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Moda

Giulia Rossi e il mondo della moda

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Tempo di lettura: 3 minuti

Giulia Rossi ha da poco pubblicato un autentico dizionario della moda, intitolato “M come Moda”.

Di Francesca Rossetti

Oggi siamo con Giulia Rossi che ha da poco pubblicato un autentico dizionario della moda, intitolato “M come Moda” e che ci accompagna alla scoperta di questo affascinante mondo.

Chi è Giulia Rossi e come nasce l’interesse per la moda?

“Sono nata a Bologna ma oltre 10 anni fa mi sono trasferita a Roma, sono giornalista e comunicatrice nel settore della cultura e del lusso e docente di semiotica e comunicazione, moda, cibo e Made in Italy.

L’interesse per la moda nasce con una prima rivista, Boop, creata nel 2006 assieme a Maria Elena Molteni, una delle prime riviste online sulla moda nell’anno in cui esplosero i fashion blog. Ho collaborato con varie testate giornalistiche, ho curato uffici stampa nell’ambito della moda e del lusso e da qui hanno iniziato a chiamarmi per delle testimonianze all’Università. Questa attività è poi diventata principale, dopo la seconda laurea in Filosofia e un Dottorato in Comunicazione e Ricerca Sociale e da li’ l’insegnamento ha occupato principalmente la maggior parte del mio tempo. Adesso non scrivo piu’ ormai da molti anni o quasi mai contributi strettamente di tipo giornalistico ma scrivo spesso per riviste scientifiche oppure pubblicazioni specializzate.

Questo libro nasce per diffondere il metodo della semiotica, cioe’ di guardare il mondo intorno a noi come un sistema di segni capace di comunicare. In particolare io applico questo metodo alla moda e cerco di andare oltre l’apparenza ma di considerarla comunque importante come un segnale di quello che sta aldilà della superficie, dentro, e quindi collegando il sistema di segni della moda ad altri ambiti quali cinema, letteratura, musica, arti per creare curiosità, dare ispirazione o, come si dice, “unire i puntini” , quindi cercare di capire sempre il perché dietro alle nostre scelte.”

Come si combina la moda con arte, cinema, musica e letteratura e quali sono le icone maggiormente rappresentative in questo senso?

 “Le icone nella moda è difficile dirle, in generale diciamo che oggi chiaramente per quanto riguarda la moda di massa è fortemente influenzata dal fenomeno del fast fashion negli ultimi 30 anni e dalla digitalizzazione: tutti gli eroi ed eroine digitali sembrano prevalere molto nell’immaginario collettivo, pero’ bisogna poi vedere come questi siano capaci di fissare parametri e diventare vere e proprie icone, per durare piu’ di una manciata di secondi o al massimo qualche anno. C’e’ stato qualcuno particolarmente intelligente, bravo, strategico che ha saputo trasformare la visibilità sui social ed ha creato una vera e propria impresa, vedi Chiara Ferragni, ma tantissimi altri si sono persi per strada. Questo lo andremo a capire tra un po’ di anni per vedere come sono andati questi primi decenni di digitalizzazione.”

Stilisti ed attori che hanno fatto la storia della moda

“In alcuni ambiti, come il cinema, resistono grandi attrici ma anche nuovi idoli, ad esempio delle serie tv, e tra moda e cinema c’è sempre stato un connubio molto positivo e tutt’ora continua. Vediamo ad esempio Zendaya, l’attrice diventata icona di Valentino, e cosi’ tante altre star che sempre riempiono le prime file delle sfilate”.

Come si è evoluta la moda come linguaggio di stile dagli anni Trenta ad oggi e quale ruolo riveste la cultura americana in questo senso?

“La cultura americana in fatto di moda tradizionalmente è piu’ legata allo sport wear e al casual wear, quindi se Parigi è l’alta moda, Milano il pret a porter, gli Stati Uniti tradizionalmente sono legati a questo stile, però con concezioni. Ultimamente si parla tanto di questo trand quite luxury, cioe’ di un lusso che non va ostentato, che non presenta marchi o simboli in evidenza, ma che è di altissima qualità e alla fine riconoscibile per i pochi che hanno accesso a questa nicchia di mercato. Si è parlato di quite luxury ad esempio per tutti gli outfit indossati dall’attrice Gwyneth Paltrow al processo che l’ha vista coinvolta e sicuramente questo stile si lega all’aristocrazia ed alta borghesia americana dagli anni ‘60 in poi come poteva essere un po’ l’ambiente dei Kennedy o altre grandi famiglie americane. Si parlava anche di stile pretty che è un po’ piu’ legato agli USA però il quite luxury ha degli elementi tangenti con esso e quindi si vede anche come a seconda del periodo storico un certo modo di vestire venga ridefinito in base alle parole e ai trend di mercato di quel momento”.

La moda come forma di comunicazione non verbale

“Ognuno esprime se stesso attraverso gli abiti che indossa, le scelte che facciamo sono sempre in relazione ad un certo ambito in cui vestiremo, ad esempio per andare in scena: pensiamo a quando ci vestiamo al mattino, per andare in ufficio, in base a cosa dovremo fare, alla persona che dovremo incontrare, daremo piu’ o meno attenzione al nostro outfit, alla nostra apparenza oppure anche per quanto riguarda il tempo libero sappiamo benissimo che aldilà della funzionalità che può avere un abbigliamento sportivo spesso quando siamo tranquilli, senza un impegno, senza niente da fare, tendiamo, almeno la maggior parte di noi, a vestirsi piu’ comodi, a non fare caso ad alcuni aspetti della cura del nostro vestire, del nostro guardaroba.”

Prossime presentazioni 

“ Il 25 maggio all’hotel Bernini di Firenze; sono in programma anche Venezia e Cortina d’Ampezzo.”

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