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E’ morta sotto i bombardamenti a Kiev la giornalista russa Oksana Baulina  

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Un lungo e triste elenco di professionisti dell’informazione tra morti e feriti ad un mese dall’inizio della guerra in Ucraina. Due giorni fa la giornalista russa Oksana Baulina è rimasta vittima dell’ennesimo bombardamento ad opera di Putin

di Giordana Fauci

La giornalista russa Oksana Baulina è rimasta vittima dell’ennesimo bombardamento ad opera di Putin, il 23 marzo, a Kiev, mentre era intenta a filmare il distretto di Podolsk, al termine di un raid.

Baulina lavorava da tempo come reporter per il sito di notizie indipendente The Insider che si è, poi, occupato di rendere pubblica la notizia del tragico decesso.

Come tanti altri giornalisti russi, Baulina Oksana stava seguendo in prima persona il conflitto in Ucraina e, stando a quanto si legge nella nota ufficiale diffusa da The Insider, si trovava a Kiev, per filmare quel che restava del distretto di Podolsk, dopo i pesanti bombardamenti da parte dell’esercito di Mosca.

Lì è stata raggiunta da un razzo e nell’esplosione, oltre a lei, ha perduto la vita anche un’altra persona: si tratta di un civile.  Mentre altri due – probabilmente reporter – sono rimasti feriti e, poi, ricoverati in ospedale.

Prima di iniziare a collaborare con The Insider, Oksana aveva lavorato per l’AntiCorruption Foundation, l’organizzazione fondata dall’oppositore del Cremlino Alexei Navalny, in seguito inclusa nell’elenco delle organizzazioni estremiste russe e, dunque, vietate.

Proprio per questo motivo Oksana era stata costretta a lasciare la Russia.

Continueremo a raccontare la guerra in Ucraina…”: si legge nella nota di The Insider, che esprime le sue condoglianze alla famiglia. “…Compresi i crimini di guerra russi come il bombardamento indiscriminato di aree residenziali dove vengono uccisi civili e giornalisti…“.

Dall’inizio della guerra, diversi sono i giornalisti rimasti barbaramente uccisi, proprio mentre svolgevano il loro lavoro ma ancor di più quelli che sono stati fortunati a rimanere solo gravemente feriti.

A non dimenticare tutti coloro che, rimasti in Patria, hanno tentato ed ancora oggi tentano di esprimere il proprio dissenso alla guerra, direttamente e indirettamente, prendendo posizione contro le scelte belligeranti del presidente Putin.

Oltre alla giornalista Baulina, non possiamo dimenticare la morte del cameraman Pierre Zakrzewski e della collega giornalista Oleksandra Kushynova, uccisi il 14 marzo scorso. In questa occasione, è stato il corrispondente Bejamin Hall a rimanere gravemente ferito.

Il loro attacco è accaduto vicino al villaggio di Horenka, nei pressi di Kiev, all’interno di un veicolo dell’emittente statunitense Fox News che li trasportava.

Zakrzewski, che era di base a Londra, lavorava in Ucraina dal febbraio scorso.

Esperto di zone di guerra per Fox News, ha coperto diversi fronti caldi nel mondo, dalla Siria all’Afghanistan.

L’anno scorso era stato uno dei personaggi-chiave nel portare via da Kabul una serie di giornalisti freelance afghani e le loro famiglie.

Pertanto, a dicembre era stato insignito del premio “Eroe sconosciuto” per il suo incredibile lavoro, sia dal punto di vista tecnico ma, soprattutto, umano.

Il giorno precedente, 13 marzo, era toccato al reporter statunitense Brent Renaud, morto nelle vicinanze di un posto di blocco a Irpin; lì a rimanere ferito è stato il fotografo Juan Arredondo.   

Il 4 marzo, invece, era stata la volta di una troupe di Sky, mentre da Kiev si stava recando a Bucha, a circa trenta chilometri di distanza. Il reporter Stuart Ramsay è stato colpito da un proiettile nella parte bassa della schiena, rimanendo mutilato e ferito. Il cameramen Richie Mockler, centrato in pieno è stato, per fortuna, salvato dal giubbotto anti-proiettili che indossava.

Non si può fare a meno di esprimere profonda tristezza per la grave perdita di questi professionisti che sono rimasti uccisi o, nei casi migliori, gravemente feriti e che, perciò, porteranno per sempre sui loro corpi i segni di cotante violenze, solo ed unicamente per aver deciso di svolgere il loro lavoro, raccontando quel che sta avvenendo oramai da un mese in Ucraina.

…Giustamente “eroi”, i cui nomi si andranno ad aggiungersi a quelli di innumerevoli altri morti: i civili, tra cui bambini, anziani, malati… Altri “eroi” di cui il mondo continuerà ad ignorare per sempre le identità.

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