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Azzera la bolletta

Arte & Cultura

BOMPIANI al Festivaletteratura di Mantova

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Sabato 10 settembre, ore 10.30 – Seminario vescovile – Con Elvira Seminara

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Autori stranieri: Anne Enright – La strada verde

L’infanzia, il passato, le aspirazioni frustrate, un feroce ritratto di famiglia in un interno. Dall’autrice di La veglia (Booker Prize 2007) il romanzo finalista al Booker Prize 2016 “Anne Enright si conferma una delle scrittrici più importanti della sua generazione.” Sunday Times “Lo stile di Anne Enright è affilato e brillante come quello di Joan Didion, la sua visione d’insieme è ampia come quella di Alice Munro e il ritratto che ci offre dell’Irlanda è originale e coraggioso come quello di EdnO’Brien.” Colm Tóibín La strada verde è un romanzo potente su ciò che chiamiamo casa e su quanto possa essere difficile abitarla.” The New Statesman

Rosaleen Madigan è una donna forte, forse troppo, un’irresistibile matriarca irlandese da cui prima o poi bisogna allontanarsi, se si vuole sopravviverle. Dei quattro figli solo Constance è rimasta nella contea di Clare, presa nelle spire di una vita troppo prevedibile; gli altri hanno cercato di sfuggire alla personalità ingombrante della madre, ma non è detto che ci siano del tutto riusciti. Dan l’inquieto ha scelto New York e il mondo eccentrico dell’arte; Emmet è arrivato fino in Mali, dove l’impegno rigoroso sul fronte umanitario non compensa l’incompiutezza di una vita sentimentale fatta di strade non prese; Hanna ha tentato senza successo la carriera di attrice a Dublino. Richiamati a casa per quello che potrebbe essere l’ultimo Natale condiviso – Rosaleen, rimasta sola, ha deciso di liberarsi della dimora di famiglia –, dovranno fronteggiare se stessi cresciuti, misurarsi con desideri ancora accesi e aspirazioni appassite, ma soprattutto non potranno più eludere lo scontro con una madre che in un gioco di sguardi giudicanti, silenzi e improvvise asprezze riesce a trascinarli indietro nel tempo, a quello che erano e per lei sono rimasti: bambini per sempre, prigionieri di un’infanzia eterna pronta a rivivere nel momento in cui tornano tutti insieme, domati e definiti dal suo sguardo implacabile.

Collana Narratori stranieri, pag.336, Euro 19.00 ,  Traduzione di Alessandro Achilli

Anne Enright è nata a Dublino nel 1962 ed è producer e regista televisiva. Ha pubblicato due raccolte di racconti, un saggio e cinque romanzi, tra cui La veglia, che ha ottenuto il premio Irish Novel of the Year, l’Irish Fiction Award e il Man Booker Prize 2007. Nel 2015 è stata nominata Laureate for Irish Fiction. Con Bompiani ha pubblicato La veglia, Il piacere di Eliza Lynch, Il valzer dimenticato e Fare figli inciampando nella maternità.

Jay McInerney La luce dei giorni –  Sabato 10 settembre, ore 21 – Teatro Ariston – Con Stefano Salis

Dopo dieci anni, l’atteso ritorno al romanzo dell’autore di “Le mille luci di New York”, romanzo-culto degli anni Ottanta.

Corrine e Russell, una coppia matura nella New York degli anni Duemila. I figli, il lavoro, le passioni e i tradimenti, il tentativo disperato di ritrovare la vivacità della giovinezza e il senso dell’amore e degli ideali in una città troppo cambiata eppure irrinunciabile. La storia di un matrimonio e di una città che fatalmente non sono mai gli stessi e che trasformandosi resistono. Un nuovo omaggio a una città che è paesaggio concreto e insieme interiore.  Corrine e Russell, coppia matura con gemelli adolescenti, lui editor di un piccolo coraggioso marchio indipendente, lei dedita alla beneficenza, affrontano gli scossoni della maturità. Lei vede tornare in scena l’amante con cui aveva vissuto una storia appassionata; lui rischia troppo pubblicando un memoir di guerra che si rivela falso; i figli si ribellano, li spiano, li mettono in discussione; e intorno a loro coppie di amici che divorziano, uomini che cercano una seconda giovinezza, scrittori esordienti destinati a bruciarsi. E una città che cambia pelle, costringendo chi ci vive a fare lo stesso. Una nota d’amarezza e speranza chiude la trilogia iniziata con Si spengono le luci e proseguita con Good Life.

