Diritti umani
Cultura e istruzione sono la via per una svolta positiva nel rapporto Stato – Cittadino
L’Etica del Cittadino’ (è anche una pubblicazione che la L.I.D.U. mette a disposizione degli insegnanti) andrebbe introdotta nelle scuole come materia di studio obbligatoria e qualificante, per realizzare un paese popolato da cittadini responsabili e critici
Di Roberto Vismara
Segretario nazionale Lidu Onlus
Roma 11 luglio – Pochi, che io sappia, riescono a spiegare la peculiare situazione negativa dell’Italia nel contesto delle nazioni Europee: la Controriforma, il familismo amorale e così via; ma se si fosse trovata la spiegazione ultima e definitiva non staremmo ad arrovellarci, dunque qualcos’altro ci deve essere. Una considerazione di cornice può essere questa: quando la legalità è troppo difficile, farraginosa, ambivalente; quando le norme sono contraddittorie ed interpretabili, affidando alla magistratura o alla politica una discrezionalità di applicazione etc., allora si favorisce l’illegalità. E questa è una delle tipicità Italiane, quella delle troppe leggi, spesso in contraddizione tra loro, e che dunque danno luogo, nell’applicazione e nella sanzione, ad un certo grado di discrezionalità, che fatalmente tende a formare sudditi più che Cittadini. Certo questo è uno dei fattori da considerare per comprendere certe peculiarità italiane; ma, non so perché, ma mi vengono anche in mente i versi dell’Adelchi: “Si mesce e discorda lo spregio sofferto/col misero orgoglio di un tempo che fu”. Altre nazioni hanno avuto un impero, e da quella storia traggono argomento di orgoglio motivante (alcune hanno anche tagliato la testa al Re, ed anche questo, a volte, aiuta!); il nostro Impero Romano è troppo lontano nel tempo, e per giunta con la cesura del Medioevo ed il ‘passaggio del testimone’ alla Chiesa di Roma, ed è servito solo ad alimentare imbelli richiami rinascimentali, un patetico richiamo Risorgimentale ed una ridicola scimmiottatura nel Ventennio… Forse è necessario darsi una spiegazione delle cause, fare una diagnosi, prima di passare alla terapia. Terapia eziologica, che ricerchi le cause, e che quindi ci risparmi tutti i tentativi di soluzioni spicciole da Bar dello Sport: “Ci vuole l’uomo forte, cacciamoli tutti ‘sti ladri, i migranti ci rubano il lavoro” e così via. Dunque una diagnosi è indispensabile, ma qualche tessera del mosaico si può già mettere; innanzitutto la scuola. Diritto, sì, ma anche dovere, ed ora che ci confrontiamo quotidianamente con immigrati dal c.d. Terzo mondo, anche privilegio, da godere e valorizzare consapevolmente. Abbiamo ‘sprecato’ una, forse due generazioni di ‘sessantottini’ e settantasettini’, creando, forse, uno jato che va rapidamente colmato: chi insegnerà al bambino e all’adolescente quello che i genitori e forse i nonni ignorano o han rigettato? L’Etica del Cittadino’ (è anche una pubblicazione che la L.I.D.U. mette a disposizione degli insegnanti) andrebbe introdotta nelle scuole come materia di studio obbligatoria e qualificante. A giugno, andate a vedere i ‘quadri’ con le votazioni degli alunni nelle varie scuole, io lo faccio da qualche anno: i primi della classe sono spesso (troppo spesso!) stranieri. Cinesi Romeni, Nordafricani, Slavi, Filippini; ragazzi cui la famiglia, evidentemente, trasmette valori, qui considerati vecchiotti, di ‘redenzione’ attraverso lo studio ed il lavoro, e probabilmente vigila che non si scantoni. Non sono certo quelli i genitori che vanno a malmenare i professori per una insufficienza o una sospensione e d’altronde non ricordo che si siano registrati da parte loro episodi di ‘bullismo’, se non, talora, come vittime. Lo Stato, organizzazione delle classi dominanti, quando esse perdono la loro egemonia, la capacità di aggregare al loro progetto anche le classi subalterne, muta la propria immagine agli occhi di queste ultime. In carenza di un nuovo progetto che aggreghi tutta la società si assiste a fenomeni di disgregazione, che minano la stabilità e la cultura della società nel suo complesso. Tale sembrerebbe essere la situazione attuale: ognuno per sé, con aggregazioni fugaci e contraddittorie che si verificano volta per volta sui singoli problemi, reali o meno, portati all’attenzione del pubblico da mass media sempre più asserviti e faziosi. Potremmo dire che ci sono Stati “Power-oriented” e Stati “Citizen-oriented” (come nella scelta del nome dei neonati: parent oriented che chiama il neonato Ermenegildo o Guendalina per ‘rinnovare’ i nonni, o invece child oriented, con nomi tipo Marco e Giulia, che i bambini porteranno certo più disinvoltamente!). Quelli finalizzati al Cittadino hanno con esso un rapporto fiduciario e paritario, in cui i politici sanno di essere in qualche modo dei ‘dipendenti’ della volontà degli elettori; gli altri un ‘rapporto’ coercitivo e diffidente, in cui è lecito ingannare e vessare i propri cittadini in nome di una supposta ‘ragion di stato’: facile collocare l’Italia tra questi ultimi. Non saprei come storicamente ciò si sia determinato, ma certamente se non cambierà il tipo di rapporto tra Stato e Cittadino il nostro Paese non riuscirà a risolvere i suoi problemi: la criminalità organizzata, l’evasione fiscale, il familismo, più o meno amorale, la sfiducia reciproca, la litigiosità che intasa i Tribunali e così via. Ma ancora una volta credo che la risposta sia la scuola. L’istruzione, l’educazione, la cultura sole possono formare Cittadini responsabili e critici, consci dei loro diritti come dei loro doveri; premessa indispensabile per fondare un nuovo ‘Contratto Sociale’ senza il quale l’Italia non potrà salvarsi.