Italiani nel Mondo
Cos’è la Cultura e a cosa serve? – What is Culture and what is it for?
Cos’è la Cultura e a cosa serve?
La nostra Cultura è tutto ciò che succede nel nostro paese e non solo gli aspetti che pensiamo quando apriamo la pagina Cultura dei giornali.
Si parla spesso della Cultura, però quante volte ci chiediamo, cos’è la Cultura e a cosa serve? La risposta è semplice e disarmante, però ci consente di capire non solo che la Cultura non è un bagaglio di pochi prescelti, e che pensare alla Cultura in questo modo limita il potenziale enorme della nostra Cultura a favore di tutta la popolazione. Ci sarebbe una terza parte di questa domanda, però la tratteremo sotto nell’ultima parte dell’articolo.
La risposta alla prima parte della domanda semplice è altrettanto semplice, in effetti la nostra Cultura è tutto ciò che succede nel nostro paese e non solo gli aspetti che pensiamo quando apriamo la pagina Cultura dei giornali.
Alta e Bassa Cultura e il Provincialismo
Quando si parla della Cultura abbiamo il vizio di pensare solo alla cosiddetta Alta Cultura e quindi alla lirica, alle mostre d’Arte di Michelangelo, Caravaggio, Leonardo e Raffaello e gli altri grandi artisti della storia. Quando leghiamo la Cultura al Cinema pensiamo a Visconti, Fellini, Wertmuller, Leone, De Sica e Zeffirelli per poi dimenticare che il nostro paese ha prodotto moltissimi altri registi importanti come Monicelli, Germi, Risi, Magni e anche altri ormai dimenticati del tutto come Blasetti.
Se prendiamo soltanto l’Arte pensiamo immediatamente agli Uffizi, la Cappella Sistina e le altre immagini che utilizziamo fin troppo spesso nelle promozioni internazionali come il David di Michelangelo, ma ignoriamo, nel senso più stretto del termine cioè non conosciamo, che l’Italia ha anche una grande tradizione di ceramica e città come Faenza, Caltagirone, Squillace, De Ruta e molte altre sono state e sono ancora centri importanti per la produzione di ceramica, artistica e commerciale.
E così come dimentichiamo la ceramica, non ci ricordiamo che l’Italia ha anche moltissime altri aspetti di Cultura che formano quel che è senza dubbio il Patrimonio Culturale più grande del mondo, ma molti di questi hanno lo svantaggio di non appartenere all’Alta Cultura.
Iniziamo dalla Cultura Contadina e la Cultura Popolare che sono alla base di feste e celebrazioni in tutti le città e i paesini italiani. Primavera, estate ed autunno in Italia non sarebbero gli stessi se non ci fossero queste manifestazioni che coinvolgono gran parte delle popolazioni locali, ma che spesso sono sconosciute fuori la provincia, tantomeno in altre regioni, oppure altri paesi.
La Cultura comprende lo sport, dal professionale al dilettantesco. È facile pensare al calcio, pallacanestro e il rugby, ma aggiungiamo le moltissime maratone in tutto il paese, il canottaggio, l’atletica leggera, la lotta greco-romana, la ginnastica ed altri sport che hanno visto l’Italia vincere mondiali e medaglie d’oro olimpioniche. Inoltre, ci sono sport che sono solamente italiani come i pali medioevali e il tamburello che pochi all’estero conoscono.
Purtroppo, come in tutti gli altri campi di attività in Italia, la Cultura soffre dal provincialismo che ha due effetti importanti sulla promozione internazionale del nostro prodotto più prestigioso. Il primo è la tendenza di pensare che tutti sappiano quel che ci sia in una determinata città, però in moltissimi casi questo non è proprio vero. Un esempio è Palazzo Te a Mantova che è un sito UNESCO Patrimonio Mondiale, ma pochi oltre i confini della zona, tantomeno all’estero, lo conoscono, insieme alle meraviglie delle sale dipinte da Giulio Romano. Il secondo effetto è ancora più dannoso, l’incapacità di gruppi italiani di lavorare insieme, a qualsiasi livello nazionale e internazionale, per realizzare progetti con scopi utili per tutti.
