Politica
Conte fa il bilancio del primo anno di governo. Ma non convince i critici

Il premier rivendica il suo ruolo di “mediatore” e sottolinea la bontà del contratto di governo. Ma le fratture nella maggioranza sembrano insanabili.
Un “mediatore”, una “terza figura apolitica” a cui spetta “fare la sintesi” di due agende elettorali diverse tra loro, quelle di Lega e 5Stelle. È così che si è descritto il premier Giuseppe Conte nel suo discorso tenuto a Palazzo Chigi due giorni fa. Di fronte ai giornalisti, il primo ministro ha difeso la bontà del contratto di governo, rivendicando l’utilità delle riforme approvate: reddito di cittadinanza, quota cento, decreto sicurezza e spazza corrotti. Per Conte, si tratta di successi frutto del clima di cooperazione che ha regnato nella maggioranza fino all’inizio di “un ciclo serrato di tornate elettorali”. Prima le elezioni regionali, poi le comunali e infine le europee. Tre appuntamenti che hanno aumentato la competizione tra i due partiti di governo ed hanno visto Salvini e Di Maio impegnati in un interminabile testa a testa. Inutili i tentativi di mediazione fatti da Conte per ristabilire la pace nella maggioranza e, dai toni utilizzati dal premier nel suo ultimo discorso, sembra emergere un po’ di frustrazione.
«Mi sono determinato ad accettare l’incarico- ha detto il premier- perché, pur consapevole di essere privo di una mia propria forza politica, ho ritenuto di poter attingere la mia forza politica, la mia legittimazione giuridica e istituzionale direttamente dall’articolo 95 della Costituzione». Ma gli aut aut imposti da Salvini ai 5stelle, dopo il 35% ottenuto alle ultime europee, pare abbiano minato la “determinazione” di Conte che, già dall’inizio di questa legislatura, era apparsa infondata agli occhi di molti analisti. Fra loro c’è l’ex premier Mario Monti. «Di solito è il presidente del consiglio che sceglie i ministri- ha detto Monti in un’intervista rilasciata nel novembre del 2018- Qui sono stati due ministri a scegliere il presidente del consiglio», a cui, secondo Monti, spetta la stesura del programma di governo. Ma non è il caso di Conte che, prima di diventare premier, ha svolto per anni il mestiere di avvocato. «Questo spiega- ha continuato l’ex premier- perché i due vicepremier hanno scelto quel presidente del Consiglio. Perché ha, in ragione della sua professione, le caratteristiche di un equilibrato gestore di un patto di sindacato tra i due partiti», Lega e 5Stelle. Ma durante il primo anno di governo, l’ “equilibrio” all’interno della maggioranza si è rotto ed i toni accesi delle ultime campagne elettorali hanno aumentato l’incertezza dei mercati che, ogni anno, finanziano l’immenso debito pubblico italiano. È dalla loro fiducia che dipende la stabilità economica del Paese. Lo sa anche Conte il quale, durante il suo discorso del 3 giugno scorso, ha invitato i suoi vice ad usare “parole univoche e chiare”.