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Gli animali hanno loro cultura, secondo gli esperti mondiali si apre nuova frontiera

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Gli animali hanno una loro “cultura”. Summit a Parma: sapendolo possibili approcci più mirati per tutelarli

Gli animali hanno una loro “cultura”. Attraverso processi di “apprendimento sociale” analoghi a quelli umani, si tramandano infatti di generazione in generazione informazioni sull’ambiente cruciali per sopravvivere, come quelle per adattarsi ai cambiamenti climatici. È la conclusione, molto recente, a cui sono giunti gli esperti della Convenzione internazionale di Bonn (Cms), a cui aderiscono oltre 130 Paesi del mondo e che, dopo la firma nel 1979 (recepita in Italia nel 1983) si occupa della conservazione delle specie migratorie. Per gli scienziati è una scoperta quasi rivoluzionaria che apre ora scenari inediti per orientare non solo le strategie di tutela degli animali- evitando ad esempio di abbattere gli esemplari depositari di specifiche “memorie” genetiche- ma anche la gestione degli habitat naturali per conservare la biodiversità.

Di questi argomenti si parla nel seminario internazionale in corso a Parma da oggi a mercoledì prossimo, nella sede nazionale della Lipu di via Pasubio, che prevede domani un momento di confronto con gli esperti del Cms aperto al pubblico (dalle 16.30 alle 19 in inglese con traduzione simultanea). L’evento è sostenuto dai Parchi nazionali dell’Appennino tosco-emiliano e del Ducato, in collaborazione con Lipu e con il patrocinio del Comune di Parma. Della diffusione della cultura tra gli animali e di come questa fosse importante per sfruttare al meglio si era discusso in un primo incontro, avvenuto sempre a Parma nel 2018. In quella occasione quanto emerso era stato pubblicato in un articolo della principale rivista globale “Science”.

I risultati dei lavori in corso in questi giorni, invece, confluiranno nelle “raccomandazioni” che saranno trasmesse ai Paesi aderenti alla Cms ed adottate da parte della 14esima Conferenza delle Parti (il massimo organo esecutivo della Convenzione di Bonn), che si riunirà ad ottobre in Uzbekistan. I tecnici della Cms Philippa Bakes, Mark Simmonds e Heidrun Frisch Nwakanma rimarcano come al centro dei lavori ci sia “una problematica scientifica veramente all’avanguardia e una nuova frontiera che si apre. Sapere come gli animali trasmettono tra di loro le informazioni consentirà loro di reagire meglio alle sfide per la sopravvivenza in un mondo che cambia veramente velocemente, ma anche di realizzare approcci più mirati a livello di conservazione”. Ad esempio “nei progetti di reintroduzione, che spesso costano anche molto, e dove non ci si è reso conto che gli animali reintrodotti magari non sapevano cosa dovevano fare perché non si erano valutati gli aspetti di trasmissione sociale”.

Lo conferma Fernando Spina, membro del Consiglio scientifico della Convenzione di Bonn: “Fino ad oggi le convenzioni stabilivano l’introduzione delle specie da conservare nelle loro liste sulla base della situazione demografica. La Cms è il primo strumento di conservazione globale che mette le basi per listare gli animali per lo loro caratteristiche culturali, una pista mai seguita prima e una nuova frontiera aperta”. Fausto Giovannelli, presidente del Parco dell’Appennino tosco emiliano, si dice orgoglioso di poter scolgere un “ruolo attivo nella ricerca”, e ricorda anche l’esperienza che definisce “artigianale” nella strategia di conservazione del lupo a livello territoriale.

“Abbiamo scoperto la dimensione culturale del comportamento dei lupi, come le relazioni familiari e obiettivamente, per le strategie di conservazione e di convivenza, è fondamentale considerare questi aspetti”. Insomma, aggiunge Giovannelli, “abbiamo molto da imparare, non siamo gli unici essere pensanti”. Il presidente chiude auspicando un cambio di approccio nella gestione della fauna selvatica in Italia, modificando la legge sulla caccia, e ricordando la recente modifica della Costituzione che indica gli animali come “soggetti” e non più “oggetti” di diritto.

Per Agostino Maggiali, presidente dei Parchi del Ducato, “nell’attuale scenario dei cambiamenti climatici la capacità delle specie di tramandare comportamenti possono garantire capacità di sfruttare una più ampia gamma di risorse”. Barbara Lori, assessore regionale a Parchi e forestazione, vede nel seminario “nuove opportunità di sviluppare strumenti pratici utili a sviluppare iniziative di conservazione”, mentre per la Lipu “ci troviamo di fronte ad una crisi della biofivesità senza precedenti. Occorre un cambio di rotta e di paradigma“. Ecco perché, chiude la Lega protezione uccelli, “la conoscenza della cultura animale permetterà di sviluppare adeguati programmi di conservazione e pianificare interventi concereti ed efficaci”.

Da gru a balene, ecco come si tramandano la loro cultura
In Gran Bretagna cinciarelle si tramandano ‘arte’ di rubare la panna

Ci sono le gru che insegnano ai giovani le rotte migratorie semplicemente percorrendole insieme, o gli elefanti dove le femmine anziane (matriarche capobranco) sviluppano una memoria frutto di lunghi anni di vita e indicano ai più piccoli la localizzazione delle pozze d’acqua ancora attive in decenni di particolare siccità. Sono alcuni esempi della “cultura” degli animali migratori, al centro di un seminario internazionale in corso a Parma in questi giorni. Ne discutono gli scienziati della “Conferenza di Bonn” (Cms), citando come altro esempio quelle delle balene.

Anche in questa specie le matriarche conoscono zone oceaniche particolarmente favorevoli, in cui è più facile trovare alimenti in determinati momenti dell’anno e quindi guidano i gruppi sociali in queste zone. In lunghi anni di caccia molte anziane sono state uccise e così facendo, è stata cancellata la conoscenza e la memoria di quella modalità di migrazione. In Gran Bretagna, infine alcune cinciarelle impararono negli anni 60 del secolo scorso a rubare la panna delle bottiglie di latte lasciate davanti alle case, beccando il sottile strato di alluminio che le ricopriva. Una cultura che si espanse in breve tra i volatili. Come andò a finire? Si dovette cambiare il packaging delle bottiglie consegnate a domicilio.

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