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Cinema & Teatro

Giuseppe De Domenico e la sfida anni ‘80 di Bang Bang Baby

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Giuseppe De Domenico Bang Bang Baby
Tempo di lettura: 7 minuti

L’attore messinese Giuseppe De Domenico, racconta la sfida della nuova serie anni ’80 di Amazon Prime: Bang Bang Baby, dal 28 aprile sul servizio video on demand

L’istinto di vivere d’istanti, seguire ciò che desideri e andare controcorrente verso il futuro, imprevedibile corso del tempo. Ci vuole coraggio, determinazione e n’anticchiedda (un pochino) di testardaggine, che di certo non mancano all’attore Giuseppe De Domenico. Nato nel 1993 a Messina, dopo gli studi di matematica e fisica e una parentesi di ingegneria edile, dà una sterzata al suo destino e sceglie la recitazione. Nel 2016 consegue il diploma in recitazione e teatro allo Stabile di Genova e decide poi trasferirsi a Roma, dove vive dal 2012. Nello stesso anno avviene l’esordio al cinema con Ragazze a mano armata per la regia di Fabio Segatori, al quale seguono Euforia di Valeria Golino nel 2017 e il docufilm Rai Adesso Tocca a me- Paolo Borsellino di Francesco Micciché. Nel 2018 viene scelto come unico protagonista italiano nella serie tv internazionale Cattleya per Sky ZeroZeroZero di Stefano Sollima, tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano.  

Da una sfida tosta, a una fuori dagli schemi: il 28 aprile vedremo Giuseppe De Domenico protagonista nella prima serie Amazon Original Italia Bang Bang Baby per la regia di Michele Alhaique, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito. Una commistione di generi dal melò, alla commedia, fino al crime e al teen drama che, grazie a un lavoro di ricerca meticoloso di usi e costumi, catapulterà lo spettatore negli sfavillanti anni ‘80.

In una cittadina del Nord Italia vive l’adolescente Alice (Arianna Becheroni), ragazza insicura e derisa dai compagni, segnata dalla tragica morte del padre quando aveva 6 anni. La sua vita, però, cambia quando scopre che il padre Santo Maria Barone (Adriano Giannini) è ancora vivo. Da teenager impacciata, Alice diventa una giovane donna sicura di sé che, per amore del padre, cede alle lusinghe del crimine. E, proprio in questa discesa negli inferi incontrerà Rocco Cosentino, interpretato da Giuseppe; un ragazzo bello e affascinante, nonché picciotto di fiducia della famiglia Barone.  

Un personaggio, che ha allontanato Giuseppe dalla sua comfort zone di ragazzo dall’essenza paragonabile a un’espressione matematica: complessa e solitaria su una lavagna, a tratti sfuggente, che suscita però attenzione e concentrazione per arrivare alla soluzione.  

Ecco cosa ci ha raccontato questo attore introspettivo e riservato.   

Giuseppe De Domenico e il fascino della recitazione 

Quando hai capito che recitare era il tuo destino? 

«Ci metto sempre un po’ a rispondere a questa domanda, perché ho iniziato da piccolo e, quando lo fai da piccolo, diventa un’attività che fa parte della tua vita; non è nulla di straordinario. L’ho coltivata nel tempo, alle medie, al liceo e anche dopo ed è stata subito una via d’evasione. Così ho lasciato tutto e sono andato a Roma. Quando ho deciso di trasferirmi non era ben chiaro perché lo stessi facendo, lo facevo e basta; penso sia stata incoscienza giovanile, quando segui l’istinto. Nell’ultimo anno e mezzo mi sono confrontato realmente con questo mondo lavorativo e ho preso consapevolezza più o meno di chi sono e dove sto andando».  

«La vita di un attore è un costante mettersi alla prova del giudizio altrui» dichiari a Universo Me. Secondo te quali sono le qualità che un attore dovrebbe avere per non soccombere al giudizio altrui?  

