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Coronavirus. Medici morti come soldati o come Martiri?

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Lungo l’elenco dei Medici che non è sopravvissuto a causa dell’epidemia del Covid-19, i deceduti fino a ieri sera erano 34 a cui si aggiungono i tre medici di Bergamo ed uno di Torino. Oggi altri due decessi a Novara, un numero in tragico aumento di giorno in giorno

di Benedetta Parretta

I soldati vanno in battaglia addestrati e pronti a tutto per affrontare il nemico, attrezzati con le armi e le munizioni per cercare di proteggersi e arrivare vivi alla fine della guerra, senza recare danno a nessuno di quei familiari che continuano ad aspettare il loro ritorno che per molti non arriverà più.

Ad oggi per i nostri medici non è stato proprio così, sono rimasti in prima fila ad affrontare un nemico invisibile che  è  già mutato tre volte, senza addestramento perché il nemico ci ha colto di sorpresa, quasi alle spalle, forse perché mentre in Cina morivano migliaia di persone, siamo stati a guardare mentre avremmo dovuto chiudere subito la frontiera e attrezzarci con un piano di riserva, perché si sapeva già che l’Italia avrebbe dovuto già da tempo investire in una sanità che è indietro in strutture ed organico rispetto alle necessità della popolazione.

I medici sono stati mandati in trincea senza un chiaro piano di azione di emergenza, senza armi né munizioni, senza DPI (Dispositivi di protezione individuale) che gli avrebbero garantito il non contagio, senza pensare alla sofferenza interiore di questi Medici nel vedere tanta gente morire e tra i quali molti non tornano a casa e non vedono più i loro familiari per paura di contagiarli.

Lungo l’elenco dei Medici che non è sopravvissuto a causa dell’epidemia del Covid-19, i deceduti fino a ieri sera erano 34 a cui si aggiungono i tre medici di Bergamo ed uno di Torino. Oggi altri due decessi a Novara, un numero in tragico aumento di giorno in giorno.

Aumenta anche il numero degli operatori socio sanitari e dei farmacisti contagiati.

Gli operatori sanitari pagano dunque un prezzo altissimo per l’impegno teso a contenere la pandemia.

I famosi “Camici Bianchi o Eroi del quotidiano “sono stati mandati al “macello “ad offrire la loro vita per salvarne altre, e loro l’hanno offerta per onorare quel giuramento fatto all’inizio della loro carriera.

Era stato detto con chiarezza già all’inizio dell’espandersi dell’epidemia che era un’esigenza prioritaria praticare il test per il contagio dal virus Covid-19 a tutti i professionisti e operatori della salute pubblica, proprio per evitare tutta questa letalita’, “ma sembra proprio, che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire perché l’Italia è sempre in ritardo su tutto “.

Quando sarà tutto finito, qualcuno dovrà dare conto della vita di questi 37 Medici e di tutte le altre, ma adesso è il momento di stare uniti e di combattere insieme secondo quel principio di solidarietà che l’Europa non ha voluto riconoscere quando abbiamo chiesto aiuto, e che ci è arrivato invece dalla Cina con l’invio di 9 Medici specialistici e da Cuba con 37 Medici  e 15 infermieri, infine è arrivato anche dall’aiuto umanitario della Russia con 104 Medici ed operatori a Bergamo per lavorare nell’ospedale di campo dell’associazione Nazionale degli Alpini in allestimento alla fiera.

L’AIFA a breve dara’ l’opportunità ai Medici di famiglia di prescrivere farmaci anti-AIDS per il trattamento del Coronavirus, lo ha annunciato il Direttore del Farmaco Nicola Magrini.

Ma tutto questo servirà a farci uscire da questo incubo?

L’Italia sta vivendo una grossa esperienza di dolore, non è facile per i suoi operatori sanitari assistere inermi a tutti questi morti, lo dimostrano le immagini postate sui Social e nei Telegiornali, in cui si vedono gli infermieri stremati, dormire per le corsie e piangere per aver guardato in faccia tante volte la morte, le testimonianze dei Medici che accompagnano i malati nelle terapie intensive ne sono un esempio.

La solidarietà della Croce Rossa cinese con l’invio di macchinari di ventilazione, Dpi, l’invio del plasma degli infetti e poi guariti utile per curare i nostri malati più gravi, arrivati per primi dopo aver sconfitto il Covid19, è certamente la risposta ad un gesto di solidarietà che ha fatto già la Croce Rossa italiana 12 anni fa dopo il terremoto nello Sichuan.

Da questo si evince che l’Italia ha un cuore grande e che ha sempre aiutato tutti gli altri Stati e quindi merita di vincere la battaglia contro questo virus così letale. Quando usciremo da questo tunnel di dolore e di morte, ricordandoci di chi ci ha aiutato mentre erigeremo le lapidi per piangere i nostri cari, il nostro primo e grande obbiettivo sarà quello di costruire un’Italia diversa, un’Italia davvero unita, visto che questa Europa che ci ha voltato le spalle non è quella che vogliamo.

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