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Gli USA trattano con i talebani per raggiungere un accordo di pace in Afghanistan

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Potrebbe essere la fine di un conflitto durato diciassette anni. Nel Paese sono dispiegati quattordicimila soldati americani. Il presidente afghano teme un “bagno di sangue”.

Prima di essere eletto presidente degli Stati Uniti nel 2016, Donald Trump ha promesso che avrebbe fatto “ritornare a casa” i 14mila soldati USA schierati in Afghanistan ed ora sta tentando di mantenere la promessa. Pochi giorni fa, il presidente americano ha inviato nel Paese medio orientale il “delegato speciale per la riconciliazione in Afghanistan” Zalmay Khalizad. A quest’ultimo spetta il compito di raggiungere un accordo di pace con i talebani, i fondamentalisti islamici che controllano la maggior parte del territorio afghano. Loro sono gli stessi che, insieme al gruppo terroristico Al Qaida, hanno compiuto il terribile attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Al momento  Zalmay Khalizad non ha rilasciato alcun dettaglio a proposito dei punti che costituiranno il trattato di pace, ma, secondo ultime indiscrezioni, pare che l’intero accordo si basi su un principio fondamentale: il ritiro delle truppe USA dall’Afghanistan in cambio della garanzia dei talebani che Al Qaida non potrà più organizzare attentati sul territorio nazionale. Intorno alle rassicurazioni dei talebani ruota un profondo scetticismo, soprattutto da parte del governo Afghano che, pur essendo l’autorità politica del Paese, non è ancora stato coinvolto nelle trattative di pace.

Il presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani, oltre ad aver espresso seri dubbi riguardo l’affidabilità dei talebani, teme che il ritiro delle truppe americane dal territorio afghano porterà inevitabilmente a un bagno di sangue. Per sostenere la sua opinione,  Ghani ha ricordato l’esempio dell’ex presidente afghano Mohammad Najibullah. Quest’ultimo è stato al governo della nazione negli anni ‘80, quando il Paese era invaso dall’esercito dell’Unione Sovietica che, proprio come l’America oggi, era impegnata a combattere i talebani. Nell’impossibilità di vincere la guerra, la nazione comunista decise di ritirare le truppe, stipulando un trattato di pace con i talebani. L’accordo fu successivamente ratificato da Mohammad Najibullah. Una volta che l’armata sovietica lasciò il Paese, i talebani  impiccarono Najibullah a un semaforo e tentarono di prendere il controllo dell’Afghanistan, facendolo precipitare nell’anarchia. Escludere che uno scenario del genere possa ripresentarsi, dopo la partenza dei soldati americani, è impossibile, anche perché i legami tra i talebani e Al Qaida non hanno mai cessato di esistere. Questi timori però, non frenano Donald Trump il quale, così come il suo predecessore Barack Obama, ritiene che proseguire la guerra in Afghanistan, la più lunga nella storia degli USA, non abbia più senso. Sono decine di migliaia i soldati americani ad aver perso la vita nel conflitto.

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