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L’estrema sinistra vince le elezioni in Messico. Il nuovo presidente è Manuel Obrador

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Manuel Lopez Obrador dichiara guerra alla corruzione e alla violenza e assicura istruzione e sanità gratis per tutti. La “rivoluzione pacifica” inizierà con la guida del Paese non dal Palazzo del Governo ma da un luogo “privo di lusso”.

di Vito Nicola Lacerenza

Andrés Manuel López Obrador, 64enne, è stato eletto presidente del Messico con il 53.8% dei voti, superando gli altri candidati Ricardo Anaya (22.8%),  José Antonio Meade (16.3%) e Jaime  Rodríguez (5.5%).

López Obrador è nato nella comunità di   Tepetitán, nello Stato messicano di Tabasco, da una famiglia di piccoli commercianti. Terminata la scuola, è riuscito a frequentare l’università grazie a una borsa di studio e si è laureato in scienze politiche.

Negli anni ‘70 si è iscritto al P.R.I., il partito conservatore di destra, che ha lasciato poco dopo per dedicarsi all’attivismo per i diritti degli indigeni, la categoria più povera ed emarginata del Messico. Dopo aver vissuto a stretto contatto coi nativi e aver preso coscienza della miseria in cui gli indios vivono,  López Obrador ha cambiato il suo orientamento politico, fondando un partito di sinistra, Morena.

Nel 2000 si è candidato  alle elezioni amministrative della capitale, Città del Messico, vincendole. Dopo il successo delle comunali è cominciato il suo declino che l’ha visto perdere le elezioni presidenziali del 2006 e del 2012. Da allora l’agenda politica di  López Obrador si è sempre incentrata sulla lotta alla povertà e alla disuguaglianza sociale, causate, secondo lui, da un “piccolo gruppo di politici corrotti che si appropriano dei beni del popolo e fanno affari con la criminalità organizzata protetti dal loro ruolo pubblico”.

Mesi fa, a Firenze è stato arrestato l’ex governatore dello Stato messicano di Tamaulipas Tomás Yarrington, con l’accusa di legami col narcotraffico. Attualmente Tamaulipas è una delle zone con la più alta incidenza di scontri a fuoco. L’arresto ha scosso l’opinione pubblica messicana, così come la cattura di Javier Duarte, ex governatore  dello Stato federale di Veracruz, dove sono state scoperte fosse con migliaia di resti umani, vittime della criminalità organizzata. L’accusa per Javier Duarte è di appropriazione indebita per un ammontare di diversi milioni di euro.

Anche il presidente della repubblica uscente Enrique Peña Nieto è finito sotto la lente di ingrandimento della giustizia. È stato accusato di conflitto di interessi, dopo che sua moglie è stata scoperta a soggiornare in una residenza da 7 milioni di euro, pagati da imprese statali. I tre politici sono del P.R.I., il partito che ha governato il Messico per 77 anni e a cui i messicani attribuiscono la responsabilità dell’insicurezza e del profondo malessere in cui versa la nazione: 230.000 persone  sono state uccise negli ultimi dodici anni, 36.000 sono scomparse, mentre 50 milioni di cittadini vivono in povertà. E a loro che l’agenda politica di  López Obrador si rivolge, proponendo misure volte al miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti: istruzione e sanità gratuite, raddoppio delle pensioni per lavoratori e disabili, aumento dello stipendio dei militari, annullamento della privatizzazione dell’acqua, concessione alle famiglie più povere di “ceste” di beni alimentari e di prima necessità a prezzi minimi. A coloro che temono un aumento della pressione fiscale, Lopez Obrador “giura” che il suo governo non alzerà la tasse e “assicura” che la vendita della flotta aerea del governo, il taglio di stipendi e pensioni agli alti funzionari pubblici e i ricavi  della vendita del petrolio e  di altre risorse naturali presenti in Messico saranno sufficienti a finanziare i provvedimenti.

Si tratta per il neoeletto presidente Andrés Manuel López Obrador e per i milioni di messicani che l’hanno votato di “una rivoluzione pacifica” che avrà inizio il 1 dicembre, data in cui il nuovo establishment entrerà ufficialmente in carica, ma senza insediarsi nel Palazzo del Governo, che sarà adibito a museo. Per lanciare un messaggio di discontinuità col passato e di sobrietà  López Obrador ha fatto sapere che governerà da un luogo “privo di lussi”.

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