Diritti umani
Dall’India a Israele eserciti di donne lottano per l’uguaglianza di genere
Cinque milioni di attiviste hanno formato una colonna umana di oltre seicento chilometri mentre migliaia di israeliane sono scese in piazza dopo un grave episodio di femminicidio.
di Vito Nicola Lacerenza
“Il mondo fu fatto per gli uomini, non per le donne”, ha detto lo scrittore irlandese Oscar Wilde, alludendo alla discriminazione a cui sono condannate milioni di donne in tutto il mondo, soprattutto nelle nazioni dove il maschilismo è parte della cultura locale, come l’India. È proprio in India, alcuni giorni fa, cinque milioni di donne hanno formato una catena umana , lunga 620 km, per protestare contro il maschilismo dominante in questo Paese, dove da secoli sono relegate ai margini della società. Unite dal desiderio di riscatto, le donne indiane hanno fatto in modo che la loro interminabile colonna umana attraversasse gran parte del territorio nazionale fino ad arrivare nella località indiana di Sabarimala, dove, da secoli, le donne vengono dipinte come “esseri impuri e attentatori”.
Tale pregiudizio, oltre ad essere frutto del maschilismo particolarmente radicato in India, costituisce un vero e proprio pilastro della dottrina dei monaci di Sabarimala, che rappresentano una delle frange più integraliste della religione induista, la più diffusa tra gli indiani. Da sempre, i religiosi impediscono alle donne in età fertile di accedere al santuario del luogo, dedicato al dio Ayyappa, “per difenderne- a loro dire- la purezza”. Secondo la mitologia induista, Ayyappa è una divinità celibe il che lo rende sessualmente attratto dalle donne, specie coloro che accedono al tempio durante il ciclo mestruale. Quest’ultimo è considerato dalla religione induista come uno degli elementi più impuri della natura umana e, per tale ragione, i monaci di Ayyappa proibiscono alle donne in età fertile di entrare nel santuario. Sebbene la Corte indiana abbia dichiarato il divieto “illegale”, le porte del tempio sono rimaste chiuse alle fedeli, le quali a milioni hanno protestato, seguendo l’esempio delle donne israeliane, stanche del fenomeno della violenza domestica che imperversa nel loro Paese, dove recentemente una 24enne è morta per mano del suo coniuge. Il fatto che, ancora oggi, milioni di donne scendano in piazza per protestare contro il maschilismo che le opprime dimostra come l’uguaglianza di genere sia un obbiettivo tutt’altro che raggiunto, specie in alcune realtà.