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Cinema & Teatro

Festa del Cinema di Roma: il battito d’ali de Il Colibrì apre il primo giorno tra flashback e ricordi

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Festa del Cinema di Roma il Colibrì
Tempo di lettura: 4 minuti

La diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma “spicca il volo” con il film Il Colibrì di Francesca Archibugi, ripercorre i ricordi di Melissa Newman e fa un salto nella memoria di James Ivory, per un viaggio tra passato e presente.

Una giornata uggiosa e piovosa: così si é svegliata Roma al suo primo giorno della diciassettesima edizione della Festa del Cinema. Ma il cielo plumbeo non ha offuscato il programma ricco di proiezioni e ospiti, il cui fil rouge é stato il viaggio: dal passato al presente, fino ai flashback e ricordi, trasmutati dal destino.  

Apripista in questo amarcord il cortometraggio Luciano Pavarotti, la stella; un omaggio realizzato dall’artista e regista Gianluigi Toccafondo, che propone come in un susseguirsi di pennellate l’immagine del tenore italiano colto in attimi di spontaneità e ironia.

Luciano Pavarotti, la stella.

A seguire, il battito d’alì de Il Colibrì, il film di Francesca Archibugi, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, della sezione Grand public. Un’opera commovente che ripercorre il passato, presente e futuro di Marco Carrera (Pierfrancesco Favino), un oculista chiamato il colibrì dalla madre per la statura (nonostante i 14 anni ne dimostra 10) che si innamora durante l’adolescenza di Luisa Lattes (Berenice Bejo) con la quale fino all’età adulta vive di nascosto un amore platonico, mai consumato per paura di perdere questo rapporto idilliaco. Cosa che non ha invece con Marina ( Kasia Smutniak) che sposa perché come lui “sembra” condividere la perdita di una sorella. Dal loro matrimonio nasce Adele (Benedetta Porcaroli), alla quale Marco capisce di dover dedicare più tempo e attenzioni.

Il Colibrì

La vita però non sarà magnanima nei confronti del protagonista della pellicola che lascerà Marina dopo essere stato redarguito dal suo psicologo Daniele Carradori (Nanni Moretti, a suo agio nei panni di attore). Perderà la figlia Adele e si ritroverà assorbito dalla spirale del gioco d’azzardo e dovrà badare alla nipote, alla quale dedica anima e corpo fino a quando scopre di avere un tumore al pancreas. Così, per non soffrire decide di ricorrere al suicidio assistito.

Un film poetico, con interpretazioni intense, costellato di perdite, rimpianti, amori platonici e fallimentari, a cui il protagonista reagisce fino all’ultimo con estremo coraggio. 

Festa del Cinema di Roma 2022 – Red Carpet “Il colibrì” – Foto: Emanuele Manco, Fondazione Cinema per Roma

Un ruolo piaciuto all’attore Pierfrancesco Favino “Per la sua mascolinità che non ruota attorno alla questione della sessualità, è un uomo circondato da donne e che mette sempre gli altri prima di sé, cosa che sento molto vicina. Mi piaceva molto che romanzo sia una delle rare occasioni in cui la borghesia non viene giudicata”.

Soprattutto, nella scelta di morire come si desidera: “Il film – dice Francesca Archibugi- termina nel 2030, in fondo sono solo 8 anni davanti a noi e spero che in questo tempo sia possibile morire come si vuole, se siamo spaventati dagli ultimi mesi di una malattia, senza separarci, avvale, buttarci da una finestra, perché questa è l’alternativa”. 

 

Melissa Newman alla Festa del Cinema di Roma

Un viaggio a spasso nel tempo e nei ricordi é stato anche quello fatto per ricordare una tra le coppie più longeve di Hollywood: Paul Newman e Joanne Woodward, protagonisti di un’intensa storia d’amore in The last movie stars, diretto da Ethan Hawke.

La serie nasce durante il periodo della pandemia e mostra le vite dei due artisti, amici e filantropi. A parlare dei ricordi di famiglia e di questa favola complessa Melissa Newman, (che ha omaggiato la madre Joanne con l’abito indossato dalla stessa agli Emmy nel 1985) e i produttori Adam Gibbs e l’amica di famiglia Emily Wachtel, che “ha scavato negli sgabuzzini di famiglia trovando il materiale” per preservare la memoria di questi artisti e attivisti che non avevano remore a mostrare alla stampa aspetti intimi della loro relazione. 

James Ivory riceve il premio alla carriera alla Festa del Cinema di Roma

Rivelare e riportare alla memoria é ciò che emerge anche dal documentario A Cooler climate, realizzato dal regista statunitense James Ivory, al quale è stato consegnato al Festival il premio alla carriera. 

Il documentario è stato realizzato grazie al materiale girato negli anni ‘60 in India e Afghanistan e rappresenta un diario di viaggio dall’Asia, dove i bambini giocavano con le teste di capra e le donne calzavano scarpe italiane.

In questo documentario il regista ha con lo spettatore un dialogo intimo che va dall’infanzia, età in cui sognava una casa di bambole da arredare, all’adolescenza in cui scopre l’attrazione per un amico, fino all’età adulta segnata dalla passione per la sceneggiatura e per i film.

Un’esperienza di vita che per certi aspetti richiama quella dell’imperatore Mogul, Babur innamorato della città di Kabul e che sarà proprio la guida di Ivory in terra straniera grazie alle sue memorie: Baburnama.

 

 

 

 

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