Quindi, anche con questi pochissimi esempi cominciamo a capire che la varietà della nostra Cultura è molto più grande di quel che immaginiamo se ci limitiamo solo all’Alta Cultura. Anzi, facciamo un male a noi stessi a pensare in termini di “Alta” e “Bassa” Cultura, perché ogni suo aspetto è importante e per ragioni che spesso non riusciamo a riconoscere.
Però, la nostra domanda iniziale era in due parti e dobbiamo rispondere anche alla seconda, e di nuovo la risposta è semplice e disarmante.
A cosa serve la Cultura?
La Cultura serve ad arricchire la qualità della nostra vita. Al di là del valore economico, spesso non esistono prezzi al valore delle opere d’Arte, la Cultura, sia Alta che Bassa, ci rende la vita più bella ed interessante.
Nel vedere un’opera importante in una mostra, nel partecipare a una manifestazione di origini medioevali, nel partecipare a manifestazioni sportive come atleti o come pubblico, andando alle sagre e nelle feste popolari, aggiungiamo valore alla nostra vita.
Il semplice fatto che l’Italia ha questa varietà enorme di manifestazioni culturali, di ogni genere, vuol dire che la nostra qualità di vita è molto più alta e ricca di moltissimi altri paesi. Purtroppo, abbiamo l’usanza di pensare che la Cultura non ha valore, sia economico che esoterico.
E qui cominciamo a capire perché il paese con il più grande Patrimonio di Beni Culturali nel mondo sia soltanto la settima destinazione turistica nel mondo.
Se moltissimi di noi che viviamo in questo Patrimonio non riconosciamo le ricchezze che ci circondo quotidianamente, come possiamo pretendere che gente negli altri paesi lo sappiano?
Infatti, il fatto che non abbiamo il livello di turismo che meriteremmo per il valore della nostra Cultura è la prova che chi abita all’estero non riconosce l’importanza vera del nostro Patrimonio Culturale.
Certo, alcuni centri hanno altissimi numeri di turisti stranieri ogni estate, però sono a Roma, Firenze e Venezia che sono sempre al centro delle nostre promozioni internazionali. Però, le Città d’Arte in Italia sono molte di più di tre, partiamo da Mantova, Ravenna, Urbino, Lecce, Orvieto, Ferrara, Reggio Calabria, Genova e molte altre. Tutti conoscono i de Medici che resero grande Firenze artisticamente, ma quanti fuori d’Italia conoscono i nomi dei d’Este, Gonzaga, Montefeltro, Malatesta, della Scala e le altre Signorie che furono i mecenati che permisero ai nostri grandi artisti di creare le loro opere?
E qui dobbiamo riconoscere che se i turisti internazionali non conoscono questi nomi di persone e città di chi è la colpa se non la nostra? Le nostre promozioni sono limitate dal concetto dell’Alta Cultura che non ci permette di vedere che la nostra Cultura deve essere promossa anche insegnando queste cose all’estero e non in italiano, ma nelle lingue dei paesi dei turisti.
E qui ci troviamo a quel che doveva essere la terza parte della domanda iniziale ed è il perno del nostro atteggiamento verso la nostra Cultura.
A cos’altro serve la Cultura?
Qualche anno fa in Italia un Ministro del Tesoro fece una battuta diventata tristemente celebre che riassume l’atteggiamento di troppi in Italia verso la nostra Cultura, “Con la Cultura non si mangia”.
Basta vedere le cifre di di turisti ad altri paesi per capire che non solo ci si può mangiare con la Cultura, ma si mangia anche benissimo. E il paradosso di questo è che in molti luoghi dei paesi più visitati nel mondo, come i musei di Parigi e l’Hermitage a San Pietroburgo, le attrazioni più importanti sono di artisti italiani.
Aumentare il numero di turisti in Italia con promozioni mirate per ogni aspetto della nostra Cultura, Alta e Bassa, avrebbe due esiti altrettanto importanti. Il primo è naturalmente quello di aumentare gli introiti che attualmente non sono al livello dei nostri prodotti in offerta, di ogni genere.
