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Arte & Cultura

Arte a Venezia, Il pittore delle donne

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Presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna la mostra che celebra la pittura di Lino Selvatico
                           
di Roberta Grendene
IMG_2893Roma, 13 Maggio – Venezia rivive la Belle Époche. Sarà infatti di scena da domani fino al 31 maggio presso la Galleria d’Arte Moderna una rassegna delle opere più rappresentative di Lino Selvatico, noto pittore padovano nato nel 1872 e morto nel 1924. Si tratta di immagini raffiguranti l’universo femminile e di capolavori conservati nelle raccolte di Ca’ Pesaro, come Cappuccetto grigio del 1903,  il Ritratto della contessa Annina Morosinidel 1908 e Madre e figlio del 1922.  Al centro della retrospettiva – che si realizza con la direzione scientifica di Gabriella Belli e a cura di Elisabetta Barisoni – venticinque opere  che ripercorrono la carriera artistica di Selvatico: una selezione piccola ma preziosa, che mette in evidenza le tematiche e gli interessi prevalenti dell’artista.  Attraverso un percorso articolato nelle tre sezioni Donna, Famiglia e Modella, che riprendono altrettanti temi esplorati dal pittore durante la sua lunga e prolifica carriera, l’esposizione sarà un’occasione unica per riscoprire alcuni capolavori delle raccolte di Ca’ Pesaro, in un confronto talvolta sorprendente con opere della produzione meno nota dell’autore.  Emerge pertanto una vena artistica di grande spessore, di cui vengono illustrati gli aspetti più famosi, come i ritratti di grande formato eseguiti per l’alta società veneziana e milanese, ma anche episodi meno noti, legati comunque all’immaginario e alla cultura visiva della Belle Époque.  La mostra è accompagnata da un catalogo a cura di Cristiano Sant, un significativo aggiornamento degli studi storici e una più precisa collocazione di alcuni aspetti importanti della vita e della produzione di Lino Selvatico che si lega a doppio filo alla storia veneziana a cavallo del XX secolo nonché alla nascita della Biennale; infatti  uno dei promotori della rassegna è proprio il padre dell’artista, Riccardo, figura di riferimento per la politica cittadina e sindaco dal 1890 al 1895.  Il salotto dei Selvatico è animato dall’elegante aristocrazia fin de siècle, unita al mondo letterario e artistico, da Luigi Nono a Cesare Laurenti, fino a quello del teatro. Intrapresa la strada della pittura, dopo gli studi di Giurisprudenza, Lino esordisce alla Biennale del 1899 e partecipa a quasi tutte le edizioni successive: attraverso questa frequentazione assidua, l’artista si colloca precocemente nella linea delle istanze di rinnovamento che, dall’Inghilterra all’Irlanda, dalla Spagna alla Francia, caratterizzano le prime edizioni della rassegna.  Messe da parte sia le suggestioni realiste sia le influenze simboliste, Lino Selvatico diviene il principale referente per la ritrattistica veneziana, contribuendo a rinnovare questo genere attraverso il confronto con il gusto europeo e gli esempi offerti dalla pittura inglese del Settecento.  I capolavori più noti dell’autore sono sicuramente i grandi ritratti che egli realizza per l’alta società veneziana e milanese e nei quali trasfonde  un immaginario e una cultura visiva strettamente legati alla Belle Époque.  La parte più consistente di questa produzione si concentra intorno alla figura femminile e in veste di “pittore delle donne” Lino emerge  fin dalla Biennale del 1903, con la rappresentazione dell’attrice Irma Gramatica e della signora Coletti.  Il trasferimento a Milano nel 1918 gli permette di allargare la committenza che comprende i personaggi più in vista della mondanità, artistica e teatrale assieme ai protagonisti della vita sociale e culturale dell’epoca.  La sua attività viene celebrata più volte dalla Biennale, che gli dedica mostre individuali nel 1912 e 1922, oltre all’importante omaggio retrospettivo del 1926. Lino Selvatico muore, in seguito a un incidente motociclistico, il 25 luglio 1924. Oggi i suoi capolavori ritornano ad essere protagonisti in una mostra che riporta ad un tempo lontano, mai dimenticato.

 

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