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Da tre continenti ma una famiglia in Italia — From 3 continents but one family in Italy

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Tempo di lettura: 9 minuti
di emigrazione e di matrimoni

Da tre continenti ma una famiglia in Italia

La settimana scorsa a Scauri(LT) si è svolto un raduno che rimarrà un ricordo indelebile di tutti i partecipanti, ed è anche un esempio che altri dovrebbero seguire, riconoscendo che anche altre famiglie avranno avuto occasioni simili.

Il raduno era dei discendenti di Antonio D’Urso (1859-1924) e Maria Turaccione (1868-1923), nel mio caso i genitori della nonna materna. I primi loro discendenti sono emigrati negli Stati Uniti negli anni ’20 e ’30 ed i rami australiani negli anni ’50. Negli Stati Uniti gli emigrati del paese formarono una comunità a Stamford, Connecticut, ma i rappresentanti al raduno sono venuti da molte zone del paese dalla costa orientale a quella occidentale. I discendenti australiani hanno avuto la prima base a Bunbury(WA) e poi le famiglie si sono trasferite in altri stati e ora si trovano anche ad Adelaide(SA), Melbourne(VIC) e Wollongong(NSW).

I giorni a Scauri hanno visto molti momenti bellissimi grazie non solo a chi ha fornito alloggi e cibi, passaggi con auto, casa per le feste e persino i cugini che hanno regalato magliette ai partecipanti esteri (foto sotto), ma bisogna riconoscere che il raduno è stato reso possibile anche da coloro che hanno comprato il biglietto aereo per fare il viaggio intercontinentale stancante, che non è un contributo di poco conto.

È facile dire in modo generale che il raduno è stato un successo, ma due occasioni in particolare rimarranno nella mente di tutti, sia dall’estero che in Italia, e meritano essere evidenziate.

La prima è stata venerdì sera con la messa in ricordo dei defunti della famiglia alla Parrocchia dell’Immacolata di Scauri, quella che era la chiesa di famiglia, seguita dal ricevimento dopo (foto sotto).

La messa ha emozionato tutti, ma il ricevimento ci ha unito oltre il legame di sangue e questo aspetto è stato rinforzato due giorni dopo al pranzo all’aperto a casa di una delle cugine e questo ha come simbolo la foto in testa all’articolo.

Infatti, come dimostrato nella foto, a un tratto mi sono reso conto che ballavano insieme cugine di tutti e tre i continenti. Questa è l’immagine chiave del raduno perché ha dimostrato che è possibile, anzi auspicabile, che famiglie spezzate dall’emigrazione possano ritrovarsi insieme di nuovo, anche dopo generazioni, per rinnovare il legame che ci unisce.

Certo, tra i partecipanti dall’estero c’era chi non aveva un nome e/o cognome italiano, molti non avevano che la più rudimentale conoscenza della lingua italiana, anche grazie a sistemi scolastici all’estero che non incoraggiano gli studenti ad imparare altre lingue, ma questo non ha impedito a nessuno di cercare di comunicare con gli altri, di volere fare foto sia di gruppo che con altri, e non importava dove fossero residenti.

E poi, la domanda che abbiamo sentito volta dopo volta, in una forma o l’altra, nel corso dei giorni era “Di chi sei discendente?”. Ma in verità la risposta non era importante perché ogni partecipante al raduno era un discendente di Antonio D’Urso e Mari Turraccione ed in verità il grado di parentela non era tanto importante perché fondamentale, senza il minimo dubbio, era di capire che siamo tutti parenti.

E mentre guardavo i sorrisi e la felicità di tutti, in particolare il sorriso di zio Domenico di Scauri, mi sono reso conto che vedevo sotto i miei occhi la risposta vera a un commento sui social di un articolo che ho scritto qualche settimana fa (Quelle accoglienze infelici in Italia ai discendenti dei nostri emigrati — Those unhappy welcomes in Italy to descendants of our migrants).

