d’aver trovato un uomo capace di dare “ordine” al paese.
Nel suo libro “In piedi e seduti” uscito nel 1968, anni dopo la sua morte, e che è la fonte di alcune delle citazioni, vediamo il cambio di sentimenti dal giovane idealista all’uomo cinico che 2 anni dopo si trovò a dover fuggire dai fascisti verso gli alleati, per evitare punizioni per le sue attività dissidenti all’interno del regime mussoliniano, troviamo questa frase: “Di tutte le marce che rallegrarono la nostra penisola, da quella di Quarto in poi, la marcia su Roma è la più gaia, la più numerosa, la più riuscita. Nessuno triste incidente la rattrista, tutto si svolge in perfetto ordine fascista”.
Nel 1926 sarà proprio Leo Longanesi a coniare il celebre e anche più notorio detto del fascismo, “Mussolini ha sempre ragione!” che non fu altro che il vero inizio del culto di personalità basato sull’uomo nato a Predappio non molto distante dal paese natio di Longanesi.
Alcuni dei suoi aforismi risalgono al 1938 e dimostrano le sue delusioni verso il regime che aveva combattuto due guerre controverse in Abissinia e nella Guerra Civile spagnola, che spinse l’Italia verso la Germania di Hitler dopo le critiche dei paesi occidentali al nuovo impero italiano. Con “Fanfare, bandiere, parate. Uno stupido è uno stupido. Due stupidi sono due stupidi. Diecimila stupidi sono una forza storica” si capisce benissimo il cinismo verso le cerimonie, detti e saluti al duce che sono stati poi spesso presi in giro nei decenni dopo la guerra. Possiamo dire altrettanto delle frasi “Sono un conservatore in un paese in cui non c’è niente da conservare!” e “Bisogna trovare il fratello del Milite Ignoto”. L’ultima frase potrebbe essere benissimo una critica diretta ad Achille Starace, “l’architetto” di molte di queste espressioni spesso militaresche. E si capisce ancora di più perché Longanesi dovette fuggire l’ira di coloro che ancora credevano nel Duce e vedevano lui come un disfattista.
Starace sarà ucciso lo stesso giorno di Mussolini ed appeso insieme a lui, Clara Petacci e le altre vittime a Piazzale Loreto, a Milano il 25 aprile 1945 in quel che il grande giornalista Indro Montanelli, amico di Longanesi e testimone della scena orrenda, descrisse come “la macelleria messicana”. Tragicamente quel piazzale non era nuovo a scene del genere.
Infatti, in quel luogo il 10 agosto precedente militanti fascisti milanesi avevano fucilato 15 partigiani e antifascisti in represaglia per un attentato a soldati tedeschi nella città. Profeticamente il commento di Mussolini alla notizia dell’eccidio fu “Il sangue di Piazzale Loreto lo pagheremo molto caro”.
All’epoca Longanesi si trovava già con gli alleati e prima ancora della prima strage milanese aveva smentito il suo detto da giovane con il laconico “Soltanto sotto una dittatura riesco a credere nella democrazia” con un altrettanto aspro commento su come vedeva il cambio nel regime dei sogni iniziali alla realtà orrenda “Non c’è posto per la fantasia, ch’è la figlia prediletta della libertà” per descrivere l’atteggiamento della dittatura a chi non seguiva la linea ufficiale del Duce. Senza dimenticare una previsione che si è avverata nel corso dei decenni dalla fine della guerra: “Quando potremo raccontare la verità non ce la ricorderemo più”
Dalla democrazia alla moda
Da uomo intelligente Leo Longanesi, come molti altri, avrebbe capito che non sarebbe stato facile per l’Italia poter riprendere la strada democratica. Questo, almeno pubblicamente, è stata la motivazione dell’amnistia dell’allora Ministro della Giustizia Palmiro Togliatti verso tutti i reati di guerra da entrambi le parti. Ma la motivazione era indubbiamente legata alla realpolitik invece dei sogni di un “futuro libero” per il Bel Paese.
Ci volle poco per l’occhio critico di Longanesi per trovare le radici dei futuri problemi della nuova Repubblica, che ancora oggi affliggono il paese. Frasi come “La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una scritta: ho famiglia” che si riferisce alla scusa eterna degli italiani di giustificare il loro comportamento per il bene della propria famiglia e dimostra che lui aveva visto bene i problemi in arrivo. Incredibilmente, e come ulteriore prova, questa scusa è stata utilizzata proprio in questi giorni da un notissimo politico italiano e chissà quanto Longanesi avrebbe riso in risposta.