I soldi spesi dal turista che viene in Italia per andare a vedere le città d’Arte valgono quanto quelli di chi verrebbe per vedere la ceramica, per partecipare a una maratona, per vedere i pali e le feste popolari in tutto il paese, oppure per godere le attrazioni più mondane delle spiagge e le discoteche, come quelle della Costa Adriatica della Romagna. Allora dobbiamo chiederci perché limitiamo le promozioni della nostra Cultura solo ad alcune facce dell’Alta Cultura? Questi soldi creano posti di lavoro importanti per il paese, soprattutto in vista di uscire dalla crisi sanitaria attuale.
Infine, i soldi dei turisti di tutti i generi, sarebbero fondamentali anche per altri motivi essenziali. Da decenni non riusciamo a finanziare il restauro di importanti opere d’Arte e palazzi perché il governo nazionale dice sempre che non sono una priorità, oppure non ci sono i fondi. Aumentare il numero di turisti internazionali per vedere ogni aspetto della nostra Cultura vuol dire anche avere finalmente a disposizione entrate economiche per poter compiere questi lavori importantissimi, non solo per salvare opere che rischiano di essere perse per sempre, ma anche per fornire altre attrazioni nel futuro per attirare ancora più turisti nel paese.
Quindi non solo abbiamo l’obbligo di riconoscere finalmente che la Cultura non è un peso per la nostra economia, anzi è un bene che potrebbe e dovrebbe essere una fonte di guadagno per tutto il paese, ma per fare ciò dobbiamo anche finalmente capire che la nostra Cultura non è soltanto l’Alta Cultura, ma ogni aspetto della nostra vita, perché l’Italia non è solo il luogo dove si trovano le Città d’Arte, infatti è davvero il Paese di Cultura per eccellenza. Abbiamo aspetti della Cultura da offrire per tutti i gusti e dobbiamo farlo capire al mondo, a partire da noi stessi.
What is Culture and what is it for?
Our Culture is everything that happens in our country and not only the aspects that we think when we open the Culture page of the newspapers.
We often talk about Culture but how many times do we ask: what is Culture and what is it for? The answer is simple and disarming, however it allows us to understand not only that Culture is not only something for a select few, and thinking about Culture in this way limits the huge potential of our Culture in favour of all the population. There would be a third part to this question. However, we will deal with this below in the final part of the article.
The answer to the first part of this simple question is just as simple, in fact our Culture is everything that happens in our country and not only the aspects that we think when we open the Culture page of the newspapers.
High and Low Culture and Provincialism
When we talk about Culture we have the bad habit of thinking about the so-called High Culture and therefore of opera, art exhibitions of Michelangelo, Caravaggio, Leonardo and Raphael and the other great artists of history. When we link Culture to our cinema we think of Visconti, Fellini, Wertmuller, Leone, De Sica and Zeffirelli to then forget that our country has produced many other major directors such as Monicelli, Germi, Risi and Magni, as well as others who are now completely forgotten such as Blasetti.
If we consider only Art we immediately think about the Uffizi, the Sistine Chapel and other images that we use all too often in international promotions such as Michelangelo’s David but we ignore that Italy also has a great tradition in ceramics and cities such as Faenza, Caltagirone, Squillace, De Ruta and many others were and still are major centres for the production of artistic and commercial ceramics.
And so, just like we forget ceramics, we do not remember that Italy also has many other aspects of Culture that form what is without doubt the world’s greatest Cultural Heritage but much of this has the disadvantage of not belonging to High Culture.
Let us start with Peasant Culture and Popular Culture which are the basis of the feasts and celebrations in all the cities and small towns in Italy. Spring, summer and autumn in Italy would not be the same without these events that involve a large part of the local populations but they are often unknown outside the province, much less in other regions or in other countries.
Culture includes sport, from the professionals to amateurs. It is easy to think about football, basketball and rugby but let us add the many marathons all over the country, rowing, athletics, Greco-Roman wrestling, gymnastics and other sports that have seen Italy win world championships and Olympic gold medals. Furthermore, there are sports that are solely Italian such as the medieval palio and tamburello that few people overseas know.
Unfortunately, as in many other fields of activity in Italy, Culture suffers from provincialism which has two important effects on the international promotion of our most prestigious product. The first is the tendency to think that everybody knows what there is in a certain cities but in many cases this is not at all the case, One example is Palazzo Te in Mantua which is a UNESCO World Heritage site but few outside the local boundaries, much less overseas, know it let alone the wonders of the rooms painted by Giuliano Romano. The second effect is even more damaging, the incapacity of Italian groups to work together, at any level nationally and internationally, to set up projects with aims that are useful for everybody.
