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Crotone premia Mustafa El Aoudi e dimentica Giuseppe Parretta che ha perso la vita per salvare la madre e la sorella

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Il dolore di Caterina Villirillo in una lettera aperta: “mio figlio Giuseppe ha dato la vita per salvarne altre quattro. Il sindaco di Crotone ha fatto solo promesse davanti le telecamere, ma poi ci ha abbandonato”

Di T. Primozich

https://www.facebook.com/emanuele.procopio.75/videos/10218466843927021/

All’indomani della cerimonia solenne con cui Mustafa El Aoudi riceve l’encomio solenne del Comune di Crotone, la massima onorificenza cittadina, per aver salvato la dottoressa Calindro da un aggressore fuori il presidio ospedaliero della città, riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Caterina Villirillo, la mamma di Giuseppe Parretta, vittima nel gennaio 2018 del gesto omicida di Salvatore Gerace. Quest’ultimo il 13 gennaio scorso si era introdotto con una pistola in pugno nei locali dell’associazione Libere donne di cui la Villirillo è presidente, sparando ed uccidendo il giovane Giuseppe inerme, intervenuto in difesa della madre e di altre tre persone presenti in quel momento. All’epoca il sindaco di Crotone si era messo al fianco della sfortunata famiglia promettendo anche il pagamento del funerale, per poi lasciare lettera morta ogni promessa fatta davanti le telecamere delle televisioni intervenute. Una vicenda che oggi ancor di più amareggia Caterina Villirillo che, oltre il gravissimo lutto, vede cadere nel dimenticatoio il sacrificio del giovane figlio 18enne Giuseppe, un vero eroe della legalità. Caterina Villirillo riapre in questi giorni i locali dell’associazione teatro dell’efferato omicidio di gennaio, ma non avrà, come garantito al momento della morte del figlio, alcuna telecamera di sorveglianza, pur essendo ancora oggi vittima ella stessa di minacce regolarmente denunciate all’autorità giudiziaria. “ Porterò ovunque l’immagine e l’esempio di mio figlio – ha detto in ogni trasmissione televisiva nazionale in cui è stata invitata – affinchè Giuseppe sia faro della legalità per ogni ragazzo in difficoltà in un territorio difficile e controverso come la nostra amata Calabria”

 

Caro Sindaco ti scrivo qui cosi’ tutti possono leggere:

tornando da Roma ho appreso di come ti sei prodigato nel riconoscere un encomio solenne e coinvolgere la prefettura per la medaglia al valore per il signor Mustafa’(il cittadino marocchino intervenuto in aiuto della dottoressa Calindro) e non ho potuto fare a meno di constatare il peso diverso che hai dato a questa vicenda ed a quella che ha visto coinvolto Giuseppe, mio figlio. Il figlio che hai dichiarato sentire come TUO ma solo davanti alle telecamere per poi calpestare col tuo vile e vergognoso comportamento il dolore di una mamma, la sottoscritta, che ti sei preso il lusso non solo di prendere in giro per quasi un anno riguardo agli impegni che TI SEI voluto assumere davanti a tutta l’Italia per onorare le spese del funerale, ma anche di denigrare ingiustamente.

Per aver dato fiducia alla tua parola ho rifiutato l’aiuto offertomi da amici come Michele Affidato e Massimo Marrelli ed altre sette persone che si erano immediatamente messe a disposizione per ottemperare ad una spesa disperata oltre che imprevista.

Mio figlio ha sacrificato la propria vita per salvarne altre quattro, un ragazzo di appena 18 anni è rimasto ucciso per aver voluto difendere la sua famiglia ma di questo a te è importato solo per far salire il tuo indice di gradimento, fortemente in calo nella città che amministri anche grazie ad una campagna elettorale sostenuta dalla mia associazione.

Sia ben chiaro che non ho alcun risentimento verso il gesto di Mustafà (come potrei?) e che non m’importa se vuoi riconoscergli la cittadinanza ad honorem ma tutto questo ti qualifica ancor peggio per la discriminazione che hai dimostrato nei confronti di mio figlio Giuseppe.

Nessuna delle promesse che hai fatto davanti alle telecamere è stata mantenuta, nemmeno quella di garantire piu’ sicurezza nel centro storico tramite l’installazione di telecamere, ed addirittura ci avete bloccato i laboratori per le donne vittime di violenza che assicuravano lavoro a 5 ragazze oltre che bocciare dei progetti presentati dalla mia associazione per poi presentarli come vostri.

Ancora piu’ vergognosa la tua presenza al processo per la costituzione parte civile: un modo per far cassa sulla pelle di chi soffre.

Oggi sono stanca di subire mortificazioni e diffamazioni pertanto da questo momento saranno i miei legali  a procedere affinchè venga fatta giustizia per la violenza psicologica che ho subito grazie a te, diffidando chiunque del tuo staff a scrivere o parlare di me in qualsiasi sede.

di Caterina Villirillo

 

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