Italiani nel Mondo
Cari lettori in Italia e all’estero, l’Italiano tipico NON esiste — Dear readers in Italy and overseas, the “Typical Italian” does NOT exist
Cari lettori in Italia e all’estero, l’Italiano tipico NON esiste”
Cari lettori, vogliamo finire l’anno con qualche considerazione verso un tema scottante che vedo ogni giorno quando faccio il giro delle pagine social internazionali dedicate agli italiani all’estero e anche altre pagine italiane ed europee dedicate ai nostri parenti e amici all’estero.
In un certo senso è stata propria questa stagione di Natale, Capodanno e l’Epifania che ha portato a questo articolo, che introdurrà un progetto serio ed importante per tutte le nostre comunità, non importa dove, per affrontare in modo serio un aspetto della nostra vita che dobbiamo risolvere come comunità italiana mondiale e non solo da parte di alcune organizzazioni ed individui.
Infatti, se andiamo su Facebook, Twitter, Instagram e così via, vediamo pagine dedicate agli “italiani” negli Stati Uniti, gli “italiani” in Argentina, gli “italiani” in Australia, gli “italiani” in Brasile … come anche pagine dedicate agli “italiani” in innumerevoli città in tutti i continenti.
Qualche lettore si starà chiedendo perché io abbia messo le virgolette sulla parola “italiani” e la risposta introduce proprio quel che mi colpisce da tempo.
Molti utenti, e non solo in Italia, vanno su queste pagine pensando di trovarle dedicate ad italiani emigrati in questi paesi e città ed invece trovano pagine in altre lingue dedicate non solo a emigrati italiani in ogni luogo, ma anche a figli e discendenti di emigrati in quei luoghi.
Spesso questi discendenti sono oltre la quinta generazione, e sanno poco o niente del paese d’origine dei loro genitori, nonni, bisnonni e così via e quel che colpisce è che quasi tutti gli utenti si considerano “italiani”, almeno su queste pagine, e questo crea litigi tra gli italiani in Italia che non li considerano affatto “italiani”, spesso criticando molti aspetti delle loro tradizioni e usanze, mentre quelli all’estero basano la loro convinzione d’essere italiani proprio sulle loro tradizioni in famiglia che in molti casi sono quelle portate dai loro avi, che spesso nel frattempo sono sparite in patria, e queste comprendono anche dialetti che in Italia, tristemente, sono in via d’estinzione in molte zone del paese.
Ed il colmo di questi litigi è che entrambe le parti hanno ragione ed entrambe hanno torto, perché proprio i post nei social in questo periodo dimostrano la veridicità della dichiarazione nel titolo di questo articolo.
Nel criticare gli italiani all’estero per le loro usanze “non italiane” moltissimi degli italiani in Italia dimostrano che anche loro sono altrettanto ignoranti delle usanze e tradizioni delle altre regioni d’Italia.
E questo lo vediamo in queste settimane nella varietà enorme di piatti e specialità natalizie che vengono serviti per i pranzi e cene festivi. La parola “lasagna” nasconde un numero impressionante di variazioni, ma quelli che considerano l’unica “vera lasagna” sia quella bolognese con il ragù bolognese e la bechamel, troppo spesso non sanno che in altre regioni i piatti omonimi degli altri luoghi contengono ingredienti che non sarebbero mai utilizzati nell’Emilia-Romagna, come uova sode, salumi, ricotta e persino melanzane in Sicilia. Ma queste differenze locali non rendono questi piatti meno italiani. E quasi sempre queste variazioni regionali sono quel che i discendenti mostrano nelle loro foto sui social e che scatenano l’ira dei “puristi” in Italia.
E parlando dell’Emilia-Romagna, tradizionalmente i primi piatti del pranzo natalizio sono di brodo, di solito di cappone, ma nell’Emila servito con i tortellini ripieni di carne e nella Romagna con i cappelletti ripieni di formaggi e guai a un forestiero pensare che siano uguali…(!)
Ma non voglio entrare solo nell’errore di considerare le differenze all’interno dell’Italia solo nella cucina, uno stereotipo che, ahinoi, ha avuto l’effetto che per molti all’estero la nostra Cultura sia rappresentata solo dalla pizza, pasta, vino e dolci. E tristemente molti dei nostri parenti e amici all’estero la pensano solo così…
Credo che nessuno sappia precisamente quante usanze e tradizioni esistano nel Bel Paese. Cambiano non solo dal nord al sud, come molti scioccamente vogliono pensare, ma cambiano, come anche i dialetti, da regione a regione, da provincia a provincia, da città a città e da paesino a paesino.
L’effetto di tutto questo è che troppi italiani, sia in Italia che all’estero, giudicano “l’italianità” secondo le proprie esperienze personali senza capire l’enormi differenze che si trovano in tutto il paese a causa delle migliaia di anni della nostra Storia e anche per le innumerevoli invasioni straniere che hanno assicurato che ogni zona del paese, non importa quanto piccola o grande, abbia la propria specifica identità, un’identità che è ANCHE italiana perché queste ‘diversità’ fanno tutte parte del nostro paese.
