Italia
Desecretati Atti e Documenti finora inaccessibili
Approvato un decreto del Consiglio di Presidenza del Senato che desecreta atti e documenti finora inaccessibili, così che possano essere messi a disposizione di tutti i cittadini. Intervista al Sen. Gianni Marilotti
Di Rodolfo Martinelli Carraresi
Il 2 luglio 2020 è una data molto importante per la democrazia e la memoria, infatti è stato approvato un decreto del Consiglio di Presidenza del Senato che desecreta atti e documenti finora inaccessibili, liberandoli e permettendo cosi che possano essere messi a disposizione a tutti i cittadini.
Si tratta di un successo personale e politico del senatore Gianni Marilotti, presidente della Commissione per la Biblioteca e l’Archivio storico del Senato: scrittore, docente, politico e senatore del Movimento CinqueStelle della XVIII legislatura, che ringraziamo per aver accettato l’intervista.
Senatore, questo successo rende merito all’impegno e alla passione che contraddistinguono il suo lavoro di questi ultimi anni, contraddistinto da altre battaglie importanti per la memoria, la cultura, i diritti del nostro Paese e dell’ umanità, di cui avremo modo di parlare nel corso del nostro incontro; iniziamo dalla desecretazione: ci può spiegare con esattezza?
Si tratta di due profili diversi, anche se attengono entrambi alla desecretazione di Atti coperti da segreto: quelli custoditi nell’Archivio del Senato e frutto del lavoro delle Commissioni Parlamentari d’Inchiesta, sia monocamerali che bicamerali, classificati come “segreto funzionale”; e quelli coperti dal famoso “segreto di Stato” apposto dai Servizi Segreti o da Ministeri (particolarmente Difesa, Interni ed Esteri) la cui competenza è della Presidenza del Consiglio.
Per gli Atti delle Commissioni Parlamentari, cessata l’attività, veniva apposto un segreto funzionale che rendeva impossibile l’accesso agli studiosi, ai giornalisti d’inchiesta, alle associazioni delle vittime del terrorismo e, in generale, ai cittadini. Per le Commissioni che avevano cessato i lavori depositando gli incartamenti negli appositi archivi, solo il Parlamento poteva provvedere alla declassifica, altrimenti si sarebbe arrivati al paradosso del “fine segreto mai”. Per questo avevo presentato, fin dal giugno del 2019, un programma stralcio per la declassifica del segreto funzionale di tutti gli Atti delle cessate Commissioni Parlamentari d’Inchiesta. Una di queste Commissioni, tuttora in attività, mi riferisco all’Antimafia, ha accolto la proposta provvedendo a una preventiva declassificazione degli Atti delle precedenti legislature, e di questo ringrazio il presidente Morra. Il 2 luglio del 2020, come ha ricordato lei, il provvedimento è stato accolto dal Consiglio di Presidenza ed annunciato dalla Presidente Casellati. E’ un passo molto importante, direi storico: le carte delle Commissioni Stragi (Piazza Fontana e Della Loggia, Bologna, Ustica per fare qualche esempio), oltre 900.000 pagine sono a disposizione di studiosi, cittadini, ricercatori che possono provare a far piena luce su quei misteri e su quelle opacità che certamente non facevano bene alla credibilità delle nostre Istituzioni. Il diritto alla verità, che per il Movimento 5 Stelle è fondamentale, per la parte che compete al Parlamento è riaffermato.
Resta ora la questione legata al segreto di Stato?
Qui la bussola è rappresentata dal Codice Urbani del 2004 che fissa in 50 anni la durata massima del segreto di Stato, vi sono poi i 70 anni per dati sensibili legati alla legge sulla privacy. La Direttiva Renzi, che è del 2014, aveva annunciato, per i reati di strage ed eversione, un notevole accorciamento dei tempi a 30 anni e zero anni se la richiesta di accesso fosse pervenuta dalla magistratura inquirente: sembrava davvero l’annuncio di una nuova alba. Invece siamo al punto e a capo.