Longanesi sfornava regolarmente commenti aspri, e anche divertenti, per descrivere il comportamento dei suoi connazionali. “I difetti degli altri assomigliano sempre ai nostri”, “Alla Storia non si chiede né il numero dei morti né il costo delle grandi imprese!”, “Distratta, indolente, prudente, la nostra borghesia ama i suoi figli viziati e ribelli” ed infine (solo per questo paragrafo…), parlando di un politico (di tanti) che aveva abbracciato la nuova democrazia: “Quando era fascista abusava di verbi al tempo futuro; ora democratico, si serve del condizionale”, che dimostrano tutto il cinismo che il giovane che aveva partecipato alla Marcia su Roma non avrebbe mai sognato.
Però, tra tutti i suoi aforismi, che sono facilmente reperibili online con una ricerca semplice, un detto in particolare colpisce l’occhio: “Il popolo italiano è sempre in buona fede”
Chiunque segue le vicende quotidiane in Italia, non solo di politica, ma anche degli affari e in ambiti che Longanesi non avrebbe immaginato, come i social media oggigiorno, sentiamo varie versioni di questa frase da gente che cerca di “scusarsi” oppure di giustificare le proprie azioni. Peggio ancora, spesso nella speranza di non dovere subire le conseguenze di queste azioni.
Però, il suo cinismo è ancora più profondo quando poi vediamo altri aforismi che dicono verità che nessuno può negare in buona fede sugli italiani: “Quando suona il campanello della loro coscienza, fingono di non essere a casa”, “Non bisogna mai appoggiarsi ai princìpi, perché poi si piegano” , come anche la verità di quel che detta la vita di molti italiani, “C’è una sola moda, la giovinezza”, come vediamo con il boom moderno di chirurgia estetica e di trattamenti per mantenere l’aspetto giovane.
Ed è questo ultimo aspetto che ci fa capire perché Leo Longanesi sia ancora oggi un osservatore cinico e scomodo, che non ha paura di dire la verità di quel che visse e che vide in un periodo storico importante per il nostro paese. E chi vuole davvero conoscere la Storia del proprio paese farebbe bene a cercare l’osservatore cinico e scomodo di turno perché sono la migliore fonte per gli storici per spiegare il nostro passato.
Italy’s Cynical and Thorny Observer
Amongst all Longanesi’s aphorisms, one saying in particular strikes the eye: “The Italian people are always in good faith”.
In order to write the history of any period in any country we must have sources from the period from those who could see up close the events that shaped the countries that we see today. Unfortunately, these people are not always considered in a good light because they have the courage, and at times the “thoughtlessness”, to reveal truths that others would like to hide and these are the very reasons they are important for future historians to read events that are often not clear.
Italy has had many such observers. In the case of the Renaissance one author in particular caused scandal for decades to the point that his name became “Old Nick”, a nick name for the Devil. “Il Principe” (The Prince) by Niccolò Machiavelli was the first true book of politics because, for the first time, an author had the courage to describe true power games by those who, in monarchies and tyrannies, tried to achieve and maintain power.
In 20th century Italy the thorny observer was even more cynical than the statesman from Florence and he left books and especially aphorisms that describe the most controversial period of Italy’s recent history. This man was a writer, journalist and also the founder of one of the country’s major publishing houses. Therefore he knew very well not only Benito Mussolini’s dictatorship but his observations are even more valid today and we would do well to bear them in mind when we try to understand the intricate games of today’s politics in Italy.
From the march to war
Leo Longanesi was only 17 when he took part in the famous March on Rome on 28th October, 1922 that marked the start of the twenty years of the fascist era. Years later he described the emotions of the young man who was disappointed with the constitutional monarchy, the form of democracy that governed Italy and had brought the country into a disastrous war and, like many others, he thought he had found a man who could give “order” back to the country.
In his book “In piedi e seduti” (Standing up and sitting down) released in 1968, years after his death and which is the source of many of the quotations, we see the change of emotions from the disappointed idealist to the cynical man who 21 years later had to flee the fascists to the Allies to avoid punishment for his dissident activities within Mussolini’s regime. He wrote “Of all the marches that cheered up our peninsula, from the one in Quarto onwards, the march on Rome was the merriest, the most numerous, the most successful. There was no glum incident to sadden it; everything took place in perfect fascist order”.
