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Femminista anti-Putin si suicida a 31 anni

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Tempo di lettura: 3 minuti

È stata la prima donna a protestare col seno nudo. Costretta a fuggire dall’Ucraina, viveva da rifugiata politica in Francia facendo la pittrice.

di  Vito Nicola Lacerenza

Si è tolta la vita all’età di 31 anni la femminista ucraina Oxana Shachko. Il corpo senza vita è stato ritrovato nel suo appartamento a Parigi da alcuni amici che da tre giorni provavano invano a mettersi in contatto col lei. La donna che,  per protestare contro la rielezione del leader russo Vladimir Putin del 2012, è entrata in un seggio elettorale seminuda, mostrando sul petto scoperto la scritta “fuck dictator” (vaffanculo al dittatore).

È stato l’episodio che più d’ogni altro ha contribuito a rendere famosa Oxana Shachko e Femen, il movimento femminista da lei fondato insieme ad altre due amiche: Anna Gustol e Alexandra Shevchenko. Le tre hanno incominciato la loro militanza nel 2006, nella città ucraina di Khmelnytskyi, dove hanno fondato un’associazione chiamata “Nuova Etica Femminile” con l’intento di proporre un femminismo  innovativo diverso dal passato.

«Il problema era che prima, le femministe molte volte cercavano di essere uomini- spiegava Oxana Shachko- si tagliavano i capelli, non si truccavano, camminavano come uomini, si fasciavano il petto e vestivano in modo maschile. Si sono trasformate in uomini e noi abbiamo pensato che fosse una strada pericolosa per il femminismo», che per Oxana era racchiuso proprio nel corpo della donna.

Pittrice, prima ancora che attivista, Oxana era esperta di storia dell’arte ed era consapevole della potenza simbolica racchiusa nel nudo femminile. Per lei “l’immagine di una ragazza nuda” era “l’immagine più pacifica, ma anche la più rivelatrice” del dominio di sé stessa e del proprio corpo da parte della donna, la cui difesa risulta veramente difficile in Ucraina.

Un Paese ex sovietico dove l’estrema povertà spinge moltissime ragazze a “vendersi come spose” alle agenzie matrimoniali che le “offrono come mogli” a chiunque sia disposto a pagare 2000 euro. Di solito i “mariti” provengono da nazioni europee più ricche e sono molto più anziani rispetto alle loro partner. Il fenomeno, a lungo sottaciuto, è stato portato alla luce da “Nuova Etica Femminista”, divenuta Femen nel 2008. Sotto il nuovo nome, il movimento ha raccolto seguaci in ogni parte del mondo e ha cominciato battaglie su temi di respiro internazionale come l’aborto e il maschilismo predominate nel mondo della chiesa.

È internazionalmente famoso lo slogan  “Dio è una donna” gridato  da  Oxana Shachko, finita in carcere con l’accusa di terrorismo nel 2012 proprio quando il movimento da lei fondato, Femen, era all’apice della popolarità. Arrestata in Russia in seguito alla sua manifestazione anti-Putin, Oxana è stata estradata in Ucraina nel 2013, anno in cui è stata scarcerata.

A causa di numerose intimidazioni è emigrata in Francia, dove viveva da quattro anni. Aveva ottenuto lo status di rifugiata politica e, pur non facendo più parte di Femen, ha continuato la sua lotta per i diritti delle donne attraverso la sua arte, attraverso i dipinti volutamente provocatori. Come quello che raffigura una donna crocifissa al posto di Gesù Cristo per denunciare la disuguaglianza ancora esistente tra i due generi. Un modo per “mettere la donna al centro del femminismo”.

«La più grande conquista che abbiamo ottenuto con Femen»- diceva Oxana, che, iscritta all’accademia delle belle arti di Parigi, si preparava ad esporre le sue opere da cui  sembra risuonare ancora forte il suo appello: “Donne di tutto il mondo, uniamoci e lottiamo insieme!”.

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