Arte & Cultura
“Gli Illustrissimi Signori Sacchetti Padroni” Il mecenatismo della famiglia Sacchetti e Pietro da Cortona
Mercoledì 21 ottobre 2015 dalle ore 15,30 Accademia Nazionale di San Luca
Roma, 12 ottobre- La collezione Sacchetti inizia a formarsi, per quanto è possibile ricostruire, negli anni venti del Seicento, per opera dei figli di Giovanni Battista Sacchetti, un banchiere fiorentino che si era trasferito già nel XVI secolo a Roma fondando il ramo “romano” della famiglia dopo il matrimonio con Francesca Altoviti, a sua volta discendente da un’altra celebre famiglia fiorentina di banchieri e mecenati. I cinque figli maschi superstiti – Marcello, Giulio, Giovanni Francesco, Alessandro e Matteo – consolidarono l’ascesa sociale della famiglia grazie allo stretto legame con la famiglia Barberini, di comuni origini toscane. Con l’avvento al trono pontificio di Maffeo Barberini (papa Urbano VIII, 162391644) Marcello divenne Tesoriere Segreto e Depositario dello Stato della Chiesa – in pratica, il banchiere del papa – e Giulio ottenne il rango di cardinale, svolgendo importanti incarichi diplomatici e politici. Marcello, celebre mecenate e amico di artisti quali Pietro da Cortona e Simon Vouet, iniziò così la raccolta pittorica, che dopo la sua morte precoce nel 1629 venne proseguita dai fratelli e incrementata da Giulio durante le legazioni a Ferrara e a Bologna. Il più antico inventario Sacchetti, stilato nel 1639, registra circa settecento dipinti. A questa data, i Sacchetti avevano già ottenuto il titolo nobiliare di marchese. Nel 1649 avvenne il trasferimento nel palazzo di via Giulia a Roma, un edificio cinquecentesco che presto prese il nome dei nuovi proprietari. Il palazzo, già decorato nel corso del secolo XVI da Francesco Salviati, venne nuovamente adornato con una serie di opere d’arte – da quadri “sovraporta” a oggetti d’arredo fatti realizzare dai Sacchetti all’indomani del trasferimento. Un ultimo episodio di mecenatismo avvenne negli anni ottanta del Seicento, quando il giovane Gaspar Van Wittel venne ospitato per qualche anno nel palazzo. Se l’inventario del 1744 registra quasi novecento dipinti, sono proprio gli anni quaranta a vedere una decisiva svolta nella storia della raccolta: pressato dai debiti, nel 1748 il marchese Sacchetti cedette a papa Benedetto XIV oltre 180 dipinti della collezione, che formarono il nucleo iniziale della Pinacoteca Capitolina. Tutti i quadri migliori (con rare eccezioni, quale il Ritratto del cardinale Giulio Sacchetti di Pietro da Cortona, tuttora proprietà della famiglia) vennero in pratica ceduti al papa e molti altri andarono dispersi nei decenni successivi. Nel corso della prima metà del XIX secolo alcuni dipinti già Sacchetti della Pinacoteca Capitolina vennero trasferiti nella Pinacoteca Vaticana e presso l’Accademia di San Luca. Gli inventari della collezione Sacchetti sono conservati a Roma, divisi tra l’Archivio di Stato di Roma e l’Archivio Sacchetti, a sua volta depositato nel 2014 presso l’Archivio Storico Capitolino.