Collana Narratori stranieri, pag. 512, Euro 20.00 Traduzione di Andrea Silvestri

Jay McInerney è nato ad Hartford (Connecticut) nel 1955. Allievo di Raymond Carver, si è imposto giovanissimo come l’enfant prodige della letteratura americana. Tra i suoi libri, tutti pubblicati da Bompiani, Le mille luci di New York, Professione: Modella, Nudi sull’erba e Good Life.

Olivier Rolin – Il meteorologo – Sabato 10 settembre, ore 17.00 – Palazzo Ducale – Piazza Castello, con Luca Mercalli

La storia vera di Aleksej Vandenheim, meteorologo russo vittima dello stalinismo.

Il suo mondo era fatto di nuvole. Gli aerei si basavano sulle sue previsioni per atterrare, le navi per farsi strada tra i ghiacci, i trattori per poter lavorare la terra. Aleksej Feodos’evicˇ Vangengejm era il meteorologo dell’Unione Sovietica. Nato in una famiglia della piccola nobiltà, abbracciò la rivoluzione e pose il proprio talento al servizio di quello che gli sembrava un grande ideale. Quando iniziò la conquista dello spazio sognò di addomesticare l’energia del sole e dei venti in nome del socialismo. Ma nel 1934 venne accusato di tradimento e fu rinchiuso nel primo dei gulag. Da allora la sua vita, come quella di milioni di altre vittime del regime sovietico, fu segnata. Negli anni di prigionia, fino a quando fu giustiziato nel 1937, scrisse alla figlia messaggi fitti di disegni, erbari, indovinelli. Proprio la scoperta di questa corrispondenza con una bambina che Vangengejm non avrebbe mai rivisto ha indotto Olivier Rolin a raccontare in tono sobrio e preciso, attenendosi ai fatti, la storia di un uomo che è anche la storia di un tempo feroce, un tempo di promesse non mantenute. “Non era un genio scientifico né un grande poeta, era per certi versi un uomo ordinario, ma era innocente.”

Collana Narratori stranieri, pag. 160, Euro 17.00 – Traduzione di Yasmina Melaouah

Olivier Rolin nato nel 1947, cresciuto in Senegal, ha studiato all’École Normale Supérieure e dopo il maggio 1968 è entrato a far parte del movimento maoista Gauche Prolétarienne. Ha vinto il Prix Fémina nel 1984 con Port-Soudan. Il suo libro più celebre è Tigre di carta, il romanzo del Maggio francese.

Autori italiani:

Mario Fortunato Noi tre – Domenica 11 settembre, ore 18.00 – Palazzo D’Arco – Cortile, con Matteo Giancotti