E queste differenze diventano anche più grandi nelle famiglie all’estero perché non solo nel loro ambito mantengono le tradizioni portate dall’Italia, ma hanno assunto anche le usanze e le tradizioni dei nuovi paesi di residenza, per cui sono sì italiani, ma anche italo-americani, itali-argentini, italo-belgi e cosi via, perché non solo sono figli d’Italia ma sono anche figli della Cultura dei loro paesi di residenza, nello stesso modo per cui siamo tutti figli di padre e madre e mentre cresciamo la nostra identità si forma secondo quale seguiamo di più, come anche delle scuole che frequentiamo e i lavori che facciamo…
Purtroppo i “duri e puri” insofferenti di queste differenze sia in Italia che all’estero, ignorano che proprio queste differenze rappresentano il vero tesoro del nostro Patrimonio Culturale che non si limita solo a Roma, Firenze e Venezia, ma si estende a tutta la nostra penisola.
Ma, mentre quelli nati e cresciuti in Italia imparano la nostra Storia e la nostra Cultura a scuola, non possiamo dire la stessa cosa per i figli e discendenti dei nostri emigrati, perché le scuole che loro frequentano all’estero raramente fanno riferimenti al nostro paese tranne riferimenti veloci al Rinascimento, magari l’epoca romana ed il Ventennio fascista, e niente sulla grande maggioranze dei nostri artisti, autori, scultori e tutti gli esponenti dei millenni della nostra Storia e Cultura.
Essenzialmente possiamo risolvere questa triste situazione di scontri inutili e nocivi sui social solo lavorando insieme, in Italia e all’estero, incoraggiando il più possibile i discendenti dei nostri emigrati a voler imparare la nostra lingua ed il nostro, e quindi anche il loro, Patrimonio Culturale.
Ma questo non potrà mai succedere solo con il coinvolgimento dei nostri governi in Italia che, nel corso del tempo, non hanno mai fatto abbastanza perché i nostri addetti ai lavori capiscono poco o niente delle VERE realtà all’estero.
Dobbiamo avere anche il coinvolgimento di tutti i settori della nostra Cultura compresi l’editoria, il cinema, l’industria musicale, la televisione, e non solo statale, perché avere più lettori e pubblico all’estero vuol dire anche e soprattutto introiti più grandi per loro nel futuro perché la nostra popolazione in Italia non è grande abbastanza da sola per fornire le economie per proteggere e restaurare il nostro Patrimonio Culturale che in molti luoghi sta soffrendo per la mancanza di fondi.
E per fare tutto questo TUTTI gli italiani dovranno capire che gli stereotipi di noi italiani fin troppo spesso ci impediscono di presentare il nostro volto migliore al mondo, spesso perché molti di questi stereotipi sono ridicoli e poco realistici, perché non esiste un solo tipo di italiano, ma innumerevoli, allora potremmo offrire al mondo i nostri veri volti e non solo le solite macchiette che troppi all’estero immaginano quando si parla degli italiani in tutto il mondo.
E vogliamo finire questo articolo proprio sul tema degli stereotipi, perchè c’è uno stereotipo che dobbiamo discutere da solo e affrontare perché è quello che fa più male al nostro paese e la nostra immagine nel mondo.
Allora finiremo il discorso iniziato in questo articolo nel primo articolo dell’Anno Nuovo perché questo giornale vuole appoggiare un progetto della nostra Coldiretti che dovrà avere l’appoggio di tutti gli italiani, sia in Italia che all’estero, perché solo lavorando insieme potremo togliere questa macchia dal nostro paese e la nostra immagine internazionale.
Dear readers in Italy and overseas, the “Typical Italian” does NOT exist
Dear readers, we want to finish the year with a few thoughts about a burning issue that I see every day when I do the rounds of the international social media pages dedicated to the Italians overseas and also on various Italian and European pages dedicated to our relatives and friends overseas.
In a certain sense it was precisely this season of Christmas, New Year and Epiphany that led to this article which will introduce a serious and important project for our community, no matter where, that is seriously dealing with an aspect of our lives that we must resolve as a worldwide Italian community and not just by a few organizations and individuals.
In fact, if we go to Facebook, Twitter, Instagram, etc, we see pages dedicated to the “Italians” in the United States, the “Italians” in Argentina, the “Italians” in Australia, the “Italians” in Brazil and so on, and also pages dedicated to the “Italians” in countless cities in all the continents.
Some readers will be wondering why I put quotation marks on the word “Italians” and the answer introduces precisely what has been striking me for some time.
Many users, and not only in Italy, go to these pages thinking to find them dedicated to Italian migrants in these countries and cities and instead they find pages in other languages dedicated not only to Italian migrants everywhere but also the children and descendants of migrants in those places.
