Italia
Di Maio e la difficile ricerca di alleati in Europa, dove Salvini è più avvantaggiato
In vista delle elezioni europee i due leader tentano di costituire un’asse con i loro omologhi all’interno dell’UE. Dalla parte della Lega ci sono i partiti sovranisti, ma su chi possono contare i Cinquestelle?
di Vito Nicola Lacerenza
Le elezioni europee, in programma a maggio, si avvicinano e i due partiti di governo, Lega e 5Stelle, sono già impegnati a trovare alleati all’interno dell’UE. Sebbene siano già in piena campagna elettorale, il leader della Lega Matteo Salvini può già dirsi a metà dell’opera, perché, in qualità di Ministro dell’Interno italiano, ha inasprito la politica migratoria guadagnandosi la stima e il sostegno dei Paesi di Visegrad: Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, oltre all’Austria. Si tratta di Stati membri dell’UE guidati dai governi cosiddetti “sovranisti”, sospinti da un forte nazionalismo e accomunati da un’avversione per l’Unione Europea e per i migranti. Su questi temi Salvini ha costruito il suo consenso sia in Italia che all’estero, tanto da essere stato definito “l’uomo più temuto d’Europa” dal settimanale americano Time. È Salvini che i nazionalisti europei vedono come leader di un eventuale “fronte sovranista” all’interno del Parlamento Europeo. Ma se da un lato una tale entità politica è sul punto di costituirsi, dall’altro ce n’è un’altra che è ancora tutta da creare, “una forza che non stia né a destra né a sinistra”, ma che rappresenti un partito anti-sistema alternativo ai “vecchi partiti”. È questo il progetto politico che il capo dei 5Stelle Luigi Di Maio vuole realizzare per le prossime elezioni europee, unendo sotto un’unica bandiera tutti i partiti affini al Movimento. Quest’ultimo però non ha eguali in Europa e sarà difficile per Di Maio integrare il suo partito all’interno di una grande coalizione europea. Tali difficoltà sono emerse già lo scorso febbraio, quando Pablo Iglesias, il leader del partito “degli indignati” spagnolo, “Podemos”, ha chiesto ai giornalisti di non paragonare il suo partito ai 5stelle. «Noi non siamo come i 5stelle- ha detto Pablo Iglesias- noi siamo coerenti». La dichiarazione, però, non è da intendersi come un categorico “no” ad una possibile alleanza tra Podemos e i pentastellati in vista delle elezioni europee. I programmi delle due forze politiche presentano importanti analogie.
Ad esempio, per citare la più importante, quello che Di Maio chiama “reddito di cittadinaza”, per Pablo Iglesias è il “reddito minimo garantito”; sebbene esistano alcune differenze dal punto di vista tecnico, i due provvedimenti hanno lo stesso principio. A rappresentare un possibile ostacolo per un’ eventuale “asse 5stelle-podemos”, è il fatto che il partito spagnolo si autodefinisce “socialista”, un posizionamento politico che a Di Maio potrebbe apparire “troppo di sinistra”. Mantenersi coerenti agli occhi dei propri elettori è fondamentale, sopratutto in campagna elettorale. Ecco perché per Di Maio sarebbe meglio trovare un alleato dichiaratamente slegato “dalla destra e dalla sinistra” e che, magari, sia parte di una coalizione di governo. In Europa c’è solo un partito, oltre ai 5stelle, che corrisponde a questo identikit: è il Partito Verde tedesco, il quale ha acquistato negli ultimi mesi grandissima influenza all’interno del governo della Germania, guidato dalla cancelliera Merkel. Lei, leader dello storico partito Cristiano Democratico, non è riuscita ad opporsi all’ascesa del partito neonazista tedesco AfD, lasciando così ai Verdi la possibilità di riempire il vuoto politico e di proporsi come alternativa a AfD, forza politica xenofoba e antieuropeista. L’accoglienza ai migranti e la difesa dell’Unione Europea sono i punti chiave del programma del Partito Verde. A suscitare perplessità nell’elettorato tedesco, però, sono le proposte politiche ecologiste del Partito Verde. I suoi rappresentanti hanno promesso di dare un nuovo impulso all’economia, chiudendo le fabbriche inquinanti, come quelle nel nord della Germania che lavorano il carbone. Moltissimi tedeschi ritengono queste proposte ecologiste incompatibili con la crescita economica.
La stessa critica è stata mossa ai cinquestelle quando, prima che arrivassero al governo, hanno promesso di chiudere l’acciaieria Ilva di Taranto, bloccare i lavori della Tav (la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione) e la Tap (il gasdotto che dovrebbe collegare l’Italia alle riserve di metano dell’Azerbaijan). Attualmente le due opere sono in costruzione e l’industria metallurgica continua a produrre acciaio. Ma l’ecologia continua a figurare tra i punti del programma dei 5Stelle. Nell’ultima finanziaria approvata dal governo italiano, Di Maio ha inserito incentivi economici per coloro che acquistano auto elettriche. Anche il Partito Verde ha promesso di fare lo stesso in Germania.