Italia
Bruno Berni e la letteratura Scandinava

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Intervista a Bruno Berni
Di Francesca Rossetti
Bruno Berni è un grande esperto di letteratura scandinava a livello internazionale ed ecco cosa ci racconta del suo affascinante mondo.
Chi è Bruno Berni e come nasce il Suo interesse per gli autori scandinavi?
“Ho studiato letteratura tedesca e letterature nordiche all’Università di Roma terminando il percorso all’inizio degli anni Ottanta. Alla Scandinavia mi sono avvicinato presto per affinità con la lingua tedesca e già nel corso degli anni di università l’interesse è diventato prevalente, soprattutto per l’assoluta novità di quelle culture per un italiano: erano un mondo tutto da scoprire. Diversi soggiorni in Germania, poi in Danimarca, prima e dopo la laurea, hanno fatto il resto, poi la traduzione – quest’anno sono trent’anni che traduco letteratura danese –, la ricerca, e alla fine ci si trova in un meccanismo in cui le cose da fare aumentano e quelle fatte sembrano sempre poche. Mediare una cultura in un’altra, soprattutto nel caso della cultura nordica – prevalentemente danese nel mio caso – in Italia, dove fino a pochi decenni fa se ne sapeva davvero poco, non è una cosa che si fa in un anno né in dieci. Nemmeno in trenta.”
In quali Paesi sono nati e quali sono i generi letterari che li caratterizzano?
“Non c’è un genere letterario che caratterizza la cultura dei paesi nordici, anche se a volte può sembrare così, per esempio in questo momento di grande produzione di gialli. Ma si tratta di mode destinate a passare, derivano dalle tendenze del momento in Scandinavia: come una volta ‘tirava’ il realismo sociale, che in Italia non piaceva, così ora funziona il giallo, che in Italia piace. La Svezia e la Norvegia hanno prodotto a fine Ottocento grande teatro, con Ibsen e Strindberg, la Danimarca no, ma nella prima metà dell’Ottocento ha avuto un grande filosofo, Kierkegaard, e un grande narratore, Andersen, e Norvegia e Svezia non possono dire altrettanto. Ma per il resto non si può dire che ci siano caratteristiche diverse nei vari paesi nordici. Però ci sono tendenze ricorrenti, per esempio in Scandinavia si scrive molta poesia, e sto cercando di portarne un po’, come traduttore.”
Spesso questi Paesi sono collegati alle fiabe: quali sono i più importanti favolisti e cosa comunicano con le loro fiabe?
“La fiaba, la cultura tradizionale, che comprende anche il canto popolare, con i suoi temi ha sempre avuto una grande influenza sulla cultura letteraria nordica: personaggi, situazioni, ricorrono spesso nella letteratura, anche al di fuori dell’ambito fantastico. Sono elementi nazionali riconoscibili e come tali tornano nella vita di un paese, sicuramente più di quanto accada in Italia. Le fiabe, e anche i canti popolari, nel corso dell’Ottocento sono stati raccolti come patrimonio nazionale e hanno avuto un pubblico molto ampio. Poi ci sono stati gli autori come Andersen, che oltre a essere molto noto a livello popolare ha anche influenzato la lingua letteraria danese.”
Come si collegano fiabe e vita quotidiana e quali simbologie presentano dietro alla narrazione apparentemente fantastica?
“Molti aspetti della letteratura ‘popolare’ creano simbologie di uso comune nella lingua di tutti i giorni, ma gli elementi simbolici delle fiabe derivano essi stessi dalla vita quotidiana, sono stilizzazioni delle esperienze umane, delle esperienze che l’uomo ha sempre dovuto affrontare, l’iniziazione, le prove. Tutto questo entra in modo stilizzato dalla vita alla fiaba, poi dalla fiaba torna con valore simbolico alla vita.”
In tempi più moderni abbiamo conosciuto personaggi come Nils Holgersson e Pippi Calzelunghe: quali differenze presentano con le fiabe antiche?
“Nils Holgersson è immerso in un universo fantastico, la sua storia è una storia che ha aspetti fantastici, ma la sua composizione ha scopi educativi. La Lagerlöf utilizzò elementi fantastici per scrivere un libro di geografia della Svezia, che è anche una specie di fiaba, che è anche un romanzo di formazione e ha una precisa morale. Gli elementi fantastici della tradizione, come dicevo, entrano nella letteratura moderna e fanno da contorno ad altro. Pippi è una cosa diversa: l’elemento fantastico è molto limitato – sebbene sia presente –, mentre è prevalente l’elemento educativo anche se pare il contrario, vista la libertà della bambina. Ma fu proprio il dibattito sulle nuove idee in Svezia per l’educazione dei bambini – più autonomia, più libertà – a generare Pippi, che a sua volta fece da volano per diffondere quelle idee. Del resto pochi anni prima – Pippi inizia nel 1945 – ovvero prima della guerra, c’erano in Danimarca – e anche in Italia – i libri di Bibi, di Karin Michaëlis, che più o meno seguivano la stessa strada di libertà, ma senza elemento fantastico.”
Quali sono i romanzi di altro genere più famosi dell’area scandinava?
“In questo momento, e da una decina d’anni, come dicevo, si scrivono molti gialli in tutta la Scandinavia, ma non bisogna credere che si scriva solo un genere per un certo periodo di anni, per poi passare ad altro. C’è molto realismo, un buon filone di realismo magico, ci sono romanzi storici, romanzi psicologici, e gli stessi gialli in Scandinavia nascondono spesso, sotto la maschera di un unico genere, opere con caratteristiche molto diverse che si vestono da giallo perché il mercato chiede questo. Si parla infatti di ‘romanzo ibrido’, che va dal thriller puro, poliziesco o giornalistico o medico-legale, a quello scientifico a quello psicologico, c’è l’analisi sociale, il giallo storico, il thriller metafisico, lo splatter e il giallo fantasy, l’eroe e l’antieroe, insomma molti generi che si nascondono sotto le spoglie di quello che definiamo ‘giallo nordico’.”
Alcuni autori hanno vinto dei premi? Quali?
“È un po’ difficile dare una risposta. Il più grande premio letterario, il Nobel, per esempio, che esiste dai primi anni del Novecento, è un premio internazionale ma attribuito in Svezia, e nei primi anni andò con una certa frequenza ad autori nordici, anche autori che ormai sono dimenticati, ma ormai non è più così da decenni e molti autori nordici che forse lo avrebbero meritato – la Blixen, per esempio, o Inger Christensen – non l’hanno mai avuto. Però la grande diffusione dei nordici da qualche anno ha portato anche loro a ricevere premi un po’ ovunque. Björn Larsson per esempio ha ricevuto numerosi premi in Francia e in Italia.”