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Attualità

Continuano le proteste anti-Macron. Diminuiscono i manifestanti, cresce la violenza

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Il numero dei gilet gialli scesi in piazza si è dimezzato. Ma il movimento tende a “radicalizzarsi” e gli scontri con la polizia aumentano.

di Vito Nicola Lacerenza

Sono trascorse cinque settimane da quando, per la prima volta, decine di migliaia di francesi sono scesi per le strade delle loro città per protestare contro l’aumento dell’imposta sui carburanti annunciato dal presidente francese Emmanuel Macron. Per oltre un mese, Macron ha visto sfilare contro di lui manifestanti delle classi sociali meno abbienti: operai, pensionati, braccianti, allevatori, studenti e persino dipendenti pubblici. Anche lo scorso sabato, i gilet gialli hanno seminato tensione in ogni angolo della Francia, soprattutto nel centro di Parigi, dove 2.000 manifestanti hanno ingaggiato violenti scontri con le forze dell’ordine che, per disperdere la folla, sono dovute ricorrere all’impiego di gas lacrimogeni e cannoni d’acqua. Molti musei sono stati chiusi per motivi di sicurezza. Sebbene la violenza non accenni a diminuire, il numero di manifestanti scesi in piazza lo scorso sabato si è quasi dimezzato rispetto a due settimane fa, quando 125.000 persone hanno invaso le strade delle principali città della Francia, mentre, nell’ultima mobilitazione, i manifestanti erano circa 66.000.

Il calo della partecipazione diventa ancora più evidente se si considera che a Parigi due settimane fa sono scese in piazza circa 10.000 persone. Secondo gli osservatori, molti gilet gialli hanno deciso di mettere da parte le pubbliche rimostranze per dare fiducia al presidente Macron, il quale alcuni giorni fa ha rivolto un discorso alla nazione promettendo l’annullamento dell’aumento della tassa sui carburanti e futuri sgravi fiscali per i cittadini in difficoltà economiche. Gli ultimi tafferugli, però, sono un segno evidente del fatto che non tutti i gilet gialli hanno accolto positivamente le garanzie del governo francese. Sopratutto coloro che protestano per conto di leader politici radicali come Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra francese, e Jean-Luc Mélenchon, personalità di spicco di estrema sinistra.  Dei 115 manifestanti arrestati dalla polizia lo scorso sabato, molti appartengono a queste due forze politiche. Tale constatazione sembra mostrare la trasformazione in atto all’interno del movimento dei gilet gialli, nato come una forma di dissidenza apolitica e eterogenea e divenuto, negli ultimi giorni, il “punto di incontro” di partiti estremisti che tentano di utilizzare la notorietà dei gilet gialli per fini politici.

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