Italia
Coronavirus, a Roma il mercato degli affitti rimbalza al 2021
Scende la domanda, sale l’offerta, ma i prezzi richiesti dai locatori rimangono sostanzialmente ancorati alla fase pre-Covid.
È una tendenza che coinvolge l’intero sistema paese, con Milano a guidare i dati e i grandi capoluoghi come Roma, Firenze e Napoli perfettamente allineate: il Coronavirus non ha ancora cambiato il mercato degli affitti. Scende la domanda, sale l’offerta, ma i prezzi richiesti dai locatori rimangono sostanzialmente ancorati alla fase pre-Covid. Cosa sta accadendo? E quale è lo scenario che interesserà, in particolare, la città di Roma? I prezzi degli affitti dovrebbero mantenersi sostanzialmente statici fino alla fine del 2020 e probabilmente solo nel 2021, secondo le stime di Josas Immobiliare, premium broker per il commercial real estate, ci saranno i primi segnali positivi: per ora la Città Eterna partecipa alla sofferenza di tutte le città d’arte.
“Il settore immobiliare non è come quello finanziario, ha tempi più lunghi e player più attendisti. A ora convivono due sensazioni”, dichiara Raffaele Rubin, founder di Josas Immobiliare: “Da un lato le vetrine sfitte delle metropoli italiane, la mancanza dell’afflusso turistico e del tradizionale mercato connesso ai pendolari, interrotto dallo smartworking; dall’altro proprietari e operatori più coraggiosi che stanno concludendo contratti interessanti, con clausole che prevedono l’eventuale sospensione del canone in caso di lockdown a fronte invece di aumenti e bonus in caso di sovraperformance. Un fenomeno inedito e finora inosservato”.
Potrebbero essere proprio soluzioni come queste a guidare un rimbalzo atteso e per certi versi inevitabile che potrebbe spingere in crescita i valori dei ricavi, rispetto al periodo post-lockdown, del 10-15% solo a partire dal terzo trimestre 2021. Interessante anche il fenomeno che vediamo nelle boutique del lusso: un settore che molto più di altri si è sempre basato sull’esperienza in presenza, sta mostrando una inedita resilienza nei giorni del post-epidemia. Il motivo è presto detto: il luxury è un segmento che da sempre vive di esclusività, in cui a essere protagonista è il percepito, l’esperienza che si muove intorno all’oggetto di lusso; adesso la possibilità di concordare un momento di private shopping in una bottega di lusso del centro città sta valorizzando questo tratto già marcato e che è in grado di fare la differenza per questo settore. Intanto, lo sguardo di tutti gli operatori è orientato alle ormai prossime festività natalizie.
“Di qui a Natale mi aspetto il consolidamento di alcuni fenomeni che sono già presenti”, continua Rubin: “Innanzitutto, la permanenza in stato di lavoro agile per molti terrà alto il valore dei servizi e basso il settore delle feste e dei viaggi, molte persone ancora non se la sentono di organizzarsi per delle attività in compagnia. Si consoliderà poi il dualismo tra grandi centri commerciali, che danno l’impressione di poter rispettare le misure di sicurezza, e piccoli negozi di vicinato che vedono una nuova giovinezza e una rinnovata attenzione alla microspesa.”