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Campione di lotta libera omosessuale combatte per reagire alle violenze subite da bambino

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Tempo di lettura: 2 minuti

Sale sul ring vestito da donna prima dei combattimenti.

di Vito Nicola Lacerenza

Si chiama Saúl Armendáriz, in arte Cassandro.  È stato il primo gay a vincere un campionato di lotta libera in Messico, la nazione simbolo della “lucha libre”, lotta libera, e “wrestling” il terminetecnico. Messicano d’adozione,  Saúl è nato e cresciuto a El Paso una città americana al confine col Paese latino, dove ha trascorso un’infanzia tormentata. Tre violenze sessuali: la prima subita a sette anni, le altre due a quindici, sono state il prezzo che lui ha pagato per la sua omosessualità. Depresso e sull’orlo del suicidio, ha capito fin da giovanissimo che l’unico modo per poter essere sé stesso sarebbe stato combattere. «Ero depresso, tutti mi dicevano:  “non diventerai mai nessuno, andrai all’inferno”- ha raccontato Cassandro- Allora mi sono detto: “sono già all’inferno!”. Ho capito che nella mia vita c’era qualcosa che era andato storto e a cui avrei potuto porre rimedio combattendo». Così, nel 1991, all’età di vent’anni,  Saúl si è trasferito a Città del Messico, tappa obbligata per chiunque voglia diventare un campione di lotta libera. Al primo incontro è stato messo a tappeto, ma la sconfitta peggiore gli è giunta una settimana prima di salire sul ring, quando ha tentato di suicidarsi tagliandosi le vene: non ha retto all’isolamento che l’avevano costretto tutti i colleghi a causa della sua omosessualità.

Gli stessi atleti che, un anno dopo, l’hanno acclamato per aver conquistato, col nome d’arte di Cassandro, il titolo di campione di “lucha libre” del Messico e diventare il primo lottatore gay della storia del Paese Latino. «È una gioia infinita per me salire sul ring. Combatto sì, ma truccato e vestito da donna: da Lady Diana, Madre Teresa di Calcutta o Hillari Clinton. Il pubblico si diverte- ha spiegato Cassandro- è un modo per scherzare prima di salire sul ring. Poi, una volta cominciato il combattimento, faccio sul serio». Al termine degli incontri, lontano dal clamore del pubblico pagante, Cassandro si è ritrovato a fare i conti con i ricordi della sua infanzia infelice che lui, ora campionee uomo disuccesso, non è riuscito a cancellare.  In seguito Cassandro ha cominciato a faruso di eroina e altre droghe, forse per lenire il dolore  di un passato di violenze subite, Ma poi è riuscito  a disintossicarsi. «Ora non ho più l’età per salire sul ring- ha spiegato il lottatore- ma resto sempre il migliore. La mia vita non potrà mai separarsi dal wrestling. Aprirò una palestra per insegnare questa forma di lotta ai ragazzi».

 

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