Certo, anche la nostra famiglia ha avuti i suoi litigi, le sue rotture, ma questo non vuol dire che non siamo capaci di superare le differenze per festeggiare e onorare le nostre origini. Ed è questo l’esempio che il raduno può dare a molte altre famiglie.

Indubbiamente il nostro non è stato il primo raduno del genere, e sicuramente altre famiglie faranno il loro nel futuro, e dobbiamo ricordare che abbiamo tutti l’obbligo di documentare queste esperienze perché anche esse fanno parte della Storia dell’Emigrazione italiana. Difatti, invitiamo queste famiglie a raccontare le proprie esperienze.

Però c’è un aspetto del raduno che va messo in luce perché dovrebbe servire come lezione a chi pensa che l’Italia sia solo Roma, Firenze e Venezia a livello turistico/culturale.

Le due gite ad Anagni/Montecassino il giovedì e a Gaeta/Formia il sabato, hanno avuto un impatto particolare sugli ospiti perché hanno dimostrato un fatto italiano che molti nel paese sottovalutano, e che invece queste due gite hanno dimostrato ai partecipanti, che il loro patrimonio culturale non si limita solo ai legami famigliari.

Questi due itinerari sono stati scelti perché erano a poca distanza da Scauri e quindi facili da raggiungere per gite giornaliere, e hanno messo in risalto un aspetto del nostro paese che troppo addetti ai lavori di promozione della nostra Cultura e Turismo dimenticano quando programmano queste promozioni, che ogni paese d’Italia si trova a poca distanza da borghi, luoghi, palazzi e scavi di grande importanza culturale e storica.

Sedendo nella sala dello Schiaffo di Anagni (che sarà il soggetto di un articolo nel futuro) i parenti dai tre continenti si sono trovati nel luogo di un episodio importantissimo non solo per Italia, ma anche per l’Europa ed il mondo.

Così come il giro di Gaeta e Formia ha rivelato episodi storici importanti che risalgono anche al tempo dei Romani, come quando abbiamo visitato la tomba di Cicerone a Formia che pochi fuori della zona, persino in Italia, conoscono…

Infatti l’Italia deve finalmente capire che, se luoghi come questi sono sconosciuti all’estero, la colpa NON è delle autorità scolastiche straniere ma dell’Italia stessa che ignora un fatto importante, che non possiamo fare le nostre promozioni sempre e solo in italiano, ma dobbiamo presentarli al mondo nelle lingue importanti di ogni continente.

E guardando i visi dei miei parenti in questi luoghi ho capito che sono rimasti colpiti da quello che hanno visto e hanno imparato che la storia d’Italia è molto più grande di quel poco che gli avevano insegnato nelle loro scuole all’estero.

I giorni a Scauri hanno segnato un capitolo importante per la nostra famiglia ma è anche una lezione che altri dovrebbero imparare perché abbiamo capito fino in fondo che avvicinare i discendenti dei nostri emigrati alle famiglie in Italia e al loro paese d’origine fa bene a tutti, in ogni modo possibile.

Per coloro che vogliono raccontare le loro esperienze di raduni di famiglia in Italia, inviate le vostre storie a: giannipezzano@thedailycases.com

 

 From 3 continents but one family in Italy  

Last week in Scauri in the province of Latina there was a reunion that will be an indelible memory for all the participants and also an example that others must follow, recognizing that other families will have had similar occasions.

The reunion was of descendants of Antonio D’Urso(1859-1924) and Maria Turaccione(1868-1923), in my case my maternal grandmother’s parents. Their first descendants migrated to the United States in the 1920s and ‘30s and the Australian branches in the 1950s. In the United States the migrants from the town formed a community in Stamford, Connecticut but the representatives at the reunion came from many areas of the country from the East Coast to the West Coast. The Australian descendants had their first base in Bunbury(WA) and then the families moved to other states and are now also in Adelaide(SA), Melbourne(VIC) and Wollongong(NSW).

The days in Scauri saw many wonderful moments thanks not only to those who provided the accommodation, car rides, houses for the parties and even the cousins who gave t-shirts to the overseas participants (photo below) but we must recognize that the reunion was also made possible by those who bought airplane tickets for a tiring intercontinental trip which was not an insignificant contribution.