Mario, Filippo e Pier, tre ragazzi di provincia e i loro anni Ottanta. Una piccola “età del jazz” tra Roma e Milano. Una storia vera che diventa romanzo. Venticinque anni dopo la morte di Pier Vittorio Tondelli, e a sette da quella di Filippo Betto, l’amico e compagno di strada Mario Fortunato racconta il loro legame felice e infelice Noi tre è la storia di Pier Vittorio Tondelli, di Filippo Betto e dell’autore di questo romanzo – tre ragazzi che volevano essere scrittori. Venivano dalla provincia, avevano pochi mezzi e “consideravano la letteratura il loro mondo segreto, oltre che la principale ragion d’essere”. E poiché avevano quasi tutto in comune, “si amarono come ci si ama da ragazzi, senza remore morali né pietà”. L’Italia è quella degli anni ottanta del secolo scorso. Un Paese opulento, di colpo incline a scrollarsi di dosso le molte ipocrisie della tradizione cattolica e di quella comunista. L’Italia che dissipò se stessa nell’ubriacatura del consumismo, ma anche una nazione che finalmente si affacciava alla modernità. Nella musica pop trionfavano le band neoromantiche. In letteratura si riscopriva il minimalismo. Nell’arte tornava l’uso dei pennelli e della tela. La pubblicità – Andy Warhol era ancora vivo – usciva dal dominio dell’economia per entrare in quello dell’estetica. Pier, Filippo e Mario inventarono un linguaggio quotidiano di amicizia, complicità, erotismo. E quella fu la loro “età del jazz” formato tascabile. Erano giovani, si sentivano liberi e persero tutto. Pier incontra subito la notorietà letteraria, pagandola a caro prezzo. Filippo è il più giovane: possiede il distacco dei fratelli minori, ma l’inquietudine lo divora. Mario, che dei tre si direbbe il più forte, è tuttavia il meno sicuro di sé. Pubblicando i loro libri, i ragazzi diventano uomini. Ma alla soglia dell’età matura Pier se ne va per colpa dell’aids. Poi anche Filippo va via, nella maniera contraddittoria e caotica che ha segnato la sua esistenza. Così Mario, rimasto solo, si chiede per anni se raccontare la storia della loro giovinezza meravigliosa e irrevocabile. Si chiede, e continua a farlo, che cosa ne penserebbero gli altri due. E per tentare di capirlo scrive Noi tre.

Collana Narratori italiani, pag. 180,  euro 17.00

Mario Fortunato ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Londra, è editorialista della “Süddeutsche Zeitung” e critico letterario per “L’Espresso”. I suoi libri pubblicati da Bompiani sono: Luoghi naturali, I giorni innocenti della guerra (secondo classificato al Premio Strega 2007 e vincitore dei premi Mondello e Super Mondello), Quelli che ami non muoiono, AllegraStreet, Il viaggio a Paros, L’arte di perdere peso, Le voci di Berlino e Tre giorni a Parigi.

Siegmund Ginzberg – Spie e zie – Mercoledì 7 settembre, ore 18.30 Giardino di Palazzo D’Arco – Cortile, con Wlodek Goldkorn e Paolo Di Paolo

Tre fratelli e due sorelle lasciano Istanbul per seguire ognuno la propria strada, si ritrovano e poi si riperdono, mentre le loro vicende si intrecciano con la grande storia del Novecento. Zio Bernard si fonde nella figura del più misterioso agente di Stalin nella Parigi degli anni trenta e del Front Populaire. La bellissima e fascinosa zia Perla da entraîneuse a Praga diventa una delle signore più ricche e corteggiate d’Europa. La malinconica Dolceta sposa un ufficiale turco e trascorre il resto dei suoi giorni in un manicomio di Istanbul. Di Benjamin si perdono le tracce nella Russia sovietica e Paul, ragazzo delle pulizie nella Costantinopoli occupata dagli Alleati, trova la sua Europa nella Cecoslovacchia tra le due guerre, finisce ai lavori forzati in Anatolia per poi sognare di rifarsi una vita da immigrato nella Milano del miracolo economico. Attraverso una manciata di foto sbiadite, di racconti interrotti, di favole tramandate e di episodi visti e ricordati con gli occhi di un bambino, Siegmund Ginzberg racconta le avventure, le passioni, i traslochi, le speranze e i silenzi di una famiglia.