Often these descendants are of the fifth generation and beyond who know little or nothing about the country of origin of their parents, grandparents, great grandparents and so forth and what is striking is that almost all the users consider themselves “Italians”, at least on these pages, and this creates arguments between Italians in Italy who do not consider them at all “Italians”, often criticizing many aspects of their traditions and habits, while the users overseas base their concepts of being Italians precisely on their family traditions that in many cases are those brought by their forefathers which in the mean time have often disappeared in the home country, and this also applies to dialects that in Italy are now sadly on the verge of extinction in many areas of the country.
And what beats everything in these arguments is that both sides are right and both sides are wrong because the posts on the social media in this period demonstrate the veracity of the declaration in the title of this article.
In criticizing the Italians overseas for their “non Italian” habits many of the Italians in Italy show that they are just as ignorant of the habits and traditions of the other regions of Italy.
And we have been seeing this in recent weeks with the enormous variety of Christmas dishes and specialties that are served in the festive lunches and dinners. The word “lasagna” hides an impressive number of variations but those who consider the only “real lasagna” is the one from Bologna with Bolognese sauce and Béchamel too often do not know that in other regions the homonymous dishes in other places contain ingredients that would never be used in the Emilia-Romagna region, such as hard boiled eggs, salami, ricotta and even eggplant in Sicily. But these local differences do not make these dishes any less Italian. And almost always these regional variations are what the descendants overseas show in their photos on the social media pages which unleashes the wrath of the “purists” in Italy.
And speaking of Emilia-Romagna, traditionally the first course of Christmas lunch is broth, usually made from capon, but in Emilia it is served with meat filled tortellini and in the Romagna with cheese filled cappelletti and woe betide any stranger who thinks they are the same…(!)
But I do not want to enter only into the mistake of considering the differences in Italy only in the kitchen, a stereotype that unfortunately for us has had the effect that for many people overseas our Culture is represented only by pizza, pasta, wine and sweets. And sadly many of our relatives and friends overseas think only in this way…
I do not think anyone knows precisely how many habits and traditions there are in Italy. They change not only from north to South, as many foolishly want to think, but they change, including the dialects, from region to region, from province to province, from city to city and from small town to small town.
The effect of all this is that too many Italians, both in Italy and overseas, judge “Italianness” according to their personal experiences without understanding the huge differences found throughout the country due to the course of the thousands of years of our history and by the many foreign invasions which have ensured that every area of the country, no matter how small or large, has its specific identity, an identity that is ALSO Italian because they are all part of our country.
And these differences become even bigger in the families overseas because not only do they keep alive the traditions brought from Italy but they also assumed the habits and traditions of the new countries for which, yes, they are Italian but also Italian Americans, Italo-Argentineans, Italo-Belgians and so forth, because they are not only children of Italy but also the children of the Culture of their countries of residence, in the same way that the children of our fathers and mothers and as we grow up our identity is shaped according to which one we take after the most, as well as the schools we attend and the work we do…
Unfortunately, the purists who cannot stand these differences in Italy and overseas ignore that these very differences represent the real treasure of our Cultural Heritage which is not limited to only Rome, Florence and Venice but extends to all of our peninsula.
While those born and raised in Italy learn our history and Culture at school we cannot say the same thing about the children and descendants of our migrants because the schools they attend overseas rarely mention our country except for quick references to the Renaissance and maybe the Roman Era and the fascist dictatorship and nothing about the vast majority of our artists, authors, sculptors and all the exponents of the millennia of our history and Culture.
Ultimately, we can resolve this sad situation of useless and harmful clashes on the social media only by working together, in Italy and overseas, to encourage as much as possible the descendants of our migrants to want to learn our language and our, and therefore also their, Cultural Heritage.
But this will never happen with only the involvement of our governments in Italy which, over the years, have never done enough because those who work in this field understand little or nothing of the TRUE realities overseas.
We must also have the involvement of all the sectors of our Culture including publishing, the movies, the music industry, the television, and not only the State TV, because having more readers and audience overseas means also and above all greater revenues for them in the future because our population in Italy is not large enough on its own to provide the funds to protect and restore our Cultural Heritage which in many places is suffering from lack of funds.
And to do all this ALL Italians must understand that the stereotypes of we Italians all too often prevent us from presenting our best face to the world, often because many of these stereotypes are ridiculous and very unrealistic because there is not only one type of Italian but countless types for which we could offer the world our real faces and not just the usual caricatures that too many people overseas imagine when they talk about Italians all over the world.
And we want to finish this article precisely on the issue of stereotypes, but there is one stereotype of our country that we must discuss on its own because it is the one that hurts our country and our image around the world the most.
So, we will finish the discussion begun by this article in the first article of the New Year because this newspaper wants to support a project of our Coldiretti (National Confederation of Farmers) that must have the support of all Italians, in Italy and overseas, because only by working together will we be able to remove this stain from our country and our international image.