«Una pazienza infinita e dev’essere completamente svuotato dell’invidia. Aggiungerei anche abbandonare la smania di ottenere le cose a breve termine e concepirle più a lungo termine». 

Cosa rappresenta per te la recitazione? 

«Da un lato è un’occasione di introspezione personale e dall’altro, quello che mi affascina è la possibilità di raccontare spaccati di vita in cui gli spettatori si possono rivedere, empatizzando». 

Giuseppe De Domenico: it’s Bang Bang Baby time su Amazon Prime

Il 28 aprile ti vedremo protagonista nella serie Bang Bang Baby su Amazon Prime. Com’è stato prendere parte a questa serie? 

«È stata una bellissima sfida, fin dai primi copioni arrivati a casa. Era bello, per me, fare parte di un altro progetto super italiano, ma che ambiva a un mercato internazionale e con un personaggio che mi dà la possibilità di toccare delle corde che non avevo mai toccato. È stato semplicemente bello». 

Cosa hai provato quando ti hanno detto che avresti recitato nella serie? 

«Temevo di non farcela. E, proprio perché sapevo che mi avrebbero richiesto di costruire un personaggio diverso da quello che avevo già sperimentato, ho detto mo’ tocca farlo. Per avere un risultato diverso dagli altri personaggi che ho interpretato ho cercato di cambiare in corsa il processo di creazione del ruolo. Ho accettato l’idea di sperimentare qualcosa da solo e poi con il regista e il resto del cast.

Come ogni cosa nuova, ciò che accade ad alcuni è avere paura, perché senti di andare fuori dalla tua zona di comfort». 

Per ZeroZeroZero di Stefano Sollima, hai fatto un tuffo nella meridionalità interpretando il nipote di un boss della ’ngrangheta. Come ti sei preparato, invece, per il ruolo in Bang Bang Baby

«Lavorando sulla leggerezza e sullo scarico di responsabilità. Volevo che fosse un personaggio che vivesse di momenti rubati dalla vita reale. Per Stefano c’è stato un grande lavoro di approfondimento, raccolta dati e stimoli per un personaggio chiuso in sé stesso con uno sguardo pieno di retropensieri, di cose che doveva tenere a mente per poter andare avanti. In Bang Bang Baby è esattamente l’opposto. Volevo che lo sguardo fosse totalmente svuotato, quasi assente, quindi era più il corpo che avrebbe raccontato un personaggio che è a servizio delle responsabilità altrui». 

Carmelo Giordano, Mattia Sbragia, Giuseppe De Domenico, Dora Romano, Ernesto Maieux ©️Prime Video & Amazon Studios, photo by Andrea Pirrello

 Sarai nei panni di Rocco Cosentino. Che tipo è Rocco? 

«È un personaggio sicuramente sereno, gioioso e risolto, perché privo di ambizione. Quello che ha gli basta e non ha bisogno di fare giochi e scavalcare gli altri. Sta bene lì dov’è, lavora, gli danno i suoi soldi e ha il suo da fare giornaliero. Attraverso i sentimenti che proverà durante l’arco della storia, qualcosa in lui cambia e scoprirà delle parti nuove di sé stesso». 

Ci sono aspetti che ti accomunano a questo personaggio? 

«Un po’ al Giuseppe del liceo. In fase di provino mi ero ispirato un po’ a un mio amico, per raccontare questo giocone disinvolto, sempre attratto dalle femmine. Poi, nella fase di riprese sono rimasto agganciato a un Giuseppe più piccolo e si è rivelato essere l’associazione giusta». 

A un certo punto Rocco si troverà a un bivio: seguire le regole o i sentimenti. Giuseppe che strada prenderebbe? 

