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Europa. L’Unione non fa la forza!

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Tempo di lettura: 3 minuti

Ma l’Europa esiste ancora?

di Andrea Cavazzini

In piena emergenza coronavirus, l’Europa fatica ancora a trovare una voce comune. Al contrario, la crisi del virus continua a mettere sotto gli occhi di tutti noi, le eterne divisioni tra i 27 stati dell’UE con le inevitabili controversie di questo o quel politico di turno. E la domanda legittima sorge spontanea è “Ma l’Europa esiste ancora?”

Non c’è dubbio che il nostro Paese nell’ambito di tutto il continente cifre alla mano, è quello più colpito dal Covid-19, con oltre 11000 morti e a rendere ulteriormente complicata la situazione e la difficolta di non poter contare sul sostegno degli altri “partner” europei. Come ulteriore simbolo di questa disunità la difficoltà di reperire dispositivi di protezione, soprattutto per coloro che sono esposti in prima linea contro il nemico invisibile, come il personale sanitario esposto pesantemente al pericolo di contagio.  Cina e poi a seguire Cuba e la Russia, e ultima l’Albania, sono i paesi che prima degli altri si sono mossi per intervenire in nostro aiuto, inviando anche team di specialisti a supporto del personale così pesantemente provato da turni estenuanti.

La compagnia cinese Xiaomi ha annunciato su Facebook il 5 marzo scorso che decine di migliaia di maschere FFP2 e FFP3  verranno inviate in Italia. “Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”, rispolverando un antico messaggio di fratellanza di Seneca, ha affermato la direzione del colosso cinese leader nella produzione di cellulari e suv. 

Al contrario, diversi stati europei come Germania, Repubblica Ceca e Francia hanno deciso di non esportare i loro dispositivi di protezione. “Dobbiamo essere uniti nella distribuzione di maschere protettive. Un blocco delle esportazioni tra gli Stati membri non rientra nello spirito dell’Unione Europea”, ha dichiarato il ministro della sanità belga Maggie De Block su Twitter la scorsa settimana.

Al contrario le dichiarazioni del portavoce del governo francese hanno anche suscitato polemiche sui social network. “L’Italia ha preso provvedimenti che non hanno fermato l’epidemia”, ha detto Sibeth Ndiaye. Commenti denunciati con una certa indignazione in particolare dalla filosofa ed ex deputata del centro sinistra Michela Marzano. “Come osi? Sapevi che l’OMS raccomanda alla Francia di prendere ad esempio le misure adottate dall’Italia?”

Il coronavirus ha anche alimentato le tensioni tra Italia e Austria dopo la decisione di chiudere virtualmente i confini.

“Qual è il concetto tanto affermato di “solidarietà europea” quando la Ue non è in grado di aiutare l’Italia e la Grecia? ” Marine Le Pen ha reagito su Twitter, sottolineando anche la mancanza di collaborazione.

Dopo diversi giorni di silenzio, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha infine adottato misure per coordinare la risposta alla diffusione della malattia, compresa la flessibilità delle norme dell’UE in materia di aiuti. Ha dichiarato infatti la possibilità di mobilitare fino a 25 miliardi di euro di liquidità destinata ai sistemi sanitari, alle piccole e medie imprese e ai settori maggiormente colpiti nell’UE.

La Banca centrale europea a sua volta ha elaborato misure per far fronte all’epidemia per mantenere buone condizioni finanziarie per le famiglie, le imprese e le banche, nonostante le successive e incaute dichiarazioni di Madame Lagarde plenipotenziaria della BCE, che ancora risuonano sinistre (o destre) nelle nostre orecchie: “Non credo che nessuno dovrebbe aspettarsi che le banche centrali siano in prima linea nella risposta che ha agitato “la compiacenza e la lentezza” dei governi”.

 Non solo economia. Il virus dovrebbe convincere tutti a un deciso cambio di passo che riguardi la sanità, le infrastrutture a difesa della salute, il degrado ambientale: nessuno può farcela da solo.

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