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Cina, suicidio è ai primi posti per mortalità giovani

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divieto-suicidio-universita-cina-295x200Il 26% dei suicidi nel mondo avviene in Cina: stress, incertezza per il futuro, mancanza di lavoro sono tra le cause più frequenti del ‘mal di vivere’

Roma, 29 settembre – Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che risalgono al 2009, i suicidi in Cina rappresentano il 26% del totale nel mondo ed è tra le prime cinque cause di morte per il paese.  I dati ufficiali del governo di Pechino dicono che ogni anno si suicidano circa 280.000 persone, più di 300.000 secondo altre stime non ufficiali.  Il ‘mal di vivere’ sembra avere più presa sulla popolazione rurale con un dato ancora più inquietante: le donne cinesi si suicidano molto più degli uomini, e costituiscono  il 56% di tutti i suicidi femminili del pianeta. Il suicidio è anche la prima cause di morte per i teenager cinesi, il 6-10% del totale dei quali ha tentato di togliersi la vita. Le cause sono le più varie. Tra i giovani e i ragazzini tra i 16 ed i 35 anni, la causa dei suicidi è da ricercare soprattutto nello stress e nelle pressioni che la società cinese, votata all’arrivismo e al successo, provoca. Con la legge del figlio unico soprattutto, i genitori poggiano tutte le speranze sull’unico erede il quale non può fallire nelle prove  scolastiche che lo porteranno verso una vita di successi. Soprattutto in prossimità degli esami nazionali per l’accesso alle scuole superiori e alle migliori università, aumenta il numero dei suicidi. La crisi economica ha creato un problema di occupazione in Cina e un terzo dei laureandi nel 2011 è stato incapace di trovare un lavoro mentre 1,5 milioni di questi laureati invece erano disoccupati ancora un anno dopo il diploma. Nelle campagne, invece, oltre all’abbandono dovuto alla ricerca di lavoro e alle difficoltà di un lavoro pesante, a gravare sui suicidi è anche l’uso dei pesticidi, che creano seri problemi di salute per chi ne viene in contatto. Secondo l’Oms, il 58% di tutti i suicidi cinesi avviene utilizzando un pesticida diffusamente sfruttato nelle colture delle campagne cinesi. Secondo alcuni studi, il pesticida favorirebbe malattie mentali (la sua esposizione porterebbe anche Alzheimer e Parkinson) e depressione e viene spesso ingerito per porre a termine la vita. La mancanza di soccorsi adeguati nelle campagne favorisce l’aumento dei casi. Il problema è talmente grave che all’Università di Dongguan si impone agli studenti il divieto al suicidio: chi si immatricola deve firmare l’accettazione di una clausola che stabilisce la piena assunzione di responsabilità da parte di chi vorrà violare il divieto. Ovviamente per sollevare da ogni responsabilità l’ateneo in caso di morte per suicidio di un qualsiasi studente.

 

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