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Habebamus Papam

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Dice il detto: “morto un Papa se ne fa un altro”

di Paolo Buralli Manfredi e Giuseppe Cossari  – CTIM Australia

È già, morto un Papa se ne fa un altro, il problema però è che non sai quale Papa ti arriverà e come intenderà guidare uno degli Stati, indirettamente, più popolosi del mondo. Sì perché lo Stato del Vaticano e dunque la chiesa Cattolica conta qualcosa come 1 miliardo e 300 milioni di credenti, cittadini quindi indiretti.

Partiamo dunque dicendo che, di fatto, il Papa è un capo di Stato, Stato del Vaticano, oltre ad essere il portavoce del Dio cattolico in terra; partendo da questo concetto si può serenamente affermare che il Papa essendo il Capo di Stato di un’altra Nazione non dovrebbe occuparsi di visioni politiche di un altro Stato, di gestione territoriale di un altro Stato e soprattutto dovrebbe rispettare i Patti Lateranensi sottoscritti tra il Regno d’Italia e la Santa Sede  nel 1929 revisionati poi nel 1984, che regolano i rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, stabilendo anche le ‘distanze’ del Vaticano dallo Stato Italiano che da quel momento afferma la sua laicità.

Patti Lateranensi (Treccani)

Avendo fatto questa premessa, dobbiamo purtroppo constatare che negli ultimi due /tre anni Papa Francesco in più di un’occasione è intervenuto su argomenti di politica nazionale, cercando di dettare una linea che persino i credenti che praticano fanno fatica ad accettare. Infatti Papa Bergoglio è più volte intervenuto sui temi dell’immigrazione, in materia economico-fiscale e sulle tasse, e addirittura su una svolta inaccettabile per le stesse sacre scritture che vengono considerate la parola di Dio, riguardo i matrimoni tra lo stesso sesso.

E’ evidente che qualcosa nel Vaticano non sta girando dalla parte giusta e qualche Vescovo senza mezzi termini ha definito le parole pronunciate da Papa Francesco, parole di un eretico. Il 25 ottobre scorso Monsignor Carlo Maria Viganò Arcivescovo Titolare di Ulpiana e già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America, ha scritto un’altra lettera aperta al Presidente Trump, provocando reazioni che dimostrano con chiarezza le lotte interne che stanno attanagliando il Vaticano in questo periodo.

La cosa che poi dispiace di più è il non bilanciamento tra quello che viene professato e ciò che viene fatto: il Vaticano ad esempio non paga la tassa sugli immobili su suolo italiano, non ospita all’interno del Vaticano i migranti  e non è neanche tanto duro con quei preti che commettono abusi sui minori o atti non consoni alle sacre scritture. Tutto questo, purtroppo, sta allontanando molti fedeli dalle chiese e sta portando la Religione Cattolica verso una strada senza uscita dove inevitabilmente il Vaticano andrà a sbattere.

Ed a dirla tutta, non si capisce proprio cosa abbia in mente Papa Francesco per la Chiesa Cristiano-Cattolica perché, è vero che i tempi cambiano, ma è altrettanto vero che le sacre scritture parlano chiaro e colui che ha il compito di portare la parola di Dio tra gli abitanti della Terra dovrebbe attenersi a quelle scritture. Per ‘rivoluzionare’ la chiesa Cattolica in termini più moderni forse sarebbe stato sufficiente dare la possibilità ai Preti di potersi sposare, una necessità che emerge da molto tempo e che  rappresenterebbe una svolta epocale per la Religione Cattolica facendola restare in linea con le sacre scritture, un ammodernamento che forse anche i praticanti più ortodossi potrebbero trovare accettabile, mentre le ultime affermazioni di Sua Santità hanno portato anche i meno praticanti ad un astio nei confronti della Chiesa e nei confronti del Santo Padre.

La religione cristiano cattolica riveste un ruolo fondamentale nel mondo ed in riferimento agli ultimi eventi milioni di fedeli non dovrebbero assistere ad una eccessiva ingerenza del Santo Padre o di altri vertici religiosi nel potere temporale, appannaggio di ogni singolo Stato democratico. La fede, che è una personale risorsa di chi la possiede, può essere arricchita da messaggi che toccano le coscienze, non certo da orientamenti politici che nulla hanno a che fare con la fede stessa. Il rischio che si corre è la fine della Chiesa cattolica e la sua trasformazione non più ancella di Dio, bensì schiava della globalizzazione.

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