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Dennis Maher: colpevole di coincidenza

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Dennis Maher, sergente dell’esercito degli Stati Uniti, si trova invischiato, suo malgrado in una storia di aggressioni sessuali, di cui viene ingiustamente accusato. Eppure, tutte le vittime indicano lui, così come tutte le testimonianze sembrano non lasciare dubbi sull’identità del colpevole.

Quella di Dennis Maher è una storia di errori, strani errori fatali, che hanno cambiato la sua vita per sempre. Errori commessi dalle sue presunte vittime e nelle loro testimonianze, errori compiuti dagli inquirenti e nei tribunali.

Già, perché Dennis Maher, sergente dell’esercito degli Stati Uniti, si trova invischiato, suo malgrado in una storia di aggressioni sessuali, di cui viene ingiustamente accusato. Eppure, tutte le vittime indicano lui, così come tutte le testimonianze sembrano non lasciare dubbi sull’identità del colpevole.

È la sera del 16 novembre 1983, a Lowell, Massachusetts, quando una donna di 28 anni subisce un’aggressione mentre rientra dal lavoro. Lo sconosciuto la avvicina e tenta di attaccare bottone, prima di trascinarla in un cortile dove la violenta.

La sera successiva, a pochi metri di distanza dal primo attacco, un’altra donna sta rientrando dal lavoro. All’improvviso vien spinta a terra da un uomo che brandisce un coltello. Nonostante tutto, lei si ribella e riesce a fuggire. Alla polizia, poco dopo, descriverà il suo aggressore: l’uomo indossava una felpa rossa con cappuccio e una giacca mimetica in stile militare.

L’allarme viene diramato e quella stessa notte viene fermato Dennis Maher mentre esce da un negozio di liquori nella zona dei due attacchi. Ad attirare l’attenzione del poliziotto che lo mette in stato di fermo, la felpa indossata dall’uomo: rossa con cappuccio. Si procede quindi alla perquisizione del veicolo del fermato. Qui, oltre a un impermeabile da pioggia, viene rinvenuta una giacca militare e un coltello. Gli inquirenti non credono alle coincidenze e così l’arresto e la successiva incriminazione diventano poco più di una formalità, anche perché, entrambe le vittime, sottoposte alla procedura di identificazione fotografica del sospetto, indicano Maher come l’aggressore. Oltre al danno, poi, si aggiunge la beffa: alle accuse si aggiunge quella di uno stupro irrisolto avvenuto l’estate precedente ad Ayer, sempre in Massachusetts.

Anche al processo non avvengono particolari colpi di scena. Nonostante non ci siano prove biologiche a collegare Maher agli stupri, le testimonianze e l’identificazione da parte delle vittime non lasciano dubbi, così come, di dubbi, non ne avrà la giuria: carcere a vita per Dennis Maher, un uomo che ha sempre affermato con forza la propria innocenza.

Passano dieci anni e nel 1993 Maher entra in contatto con The Innocent Project, un’organizzazione che si propone di aiutare le persone ingiustamente condannate. Questi cercano ripetutamente di ottenere l’accesso alle prove biologiche raccolte sulle vittime, che sembrerebbero però  essere andate irrimediabilmente e inspiegabilmente perdute. Solo nel 2001, per pura coincidenza, uno studente di giurisprudenza rinviene due scatoloni di prove riguardanti il caso di Lowell nel seminterrato del tribunale della contea di Middlesex. In essi, i pantaloni e la biancheria intima della vittima. Sui primi, con le analisi di laboratorio, vengono trovate possibili macchie di sangue, mentre la biancheria presenta tracce di liquido seminale.

Gli investigatori di The Innocent Project, d’accordo con l’accusa, richiedono immediatamente il test del DNA, inviando tutto al Forensic Science Associates, il quale, sui pantaloni, non giunge a risultati conclusivi. I test sull’intimo producono però un profilo genetico in grado di escludere completamente Dennis Maher. In seguito, nel marzo 2003, vengono rinvenute anche alcune prove del caso di Ayer, sulle quali vengono effettuati i test genetici. Maher, anche in questo caso, viene escluso come fonte di spermatozoi.

L’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Middlesex non potrà fare altro che accettare di archiviare tutte le accuse contro Maher, riconoscendo le testimonianze delle vittime come sbagliate e fuorvianti e le circostanze dell’arresto come una paradossale serie di coincidenze.

Dennis Maher viene dunque liberato dalla prigione, dopo aver trascorso ingiustamente quasi vent’anni della sua vita in una cella. Il vero colpevole non verrà mai trovato, forse graziato proprio da quella coincidenza che ha fatto sì che i riflettori della giustizia si puntassero ciecamente su qualcun altro.

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