In 1926 Leo Longanesi was the very person who coined the famous and even more notorious fascist saying, “Mussolini ha sempre ragione!” (Mussolini is always right!) that was only the true start of the personality cult based in the man born in Predappio not very far from Longanesi’s birthplace.
Some of his aphorisms go back to 1938 and they show his disappointment towards the regime that had fought two controversial wars in Abyssinia and the Spanish Civil that pushed Italy towards Hitler’s Germany after the criticism of the western countries of the new Italian Empire. With (in translation) “Fanfares, flags, parades. A stupid person is a stupid person. Two stupid people are two stupid people. Ten thousand people are a historical force” we can understand very well his cynicism towards the ceremonies, sayings and “salutes to the Duce” that have often been derided in the decades since the war. And we can same the same about the phrases “I am a conservative in a country that has nothing to conserve” and “We must find the Unknown Soldier’s brother”. The final phrase could very well be a direct criticism of Achille Starace, the “architect” of many of these often militaristic expressions. And we also understand even more why Longanesi had to flee the ire of those who still believed in the Duce and saw him as a defeatist.
Starace would be killed the same day as Mussolini and hung together with him, Clara Petacci and the other victims in Milan’s Piazzale Loreto on April 25, 1945 in what the great Italian journalist, Longanesi’s friend and eye witness to the horrible scene, described as a “Mexican butcher shop”. Tragically that piazzale was not new to such scenes.
In fact, in that place the previous August 10th Milan’s fascist militants had executed 15 partisans and antifascists in reprisal for an attack on German soldiers in the city. Prophetically Mussolini’s comment on hearing the news of the massacre was “We will pay very dearly for the blood of Piazzale Loreto”.
At the time Longanesi was already with the Allies and even before the first massacre in Milan had already disproved his saying as a young man with a laconic “Only under a dictatorship can I believe in Democracy” together was a just as bitter comment on how he saw the change in the regime from the initial dreams to the horrible truth “There is no place for imagination, which is the favourite daughter of freedom” to describe the dictatorship’s attitude to those who did not follow the Duce’s official line. Without forgetting a prediction that became true over the decades since the end of the war: “When we will finally be able to tell the truth we will no longer remember it”.
From Democracy to fashion
As an intelligent man Leo Longanesi, together with many others, would have understood that it would not be easy for Italy to return to the path of democracy. This was the reason, at least publicly, for the amnesty by then Justice Minister Palmiro Togliatti for all war crimes for both sides. But the reason was undoubtedly tied to Realpolitik instead of the dreams of a “free future” for Italy.
It took little for Longanesi’s critical eye to see the roots of the future problems for the new Republic that still afflict the country today. Phrases such as “Our flag should bear a motto: I have a family” that refers to Italians’ eternal excuse to justify their behaviour for the good of their family which shows that he had seen the problems to come correctly. Incredibly, and as further proof, this excuse was used only a few days ago by a very famous Italian politician and who knows how much Longanesi would have laughed in reply.
Longanesi regularly churned out bitter and also entertaining comments to describe the behaviour of his countrymen. “The defects of others always resemble our own”, “History never asks neither the number of dead nor the cost of great deeds”, “Distracted, indolent, prudent. Our Bourgeoisie loves its spoiled and rebellious children” and finally (only for this paragraph), to describe a politician (one of many) who had embraced the new democracy: “When he was a fascist he abused verbs with the future tense: and now he is democratic, he uses the conditional tense” which shows all the cynicism that the young man who had taken part in the March on Rome would never have imagined.
However, amongst all his aphorisms, which can be found easily with a simple search online, one saying in particular strikes the eye: “The Italian people are always in good faith”.
Whoever follows day to day matters in Italy, not only in politics but also in business and those settings that Longanesi would never have imagined, such as today’s social media, we hear different versions of this phrase from people who try to “apologize” or to justify their actions. Worse still, often in the hope of not having to suffer the consequences of their actions.
However, his cynicism is even more profound when we then see other aphorisms which tell the truth that nobody in good faith can deny of the Italians: “When their conscience’s doorbell rings they pretend they are not at home”, “We must never rely on our principles because they then bend”, just like the truth of what dictates the lives of many Italians, “There’s only one fashion, Youth”, as we see with today’s boom in plastic surgery and treatments to keep a youthful look.
And it is this final aspect that makes us understand that Leo Longanesi is still today a cynical and thorny observer. He was not scared to tell the truth about what he experienced and saw in a major historical period for Italy. And those who truly want to know the history of their country would do well to look for their version of the cynical and thorny observer because they are the best sources for historians to explain our past.