Diritti umani
Conflitto in Ucraina. L’odissea dei bimbi in fuga dalla guerra

Genitori che abbandonano i figli pur di salvarli e bimbi orfani che arrivano al confine da strutture evacuate. Il dramma dei minori che fuggono dalla guerra in Ucraina è l’immagine mostruosa di un futuro negato
Di Robert Ionut Ursu
I profughi che dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina il 24 febbraio scorso fuggono dalla guerra e dai bombardamenti, transitano da Lviv dove restano in attesa per ore dei pochi treni disponibili con i quali passare il confine e trovare salvezza in Europa. Tra loro migliaia di bambini, si calcola che un minore su due sia stato costretto a scappare dalla propria residenza. Alcuni vengono semplicemente abbandonati dai propri genitori nella speranza che almeno i figli trovino salvezza passando il confine. Altri sono la somma dei ragazzi degli orfanotrofi ucraini che sono stati evacuati in blocco per gli attacchi aerei russi.
Per ognuno di loro un dramma ed un trauma che sarà impossibile cancellare. Un’intera generazione che non sa quale futuro sarà possibile al termine del conflitto.
“Alcuni genitori portano i loro figli alla stazione e ci chiedono di prenderli, – spiega Svitlana Gavrilyuk, dirigente dell’orfanotrofio di Lviv. Gli orfanotrofi dell’est del paese sono stati evacuati e i bambini sono stati mandati da noi tramite convogli di aiuti umanitari. Ma abbiamo anche dei bambini venuti qui senza genitori.”
Ogni bambino ha una sua storia. Volodymyr che ha 16 anni è di Luhansk, dice di aver visto pezzi di corpi umani smembrati dopo un’esplosione in mezzo alla strada. Poi, vicino a lui, ci sono Katia e Viktoria, due amiche 14enni che spiegano:
“Probabilmente saremmo andati da qualche altra parte, ma non sapevamo dove e quando. Eravamo a Lysychansk quando la città è stata bombardata e una famiglia ci ha portate con loro. Abbiamo passato due giorni in casa e tre settimane in un rifugio.”
Katia, orfana di 17 anni da Kyev, che sta nel cortile ha detto: “Sono arrivata in treno. Le bombe sono cadute di fronte a casa mia”, – e mostra le foto dell’edifico distrutto.
Foto: Lucas Barioulet per @lemo