Collana Narratori italiani, pag. 304, Euro 18.00

Siegmund Ginzberg (Istanbul, 19 giugno 1948), giornalista. È stato per anni corrispondente e inviato per “l’Unità” in Cina, Iran, India, Giappone, le due Coree, a New York, Washington e Parigi. Collabora con “la Repubblica” e “Il Foglio”. Ha pubblicatoSfogliature. Scoop nascosti nei classici (2006) e Risse da stadio nella Bisanzio di Giustiniano (2008).

Beatrice Masini I nomi che diamo alle cose – Mercoledì 7 settembre, ore 16.00- Casa del Mantegna, con Bianca Pitzorno

Spesso quando si desidera distrattamente qualcosa si finisce per ottenerlo senza sapere che farsene. È quello che scopre Anna, quarant’anni, un passato prossimo doloroso e irrisolto, un presente di lavoro-passione e leggerezza forzata, quando Iride Bandini, celebre autrice per ragazzi conosciuta anni prima, le lascia in eredità una piccola casa, la portineria della sua proprietà: un curioso, eccessivo gesto di gratitudine che invita Anna a cambiare vita senza rifletterci troppo. Dalla città alla campagna, passato un primo periodo in solitario nuovi legami s’impongono, si rendono necessari: un capomastro gentile e devoto, l’ex segretaria e il figlio irrequieto della scrittrice, uno sceicco che non è uno sceicco, una coppia di contadini con bambine, tutti sembrano volere qualcosa da Anna, come se la sua presenza in quel luogo non fosse quasi casuale ma richiesta. E poi c’è una raccolta di fiabe inedite ritrovate in una scatola di latta, ci sono le storie di guerra e d’amore che solo certe case sanno raccontare, e i conti da fare coi propri nodi quando continuano a stringere, a far male. Un romanzo che parla della cura degli altri e delle cose, di madri buone e figli cattivi o viceversa, di vino, cani e fantasmi, del peso da dare a ciò che si fa e alle parole che si scelgono per definirlo.

Collana Narratori italiani, pag. 224, Euro 17.00

Beatrice Masini è nata a Milano. Giornalista, traduttrice, editor, scrive storie e romanzi per bambini e ragazzi. Tentativi di botanica degli affetti, il suo primo romanzo per adulti (Bompiani, 2013), ha vinto il Premio Selezione Campiello, il Premio Alessandro Manzoni e il Premio Viadana; già pubblicato in Francia, uscirà anche in Gran Bretagna e in Spagna.

Umberto Pasti – Animali e no – Venerdì 9 settembre, ore 10 – Portico del Cortile d’Onore, con Davide Tortorella

Un piccolo aspide dalle guance morbide come quelle di un bebè, nascosto nella tasca di una giacca; le rane, le salamandre e i tritoni di un fiume salvati da una morte atroce; una sacra famiglia di cani randagi osservati con stupore affettuoso da un convinto gattofilo; una tenia sbarazzina come la Lolita di Nabokov, una mantide religiosa ubriacona, e anche un gruppo di Narcisi che parlano e cantano l’antica lingua ebrea del Nord Africa, un accampamento di Iris-guerrieri di un’audacia e di una bellezza terrificanti. Questi sono solo alcuni degli eroi che popolano il Marocco magico di Umberto Pasti, raccontato con la libertà e la grazia di un poeta.

Collana Overlook, pag. 160, Euro 17.00 – Disegni di Pierre Le-Tan

Umberto Pasti è nato a Milano. Ha collaborato a “il Giornale” e a “La Voce” di Indro Montanelli con articoli sull’arte e sulla letteratura. Ha scritto di viaggi, di costume e di attualità su periodici italiani e stranieri (“Vogue”, “Elle”, “House and Garden”, “The World of Interiors”). Ha tradotto per “La Tartaruga” le lettere di Marcel Proust alla madre (1986). Esperto di ceramica islamica e appassionato di botanica, vive a Milano, a Tangeri e nei pressi di un villaggio nel nord del Marocco. Per Bompiani ha pubblicato Giardini e no (2010), Più felice del mondo (2011) e L’età fiorita (2014).

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