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Diritti umani

Emma D’Aquino a Benevento con “Ancora un giro di chiave”

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La Rassegna di Cultura & Musica “Sopra le righe” ha saputo coniugare arte ed impegno sociale con la presentazione di “Ancora un giro di chiave”, ultimo libro di Emma D’Aquino, popolare volto del Tg1, che raccontando la vita di Nino Marano indaga sul complesso mondo penitenziario.

‘ “Ancora un giro di chiave” di cui è autrice Emma D’Aquino, oggi gradita e prestigiosa ospite della rassegna “Sopra le righe” qui a Benevento, offre uno spaccato di vita che è difficile immaginare: quello delle persone private della libertà. Ed il libro è al tempo stesso il racconto delle incaute ‘gesta’ di Nino Marano, tra i 900 ergastolani più pericolosi del Paese, ma anche di un uomo con un suo peculiare codice di vita che nel corso della sua esistenza, più dentro quattro mura che fuori, alla fine raggiungerà la consapevolezza delle sue azioni e sceglierà il bene e la pace’. Così all’inizio del suo intervento l’avvocato Luigi Diego Perifano, presidente della Lega Italiana Dei Diritti dell’Uomo di Benevento, che ha contribuito ad organizzare il 28 giugno l’incontro della Rassegna di Cultura & Musica “Sopra le righe” di cui è direttore artistico Antonio Parciasepe, e che si è svolto presso “La Fagianella” con l’ausilio del presidente della struttura Rocco Carbone.

L’incontro, moderato da Tiziana Primozich responsabile comunicazione della Lidu onlus, prendendo spunto dal testo della D’Aquino ha affrontato lo scottante tema delle carceri italiane, ancora oggi sovraffollate ed inadeguate nel tentativo di rispettare l’art. 27 della Costituzione Italiana, che indica come prioritario il percorso di rieducazione che il detenuto dovrebbe sostenere. Un percorso difficile da elaborare, come spiega Gianfranco Marcello, Direttore della Casa Circondariale di Benevento, per carenza di risorse economiche e per i numeri in eccesso di detenuti reclusi in istituti penitenziari spesso obsoleti, per cui una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’obbligo di reclusione solo per reati con pene superiori ai 4 anni, mentre per i reati di entità inferiore potrebbe essere percorribile la strada del recupero attraverso l’impegno di servizi sociali.

Un argomento scottante insomma ma che ha visto una platea nutrita e piena di interesse, grazie anche alla presenza dell’autrice che è una delle penne e dei volti più amati del giornalismo italiano, che con grande sensibilità ed oggettività racconta il detenuto, ma anche l’uomo, con una punta anche di dolcezza quando nel libro si parla di Sarina, la moglie e la donna che non ha mai abbandonato Nino Marano e che lui non ha mai tradito, nonostante i quarantanove anni di carcere, due omicidi, due tentati omicidi e due condanne all’ergastolo. Un confronto quasi stridente con l’idea generale che si ha di un delinquente di chiara fama.

Nel corso dell’incontro l’avv. Miriam Frasca ha letto alcune pagine del libro ed in particolare un episodio in cui Marano prende le difese di un giovane recluso ventenne che subisce la violenza sessuale di alcuni detenuti. A dimostrazione che il protagonista di questa storia è stato un cane sciolto e mai ha aderito ad organizzazioni criminali neanche dentro il carcere.

Di grande spessore l’impegno di Antonio Parciasepe che nell’ambito della Rassegna di Cultura & Musica “Sopra le righe”, questa volta ha saputo coniugare l’arte e l’impegno sociale verso gli ultimi, i dimenticati, unendo nel corso dell’evento le performance musicali del Capriello Jazz Quartett, un gruppo di giovanissimi emergenti musicisti sanniti composto da Giuseppe Capriello al Sax, Paola Bonajuto Voce, Andrea Marcocci alla Chitarra e Mattia Iorillo alla Batteria.

In chiusura di incontro la giornalista Emma D’Aquino ha raccontato ai presenti di aver cominciato quello che poi è diventato un libro dossier sulla vita di Nino Marano, per un lavoro di reportage svolto in passato  per Tv7, un percorso di vita che l’ha colpita profondamente. Ed in effetti in “Ancora un giro di chiave” il lettore si trova di fronte ad un mondo che rappresenta la vergogna di un paese e il racconto sviluppato dalla D’Aquino invita alla riflessione su un problema per cui la corte di Strasburgo ci ha condannato nel 2013 con la sentenza Torreggiani, ma anche su l’animo umano e su quanto può influire su esso un ambiente degradato e violento.

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