It is easy to say in general that the reunion was a success but two occasions in particular will stay in everyone’s minds, from both overseas and in Italy, and they must be mentioned.

The first was on Friday evening with the Mass in memory for the family’s deceased at Scauri’s Parocchia (Parish) of the Immaccolata (Immaculate Conception), which was the family’s church, followed by the reception (photo below)

The Mass moved everybody but the reception united all of us beyond the blood bond and this aspect was reinforced two days later at the open air lunch at the home of one of the cousins and this is symbolized by the photo at the head of the article.

In fact, as the photo shows, at one point I realized that cousins from all three continents were dancing together. This is the key image of the reunion because it demonstrates that it is possible, indeed desirable, that families split by emigration can find themselves together once again, even after generations, to renew the bonds that unite us.

Of course, amongst the participants from overseas there were those who did not have an Italian name and/or surname, many had only the most rudimentary knowledge of the Italian language, also thanks to school systems overseas that did not encourage students to learn other languages, but this did not prevent anyone from trying to communicate with others, or wanting to take photos, both of groups and with others, and it did not matter where they lived. 

And then, the question that we heard time after time in one way or another was “Who are you descended from?” But in truth the answer was not important because every participant at the reunion was a descendant of Antonio D’Urso and Maria Turracione and in truth the degree of relationship was not very important because, without the slightest doubt, what we had was to understanding that we are all relatives.

And as I watched everyone’s smiles and happiness, in particular the smile of zio Domenico of Scauri, I realized that I was watching with my own eyes the true answer to a comment that was the subject of an article I wrote a few weeks ago (Quelle accoglienze infelici in Italia ai discendenti dei nostri emigrati — Those unhappy welcomes in Italy to descendants of our migrants).

Of course, even our family has had its arguments, its break ups, but this did not mean that we are not able to overcome the differences to celebrate and honour our origins. And this is an example that the reunion can give other families.

Undoubtedly ours was not the first reunion of its kind and surely other families will have their own in the future and we must remember that we all have an obligation to document these experiences because they too are part of the history of Italian Migration. In fact, we invite these families to tell the stories of their experiences (details below)

However, there is an aspect of the reunion that needs to be mentioned because it should serve as a lesson to those people who think Italy is only Rome, Florence and Venice on a tourist/cultural level.

The two trips to Anagni/Montecassino on the Thursday and to Gaeta/Formia on the Saturday had a particular impact to the guests because they showed a fact about Italy that many people overseas underestimate, and that these two trips demonstrated to the participants, that their cultural heritage is not limited only to family ties. 

These two itineraries were chosen because they are not far from Scauri and therefore easy to get to for day trips, and they highlighted an aspect of our country that too many experts in the promotion of our Culture and Tourism forget when they plan these promotions, that every town in Italy is located a short distance from towns, places, buildings and excavations of great cultural and historic importance. 

Sitting in the room of the “Slap of Anagni” (that will be the subject of an article in the future) the relatives from three continents found themselves in the place of a very important episode, not only for Italy but also for Europe and the world .

Just like the tour of Gaeta and Formia revealed important historical episodes that go back even to Roman times, such as when we saw Cicero’s Tomb in Formia that few outside the territory, even in Italy, know…

Indeed, Italy must finally understand that, if places such as these are unknown overseas, the fault is NOT of the foreign school authorities but of Italy itself which ignores an important fact, that we cannot carry out our promotions  always only in Italian, starting with the usual speeches of good intentions, but we must present them to the world in the major languages of each continent.

And watching the faces of my relatives at these places I understood that they were struck by the places and having learned that Italy’s history is much bigger than the little they had been taught at their schools overseas.

The days in Scauri marked an important chapter for our family but it is also a lesson that others should learn because we understood fully that bringing the descendants of our migrants closer to their families in Italy and their country of origin does good for everyone in every way. 

For those who want to tell the story of their experiences of family reunions in Italy, send your stories to: giannipezzano@thedailycases.com

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