«Mi fai una domanda che mi distrugge, perché sono in una fase della mia vita in cui sono un po’ ossessionato dalle regole, anzi vorrei liberarmene. Ora come ora, seguirei le regole e meno i sentimenti, ma è una cosa che spero di cambiare nel giro di pochi mesi. È una fase in cui sono un po’ incasellato nel non deludere mai gli altri; però dopo un po’ quando inizi a non deludere gli altri, deludi un po’ te stesso». 

©️Prime Video & Amazon Studios, photo by Andrea Pirrello

La serie è un tripudio di stile pop, dalle scenografie, agli abiti. Com’è stato fare un viaggio negli anni ’80? 

«Fichissimo! Poi Rocco guida tante auto d’epoca. Lì va un grandissimo merito a tutti i reparti tecnici della serie, dal trucco, ai costumi, fino alla scenografia e attrezzeria. Hanno fatto un lavoro di ricostruzione, dove ogni minimo dettaglio è coerente e credi davvero di vivere un uno spaccato di quella vita».  

In cosa consiste, secondo te, la forza di questa serie? 

«Oltre a una qualità generale di tutti i reparti è la commistione di generi, che coesistono in maniera organica e lo rendono un prodotto che non ha quasi paragoni nel nostro mercato. Veniva richiesto di essere credibili in uno spaccato di teen drama, crime e grottesco, quindi dovevi mantenere le fila del personaggio, nonostante si muovesse dentro questo mare di sfumature».  

Bang Bang Baby descrive il cambiamento repentino nella vita di Alice, da adolescente derisa dai compagni a sicura di sé, con la scoperta della sua parte più autentica, anche se nera. Secondo te, oggi, quanto è importante essere autentici con pregi e difetti in un mondo pieno di filtri? 

«È la sfida più grande in assoluto che ci viene lanciata. A me sembra che in un recente passato si veniva riconosciuti come persone da ascoltare o guardare quando ci si differenziava dagli altri. Adesso, invece, sembra che vengono prima di tutto quelli che si omologano alle stesse cose. È un cambio di tendenza importante ed è quindi la sfida più grande in assoluto; e qui torniamo al concetto di prima, cioè rimanere concentrati su sé stessi e non provare a farsi fregare da ciò che vediamo sui social, come la continua vendita di un’immagine precisa di cos’è la felicità e il benessere.

A volte anche io soffro di questa tendenza a voler dimostrare di stare sul pezzo e che posso fare esperienze fichissime. Diventa una ricerca costante di dopamina e replichi certi atteggiamenti, per avere però un’approvazione da cui inizi a dipendere».

Giuseppe De Domenico, da Bang Bang Baby al sogno di interpretare un conterraneo

Com’è stata la tua adolescenza?  

«Ero responsabile, dentro casa ho avuto pochissimi momenti di ribellione; a volte, mi pento di essere stato quasi un bravo figlio (ride). Ero tranquillo ed ero quello che passava i compiti di matematica e fisica; ero coccolato dal gruppo dei più fichi. Non avevo né la macchinina e né il motorino, ero quello che chiedeva i passaggi, però sono riuscito a trascinare il gruppo dei fighetti a fare uno spettacolo shakespeariano a teatro con me».  

 C’è stata una scena di Bang Bang Baby che ha richiesto un impegno maggiore? 

«Un giorno dovevamo girare un camera car, ma per motivi che adesso non ricordo ci toccò girarla in studio. Schermi enormi simulavano la strada e io ero fermo, a motore spento, a dover simulare una guida sportiva portando avanti un dialogo importante. Mi ricordo la follia di quel giorno e quella richiesta pazzesca di essere vero in una cosa che di per sé era già finta. Una volta che vedrete la serie vi sfido a scoprire di quale scena sto parlando». 

 Un ruolo che sogni di interpretare? 

«Mi piacerebbe interpretare un grande personaggio della mia città, come Antonello da Messina. Un attore messinese in carriera con la possibilità di interpretare un personaggio della sua città, che secoli prima ha cambiato la storia dell’arte; sarebbe una connessione stupenda». 

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