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Coronavirus, l’Ordinanza della Regione Lazio

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Il presidente della Regione Lazio Zingaretti ha emesso l’Ordinanza con le regole cui attenersi per evitare al massimo la diffusione del nuovo virus COVID-2019. Il provvedimento nasce in conseguenza del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e dell’incremento dei casi anche sul territorio nazionale

La regione Lazio ha emesso l’Ordinanza in tema di prevenzione della diffusione su territorio regionale del COVID-2019, più semplicemente conosciuto come coronavirus che, arrivato anche in Italia dalla Cina, sta seriamente preoccupando le istituzioni per la velocità e facilità di contagio, in assenza al momento di opportuno vaccino e farmaci mirati. Un virus non particolarmente aggressivo paragonato ad Ebola, ma sicuramente estremamente facile da contrarre, come riportato da immunologi e virologi che ne stanno seguendo l’evoluzione, e che colpisce in modo particolare alcune fasce d’età con conseguenze funeste per chi soffre di altre patologie gravi. Una vera emergenza sanitaria che, se la diffusione aumentasse, metterebbe in ginocchio la sanità pubblica, in termini di utilizzo di posti letto e risorse professionali da dedicare alla cura di pazienti, che potrebbero aumentare in modo esponenziale in assenza di un’adeguata prevenzione. Per questi motivi il presidente della regione Lazio ha ritenuto di emettere una propria Ordinanza, a seguito del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 febbraio 2020, n. 45, che, tra l’altro, dispone che le autorità competenti hanno facoltà di adottare ulteriori misure di contenimento al fine di prevenire la diffusione dell’epidemia da COVID.

Tra le misure di prevenzione adottate, che fanno seguito a quelle della Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria, si distinguono tre principali azioni:

‘Le scuole di ogni ordine e grado, le università, gli uffici delle restanti pubbliche amministrazioni devono esporre presso gli ambienti aperti al pubblico ovvero di maggiore affollamento e transito le informazioni sulle misure di prevenzione rese note dal Ministero della salute; nelle pubbliche amministrazioni e, in particolare, nelle aree di accesso a strutture del Servizio sanitario, nonché in tutti i locali aperti al pubblico, devono essere messe a disposizione degli addetti, nonché degli utenti e visitatori, soluzioni disinfettanti per il lavaggio delle mani’.

Allo stesso modo ‘i Sindaci e le associazioni di categoria devono promuovere la diffusione delle medesime informazioni sulle misure di prevenzione igienico sanitarie elencate presso gli esercizi commerciali; le aziende di trasporto pubblico locale devono adottare interventi straordinari di pulizia dei mezzi;  i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate, programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado sono sospese fino al 15 marzo 2020; quanto alle procedure concorsuali, deve essere garantita in tutte le fasi del concorso una adeguata distanza di sicurezza (la trasmissione droplet)’.

Viene altresì ordinato che ‘chiunque abbia fatto ingresso in Italia negli ultimi quattordici giorni dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero nei Comuni italiani ove è stata dimostrata la trasmissione locale del virus deve comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente, che lo comunica al medico di medicina generale (“MMG”) ovvero pediatra di libera scelta (“PLS”) che assistono il soggetto’. I numeri da utilizzare per l’auto dichiarazione sono il Numero Unico dell’Emergenza 112 o il numero verde 800.118.800 attivo a decorrere dal 27 febbraio 2020. ‘Gli operatori di Sanità Pubblica che gestiscono tali informazioni, dopo aver assunto dall’utente più informazioni possibili inerenti lo stato di salute così come la permanenza in luoghi considerati a rischio, accertata la necessità di avviare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario, informano dettagliatamente l’interessato sulle misure da adottare, illustrandone le modalità e le finalità al fine di assicurare la massima adesione’. Di conseguenza gli stessi operatori informano il medico di medicina generale o il pediatra che segue il paziente affinchè vigilino sullo stato di salute dello stesso. Si innesca così il protocollo che oltre a tenere in isolamento volontario presso la propria abitazione il soggetto a rischio per 14 giorni, implica le successive azioni che l’operatore di Sanità Pubblica deve attuare: ‘accertare l’assenza di febbre o altra sintomatologia del soggetto da porre in isolamento, nonché degli altri eventuali conviventi;  informare la persona circa i sintomi, le caratteristiche di contagiosità, le modalità di trasmissione della malattia, le misure da attuare per proteggere gli eventuali conviventi in caso di comparsa di sintomi;  informare la persona circa la necessità di misurare la temperatura corporea due volte al giorno (mattina e sera)’.

Naturalmente oltre la permanenza in casa vige il divieto di viaggiare ed evitare contatti sociali. ‘In caso di comparsa di sintomi la persona in sorveglianza deve avvertire immediatamente il MMG/PLS e l’operatore di Sanità Pubblica che attiva presso il domicilio la procedura di esecuzione del test; indossare la mascherina chirurgica (da fornire all’avvio del protocollo) e allontanarsi dagli altri conviventi; rimanere nella sua stanza con la porta chiusa garantendo un’adeguata ventilazione naturale, in attesa dell’eventuale trasferimento in ospedale’.

Al momento i Comuni interessanti da provvedimenti di ordinanza sono i seguenti:

LOMBARDIA: Codogno, Castelgerundo, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, San Fiorano.

VENETO: Vo’ Euganeo (PD), x Mira (VE)

Si segnala inoltre che gli ospedali di Schiavonia di Monselice per la Bassa Padovana e l’ospedale di Mirano di Dolo sono le strutture dove sono stati ricoverati i casi. L’eventuale aggiornamento dell’elenco sarà conoscibile attraverso i siti istituzionali del Ministero della salute, del Dipartimento della protezione civile nazionale e della Regione Lazio

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