Perché?
Semplicemente perché una Commissione istituita all’uopo, composta dai detentori dei segreti, ha poi deciso per quali documenti valgano le norme della direttiva e per quali no. Praticamente i dati più importanti al fine di una ricostruzione onesta e obiettiva rimangono coperti da segreto. Lo stesso Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime del 2 agosto (strage alla stazione di Bologna), in una intervista al quotidiano Repubblica ha affermato che “la direttiva Renzi è stata un colossale bluff, una truffa che ha pochi precedenti nella storia”. Per questo non ci possiamo fermare alla declassificazione del segreto funzionale. Sto per presentare un Disegno di Legge organico sul segreto nella pubblica amministrazione che superi definitivamente ostacoli, complicità e resistenze alla conoscenza della verità e mi aspetto dal Governo la stessa collaborazione che i Presidenti dei due rami del Parlamento hanno mostrato per quanto di loro competenza.
Un’altra legge sulla quale si sta battendo riguarda il recepimento nell’ordinamento italiano della Carta europea delle lingue minoritarie in cosa consiste esattamente?
Si tratta della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, aperta alla firma a Strasburgo il 5 novembre 1992 e firmata dall’Italia il 27 giugno 2000. Tale Carta si pone l’obiettivo di tutelare le lingue regionali o minoritarie e promuovere il loro utilizzo al fine di salvaguardare l’eredità e le tradizioni culturali europee, nonché il rispetto della volontà dei singoli di poter usare tali lingue nell’ambito delle attività pubbliche o private. Vero è che nel 1999 l’Italia aveva adottato la legge n. 482 per promuovere e valorizzare il ricco mosaico di lingue che caratterizza il territorio nazionale. Ma la Carta di Strasburgo è molto piu avanzata e incredibilmente il Parlamento non l’ha, a distanza di vent’anni, ancora ratificata con apposita legge. Si pensi che il recepimento della Carta è una delle condizioni richieste dalle istituzioni europee, in particolare dal Consiglio d’Europa, per l’adesione di nuovi Paesi al contesto europeo. Io ho depositato un DL appena eletto e da due anni sto aspettando che venga calendarizzato e approvato. Il diritto a poter usufruire di una lingua regionale o minoritaria nella vita sociale, culturale ed economica rappresenta un diritto inalienabile dell’uomo.
Lei si è molto battuto per garantire la continuità dell’ Accademia Vivarium Novum, un Centro studi di grande eccellenza italiana conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, dove gli studenti comunicano in latino e greco antico, preservando così parte della memoria linguistica della storia dell’uomo. Ce ne vuol parlare?
Molto volentieri. Quando un anno fa sono stato invitato a Frascati presso la splendida Villa Falconieri a tenere una conferenza, sono entrato in un mondo magico, una eccellenza assoluta a livello mondiale. L’Accademia Vivarium Novum ospita oltre 60 ragazzi da tutto il mondo lì convenuti per studiare e approfondire il latino e il greco antico, attraverso un metodo assai efficace: la musica. Vedere tanti ragazzi provenienti dai cinque continenti frequentare questo luogo nello spirito delle antiche accademie o biblioteche del mondo classico ed ellenistico, fa bene ai sensi e alla mente. D’estate poi il Vivarium Novum è aperto a studenti e docenti per i corsi estivi; per non parlare dei tanti convegni di altissimo livello che vengono ospitati nei magnifici locali. Questo progetto di un nuovo umanesimo sta incontrando il favore di un numero crescente di associazioni culturali di tutto il mondo perché rinnova il passato con lo sguardo rivolto al futuro. Farlo morire sarebbe stato un peccato mortale. Per questo mi sono battuto perché potesse continuare il suo percorso virtuoso.
