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Diritti umani

Edith Bruck, la vita di noi sopravvissuti appartiene alla storia

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Edith Bruck ri-pubblica “Lettera alla madre” un’accorata lettera che l’autrice, sopravvissuta ad Auschwitz, immagina di scrivere alla madre.

di Riccardo Bramante
 
Edith Bruck ha pubblicato nuovamente il libro “Lettera alla madre” con la casa editrice “La nave di Teseo”. Ciò nell’ambito delle celebrazioni per ricordare la “Giornata della memoria” dell’Olocausto ebraico. La scrittrice stessa sta promuovendo questa riedizione in incontri tenuti in tutta Italia.
Uscito nel 1988, subito dopo la morte di Primo Levi, il libro è una accorata lettera che l’autrice, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, immagina di scrivere alla madre. Proprio a sua madre che è morta in quel campo, per ricordare i momenti dolorosi che hanno caratterizzato la deportazione e i primi giorni di prigionia.
 
Sono i ricordi di una ragazza ungherese di 13 anni che si ritrova sradicata dal suo ambiente familiare. Gettata in pasto alla cattiveria disumana imperante in quei luoghi. Sono i contrasti di una bambina con tutti, non solo la madre. Sono i perché propri dell’età, a cui la madre, profondamente religiosa, non sa altro che rispondere “E’ la volontà del Signore”.
 
L’annullamento della persona, la sua riduzione quasi ad un automa si rivela nell’emozione provata dalla bambina quando, invece di chiamarla con il numero 11152 (quello che le era stato stampato sul braccio) si vede chiedere da un militare tedesco, forse più compassionevole, “Come ti chiami?”.
 
Tutto il libro vuole essere una testimonianza di quanto accaduto e che troppo spesso oggi si vuole dimenticare quasi perché ci si vergogna di ricordare.
 
E’ quanto fa, invece, Edith Bruck in questo suo libro e nell’ultimo pubblicato, “Il pane perduto” vincitore del Premio Strega Giovani” nel 2021, quasi una prosecuzione del primo nel racconto delle vicissitudini incontrate anche dopo la liberazione, con i tentativi di reinserimento nella vita comune, in Israele prima e in Italia poi dove ha finalmente trovato la pace accanto al poeta e regista Nelo Risi.
 
E’ una testimonianza forte, quella della Bruck. Proprio perché proviene da chi ha realmente vissuto quella tragedia ma ne è venuta fuori certamente migliorata, senza odi nei confronti dei suoi persecutori, ma con il desiderio urgente di non far dimenticare quanto accaduto.
 
E’ soprattutto ai giovani a che si rivolge nelle scuole in cui viene invitata. Giovani che sono spesso increduli riguardo i terribili eventi raccontati, non avendoli vissuti e risultando difficili anche solo da immaginare. Ma la Bruck, nello stesso tempo, ne fa testimonianza affinché tutta l’umanità ricordi e eviti che nulla di simile possa ripetersi in futuro.
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