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Brenda Ann Spencer e il primo massacro scolastico dell’era moderna

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La sedicenne Brenda Ann Spencer, provetta fotografa di San Diego, lunedì 29 gennaio 1979, dalla finestra di casa con la sua “macchina fotografica”, un fucile Ruger calibro 22, esplose una trentina di colpi verso l’entrata della Grover Cleveland Elementary School a San Diego, sparando a caso sui bimbi in entrata. 

brenda ann spencer

Per un’appassionata di fotografia usare un fucile con mirino telescopico di precisione non deve essere poi molto difficile: anche qui si tratta di impugnare, chiudere un occhio e appoggiare l’altro per prendere la mira, mettere a fuoco l’obiettivo e… click! premere un semplice pulsante, un grilletto in questo caso. Una, due, trenta volte, immortalando individui, adulti e bambini, nel loro ultimo istante di vita. È una questione di scelta: c’è chi diventa fotografo e chi s’improvvisa cecchino.

La sedicenne Brenda Ann Spencer, provetta fotografa di San Diego, lunedì 29 gennaio 1979, ha fatto la sua scelta, appostandosi alla finestra di casa con la sua “macchina fotografica”, un fucile Ruger calibro 22, per osservare, attraverso lo zoom del mirino, l’entrata della Grover Cleveland Elementary School a San Diego, proprio dall’altra parte della strada. Non si è limitata a osservare.

Click! Click! Click!… trenta letali istantanee di precisione hanno ferito bambini e ucciso il preside e il custode della scuola intenti a mettere in salvo i piccoli, così come hanno messo fine alla vita del primo poliziotto intervenuto sul posto. In seguito, Brenda ha chiuso la finestra e si è asserragliata in casa. È arrivata la S.W.A.T. e anche il negoziatore, come nel più classico dei film americani e, dopo sette ore di assedio, in cui Brenda ha anche annunciato che sarebbe uscita solo sparando, la vicenda si è risolta invece con la resa senza resistenza della ragazza e con una frase, divenuta famosa, che la ragazza ha pronunciato ai giornalisti e ai poliziotti durante la cattura per giustificare il suo operato: “I don’t like mondays” (“Non mi piacciono i lunedì”).

Durante gli interrogatori e nel successivo processo la ragazza non ha dato alcun cenno di pentimento, né di paura per ciò che è accaduto e per le conseguenze del gesto e, anzi, ha continuato a rilasciare dichiarazioni spavalde, mostrandosi indifferente nei confronti delle vittime: “Non c’erano ragioni per farlo, era semplicemente molto divertente”, “Era come sparare alle anatre nello stagno”, “I bambini sembravano una mandria di vacche ciondolanti, erano dei bersagli molto facili”, “Guardare i bambini feriti mi ha molto divertita”. Questo atteggiamento le è costato, ovviamente, tanto che è stata processata come se fosse un’adulta e infine condannata per duplice omicidio e lesioni con arma da fuoco a una pena dai 25 anni all’ergastolo. Rinchiusa ancora oggi, ormai 57enne, nel California Institution for Women di Chino in California, ha tentato per ben quattro volte di richiedere la libertà condizionale e ogni volta le è stata rifiutata, ritenuta dai giudici ancora un pericolo per sé e per gli altri. L’ultima richiesta di libertà condizionale risale ormai al 2009 e la legge prevede che possa ripresentarla solo quest’anno, nel 2019, ma a oggi di richieste ancora non ne ha avanzate.

Quello perpetrato da Brenda Spencer è ricordato come il primo massacro scolastico dell’era moderna negli Stati Uniti. Pare facile incolpare una sedicenne schiva e ribelle, soprannominata a scuola “Brenda la strana”, probabilmente dedita all’uso di alcol e droghe, come lei stessa ha dichiarato durante la prima udienza del processo, cercando invano di ottenere la semi-infermità mentale, ma affermando anche di essere vittima di complotti orditi dal suo stesso avvocato e dalla polizia per drogarla ed estorcerle una confessione. Eppure, le ragioni di un gesto tanto crudele e insensato come sparare a caso su una folla di bambini può essere ricercato non solo in chi effettivamente ha premuto il grilletto, ma anche in due fattori fondamentali che condizionano sin dalla nascita la vita di una persona: la famiglia e la legge.

Analizziamo il contesto familiare. Di Brenda si sa che è figlia di genitori divorziati e che vive con Wallace Spencer, padre alcolizzato e instabile che raramente è in grado di prendersi cura di sé stesso e tantomeno della figlia. Prova è il fatto che, nonostante Brenda per Natale avesse chiesto una semplice radio e sebbene avesse già in passato mostrato un distorto interesse per le armi da fuoco e storie di violenza, lui le abbia regalato un fucile, proprio quel Ruger calibro 22 che in seguito lei avrebbe utilizzato per il suo “lunedì di ordinaria follia”. I due vivono in povertà, dormendo su materassi stesi direttamente a terra, circondati da lattine di birra e bottiglie di alcolici vuote. Nel processo Brenda ha dichiarato anche di essere stata vittima di abusi da parte del padre, ma questo fatto, a causa del suo delirio complottistico, non venne mai indagato più a fondo. Le varie perizie psichiatriche effettuate su di lei non acclararono alcuna infermità mentale, confermarono però che la ragazza soffriva di depressione, tendenze suicide e anche di epilessia, probabilmente dovuta a una lesione alla testa causata da una caduta dalla bicicletta avvenuta anni prima.

Il secondo fattore che inevitabilmente ha determinato le conseguenze di quel tragico lunedì è il più che discusso Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce a tutti i cittadini il diritto di possedere armi. Un emendamento che risale nientemeno che alla guerra d’indipendenza americana, un periodo in cui, dovendo opporsi all’occupazione spagnola e inglese, possedere un’arma significava letteralmente difendere il proprio territorio, la casa e la famiglia, non da ladri e malintenzionati, bensì da interi eserciti. A quel tempo in realtà tale diritto era riservato esclusivamente ai militari, per legge “una milizia ben regolamentata”, “essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero”,  solo successivamente l’emendamento è stato interpretato in modo più lasco e ampio, estendendolo di fatto a tutti i cittadini americani maggiorenni. Facile comprendere che, se la legge vieta l’acquisto di armi ai minorenni, non ne può però vietare l’utilizzo (e anzi, in alcuni casi come nelle battute di caccia, in presenza di un accompagnatore adulto, l’utilizzo di armi da parte di un minore è addirittura consentito). Il regalo fatto dal padre a Brenda e l’utilizzo del fucile da parte della ragazza, così come i successivi casi di massacri scolastici su suolo americano, sono tutte dimostrazioni che in quella legge c’è qualcosa di sbagliato e dalle prospettive tragicamente incontrollabili.

I Don’t Like Mondays, le parole di un’assassina, quell’anno divennero il titolo di una canzone scritta da Bob Geldof, cantante dei The Boomtown Rats, che rimase al primo posto della classifica per quattro settimane. Brenda Ann Spencer non è stata però solo ispiratrice di una canzone e di un paio di documentari. Solo negli Stati Uniti, si pensa che altre persone si siano ispirate a lei e al suo gesto:

1999: massacro della Columbine High School – 15 vittime;

2007: massacro al Virginia Polytechnic Institute – 33 vittime;

2012: massacro alla Sandy Hook Elementary School – 28 vittime;

2018: massacro alla Marjory Stoneman Douglas Hig School – 17 vittime.

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