Therefore, even with these very few examples we start to understand that the variety of our Culture is much greater than what we imagine if we limit ourselves to only High Culture. Indeed, we harm ourselves thinking in terms of “High” and “Low” Culture because every one of its aspects is important and for reasons we often fail to recognize.
However, our initial question was in two parts and we must also answer the second and once again the answer is simple and disarming.
What is Culture for?
Culture serves to enrich the quality of our lives. Beyond its economic value, often there is no price for the value of works of art, Culture, both High and Low, makes our lives more beautiful and interesting.
When we see a major work of art, when we take part in an event of medieval origin, when we participate in sporting events as athletes or the public, when we go to the sagre and other popular feasts we add value to our lives.
The simple fact that Italy has this enormous variety of cultural events, of all kinds, means that our quality of life is much higher and richer than many other countries. Unfortunately, we have the habit of thinking that Culture has no value, both economic and esoteric.
And here we start to understand why the country with the world’s greatest Cultural Heritage is only the world’s seventh tourist destination.
If so many of us who live in this Heritage do not recognize the riches that surround us every day how can we expect people in other countries to know?
In fact, the fact that we do not have the level of tourism that we deserve for the value of our Culture is the proof that those who live overseas do not recognize the true importance of our Cultural Heritage.
Of course, some centres have very high numbers of foreign tourists every summer but they are in Rome, Florence and Venice that are always in the centre of our international promotions. However, Italy’s Cities of Art are much more than three, let us start with Mantua, Ravenna, Urbino, Lecce, Orvieto, Ferrara, Reggio Calabria, Genoa and many others. Everyone knows the de Medici that made Florence great artistically but how many people outside Italy know the names of d’Este, Gonzaga, Montefeltro, Malatesta, della Scala and the other Lordships who were the patrons that allowed our great artists to create their works?
And here we must recognize that if international tourists do not know these people and cities whose fault is it if not ours? Our promotions are limited by the concept of High Culture that does not allow us to see that our Culture must be promoted by teaching these things overseas and not in Italian but in the languages of the tourists.
And now we find ourselves with what should have been the third part of the initial question and it is the linchpin of our attitude towards our Culture.
And what else is Culture for?
A few years ago an Italian Treasurer made a comment that became sadly famous and sums up the attitude of too many in Italy towards our Culture, “You can’t eat with Culture”
You only have to see the numbers of tourists to other countries that not only can you eat with Culture but you also eat very well. And the paradox of this is that in many places in these most visited countries, such as the museums in Paris and the Hermitage in Saint Petersburg, the most important attractions are by Italian artists.
Increasing the number of tourists in Italy with targeted promotions for every aspect of our Culture, High and Low, would have two equally important outcomes. The first is naturally that of increasing revenue that currently is not at the level of our products on offer, of every kind.
The money spent by the tourist who comes to Italy to see the cities of Art is worth as much as that of those who would come to see the ceramics, to take part in a marathon, to see a palio and the popular feasts in all the country or to enjoy the more worldly attractions of the beaches and the discos, such as those of the Adriatic Coast of the Romagna. So, we must ask ourselves, why do we limit the promotions of our Culture only to some aspects of High Culture? This money creates jobs that are important for the country, especially in view of coming out of the current health crisis.
Finally, the money spent by tourists of all kinds would be essential also for other fundamental reasons. For decades now we have not been able to fund the restoration of major works of Art and buildings because the national government always says they are not a priority or there are no funds. Increasing the number of international tourists for every aspect of our Culture also means finally having financial income available to be able to carry out these very important works, not only to save major works that we risk losing forever but also to provide other attractions that would draw even more tourists to the country.
Therefore, not only do we have the obligation to finally recognize that Culture is not a burden on our economy. Indeed, it is an asset that could and should be a source of profit for all the country but in order to do so we must also finally understand that our Culture is not only High Culture but every aspect of our lives because Italy is not only where the Cities of Art are located. In fact Italy is truly the Country of Culture par excellence. We have aspects of Culture to offer for all tastes and we must make the world understand this, starting with ourselves.