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Italia

Aumentano i casi di aggressione a medici, ormai è una moda. Passerà?

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 In preoccupante aumento le aggressioni a medici ed operatori sanitari. L’allerta della Cisl medici Lazio

di Vanessa Seffer

Nel 2017 sono stati quasi 24 milioni gli accessi al Pronto Soccorso in Italia con diversificate tipologie di codice e di durata degli stessi.

A fronte di un così elevato numero sono estremamente rari i casi accertati di malasanità.

“Eppure i cittadini, a fronte del sovraffollamento che si verifica nei PS, maggiormente in questo periodo a motivo della sindrome influenzale, hanno una percezione alterata del funzionamento dei pronto soccorso e nell’immaginario degli utenti si fa strada una situazione di ansia che può trasformarsi in rabbia e sfociare in episodi di aggressività. Le lunghe attese poi aggravano il nervosismo di fondo” – si legge in un comunicato della Cisl Medici Lazio -.

“Si richiedono agli operatori sanitari efficienza ed affidabilità ma la comprensione e la pazienza non albergano nelle teste di quanti, non riuscendo a frenare i propri istinti, vanno in escandescenza pretendendo con immediatezza l’erogazione del servizio che molto spesso non ha davvero nulla a che vedere con l’emergenza-urgenza che dovrebbe essere invece l’attività elettiva del pronto soccorso”.

In Italia il fenomeno è in crescita ed è ubiquitario, e da parte delle Aziende Asl ed Ospedaliere non c’è una uniformità di comportamento reattivo. Si affiggono cartelli al triage del P.S. con riferimenti al codice penale e alle sanzioni inflitte in caso di ingiurie a un operatore incaricato di pubblico servizio, si scrivono documenti su metodologia di analisi e gestione del rischio, si istituiscono commissioni aziendali per la valutazione del rischio da violenza sul luogo di lavoro, si fanno corsi di comunicazione e di mediazione dei conflitti, si attivano corsi di autodifesa ma non c’è una visione univoca ed unitaria sulle modalità per superare questo grave problema che è sicuramente culturale ma è anche ormai un vero e proprio allarme sociale e come tale deve essere affrontato.

“Come Cisl Medici Lazio – conclude il comunicato – confidiamo che superato il momento elettorale che ha distolto il presidente-segretario-commissario si possano dettare ai direttori generali della Regione Lazio linee operative vincolanti sulla costituzione di parte civile delle Asl contro gli aggressori”.

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