Cultura, memoria, diritti, formazione, i grandi pilastri dell’umanità e del progresso che sempre e da sempre lottano per non essere sopraffatti da interessi e ignoranza, in questo momento sono ancora una volta in pericolo. Quale il suo pensiero?
E’ proprio la fase che l’umanità sta vivendo in questo tempo prolungato, un tempo che sembra non finire mai, che ci deve indurre ad una profonda riflessione. Le cose non potranno tornare come prima della pandemia covid 19.
La storia ci insegna che spesso sono le tragedie che scuotono le coscienze e smuovono gli animi a far scattare in noi un atteggiamento nuovo, più aperto e rivolto all’ascolto. Si conoscono tanti casi di scrittori, artisti e anche scienziati – parlo ad esempio di Leopardi e Proust, che in uno stato di privazione e di isolamento, se non quando di malattia, hanno riscoperto il significato del fluire del tempo, il valore straordinario della memoria, l’importanza vitale delle relazioni umane, il senso profondo di cosa voglia dire vivere.
Anche questa esperienza tragica che stiamo vivendo attualmente ci dice che è essenziale imparare dai nostri limiti ed errori. Il che significa che dobbiamo cambiare profondamente la nostra visione della natura, il nostro essere al mondo e la nostra relazione con gli altri esseri umani.
La distruzione degli equilibri eco-sistemici, in particolare la perdita di habitat animali e l’inquinamento di aree urbane e rurali sempre più vaste hanno sicuramente favorito il salto di specie del coronavirus e contribuito all’insorgenza del contagio, che in un mondo globalizzato, in cui tutti si spostano e viaggiano con inaudita velocità e frequenza e dove non esistono più argini e difese naturali per nessuno, non poteva che diventare in brevissimo tempo una pandemia.
Io credo che ci sia proprio bisogno di rimettere al centro del progetto di vita l’uomo, non l’economia, o il profitto, o la tecnologia, o la ricerca di uno status symbol vincente. Per questo auspico un nuovo umanesimo che sappia riproporre i temi di una formazione fatta di un sapere pieno, non più solo per competenze, che ci porti ad essere e vivere da cittadini attivi e consapevoli.
Quali le sue prossime battaglie?
Sicuramente il contrasto allo spopolamento di tanti piccoli centri periferici, montani e marittimi, sarà al centro delle mie riflessioni e delle mie azioni. Con questi borghi, se non si pone rimedio, morirà irrimediabilmente una ricchezza culturale e umana, unica nella sua varietà ed irripetibilità. A me fa paura un mondo nel quale più della metà della popolazione umana vive nelle metropoli e megalopoli, come accade da qualche anno, e mi fa ancor più paura il fatto che quasi nessuno si sia fermato a riflettere sui mutamenti atropologici, culturali, sociali ed economici che questo fenomeno porta con sé.
Continuerò ad occuparmi dei diritti delle persone più fragili, bisognose di un quadro normativo più chiaro ed efficace. A tal proposito sto presentando un disegno di legge per l’abrogazione dell’interdizione e dell’inabilitazione dal nostro codice civile. Due istituti totalmente inadeguati ed obsoleti che prevedono la morte civile delle persone più fragili alle quali bisogna invece dare la possibilità di un progetto di vita.
Per la mia Sardegna seguirò passo passo l’iter per reinserire in Costituzione il principio di insularità per consentire ai sardi di competere in condizione di parità con altri sistemi nel mercato europeo; seguirò con attenzione due progetti in particolare: la costruzione di una grande infrastruttura quale è l’interferometro Virgo di ultima generazione per lo studio delle onde gravitazionali che si sta realizzando in Barbagia e il progetto di un centro di ricerca sul genoma e la longevità in Ogliastra, un territorio che presenta uno dei tassi più alti di centenari sicuramente dovuti alla dieta sardo-mediterranea. Due progetti, questi ultimi, che potrebbero portare un grande risultato in termini scientifici, economici, sociali e culturali per le aree di riferimento, ma più in generale per tutta la Sardegna.