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Attualità

Antonietta Longo, la decapitata di Castel Gandolfo

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Antonietta Longo morì il 5 luglio 1955: tante le domande aperte in un caso ancora irrisolto

I suoi ultimi mesi furono a dir poco strani: dopo aver ritirato tutti i suoi risparmi, il 4 aprile del 1955 depositò una valigia in una cassetta del deposito bagagli della stazione di Roma Termini. Due mesi dopo, il 24 giugno, acquistò un’altra valigia, oltre a diversi oggetti, vestiti e biancheria. Passarono due giorni e Antonietta chiese un mese di permesso al suo datore di lavoro, un medico, il signor Gasparri, presso la cui casa prestava servizio come domestica. Il 30 giugno Antonietta ritirò una lettera al fermo posta e il giorno seguente usciva di casa con un biglietto ferroviario direzione Sicilia. Tutto lasciava presagire una partenza, ma la Longo non prese mai quel treno, perchè si fermò alcune notti in una pensione. Il 4 luglio lasciò la seconda valigia nel deposito bagagli della stazione Termini e il 5 luglio, alle ore 18, imbucò una lettera indirizzata alla sua famiglia in Sicilia, in cui avvisava che stava per sposarsi, pur non indicando il nome del futuro sposo. Antonietta Longo non si sposò mai, morì quel giorno, il 5 luglio 1955.

Il corpo fu ritrovato il 10 luglio a Castel Gandolfo, sulle rive del lago Albano, da due uomini, il meccanico Antonio Sollazzi e il sagrestano Luigi Barboni, durante una passeggiata nei pressi del lago. Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, era di una donna, nuda, con solo un orologio al polso e la parte superiore del corpo ricoperta con le pagine di una copia de Il Messaggero datata 5 luglio. La testa della donna era stata staccata di netto dal collo e non fu mai ritrovata.

I due, spaventati, ne denunciarono il ritrovamento solo due giorni dopo ai Carabinieri. Questi accertarono le reali condizioni del corpo: molteplici segni di arma da taglio coprivano il ventre. l’addome e la schiena. La successiva autopsia rilevò che la decapitazione era stata effettuata da una mano capace, con una tecnica conosciuta solo da medici o da esperti di anatomia, inoltre fu riscontrato un recente aborto. Sulle unghie di mani e piedi spiccava il segno di uno smalto rosso e l’orologio al polso destro era fermo alle 3.33, non si sa se di pomeriggio o di notte. Sulla riva del lago, poco distante dal luogo del ritrovamento, venne rinvenuta una fotografia ritraente un uomo e una donna ignoti. I Carabinieri non seppero dire se si trattasse della stessa donna, perché non riuscirono a identificare subito il cadavere, pur stimando che avesse un’età tra i 25 e i 30 anni e fosse alta circa 1 metro e 60.

La svolta nelle indagini arrivò proprio grazie a quell’orologio trovato addosso al cadavere, uno Zeus prodotto solo in 150 esemplari. I carabinieri setacciarono gli orafi intorno a Roma e, al contempo, spulciarono le denunce di scomparsa delle settimane precedenti. Scoprirono chi aveva comprato l’orologio e incrociarono il dato con una denuncia di scomparsa fatta del signor Gasparri. A seguito di un confronto delle impronte digitali trovate in casa Gasparri con quelle del corpo, accertarono l’identità del cadavere: Antonietta Longo, una trentenne alle dipendenze del medico Gasparri.

Gli inquirenti indagarono gli ultimi giorni della Longo e scoprirono i suoi movimenti nei mesi precedenti, così come vennero a conoscenza che tra il 4 e il 5 luglio si era incontrata con un uomo, con il quale si era recata da un sarto per ordinare un vestito, e che qualche giorno prima aveva fatto una telefonata da un bar a un certo Antonio, suo presunto fidanzato. Scoprirono anche che la Longo aveva avuto diversi corteggiatori, ma che era stata fidanzata poi per diverso tempo con un impiegato del ministero dell’Aeronautica. Vennero anche trovate le valigie depositate da Antonietta alla stazione di Roma Termini. Contenevano abiti e un corredo matrimoniale, ma nessuna traccia dei soldi ritirati dalla donna in precedenza, ben 331.000 lire, che all’epoca erano una bella somma.

Il caso della decapitata di Castel Gandolfo è ancora oggi un mistero. Tra i diversi sospettati spiccavano il medico Gasparri, il presunto fidanzato Antonio e i vari corteggiatori della Longo, ma per nessuno di loro vennero trovate prove incriminanti. Si pensò allora a un uomo che, dopo aver corteggiato e illuso la Longo di volerla sposare, decideva di ucciderla rubandole il denaro e sparendo nel nulla. I colpi al ventre potrebbero essere il modo dell’assassino per tentare di rifiutare la gravidanza o nascondere alle forze dell’ordine lo stato interessante della donna, mentre la decapitazione rimane il vero mistero. Forse un tentativo di rallentare l’identificazione del cadavere.

Il caso tornò in auge negli anni successivi in diverse occasioni: la prima volta, un paio di anni più tardi, quando un detenuto di Regina Coeli puntò il dito contro suo cognato Giuseppe Bucceri, indicandolo come un uomo abituato a truffare le donne promettendo di sposarle. Affermò anche che, dopo la minaccia di denuncia di una donna, il cognato l’aveva a sua volta minacciata di tagliarle la testa. Coincidenze interessanti che però non portarono a nulla, solo a una pista inattendibile quanto le precedenti, che venne presto abbandonata.

Nel 1971 a casa Gasparri arrivò una lettera anonima asserente che Antonietta era morta durante un aborto e in seguito sarebbe stata trasportata in riva al lago e qui decapitata. Nello stesso anno altre due lettere anonime, questa volta inviate al procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, che confermavano la morte per emorragia della Longo a seguito di un aborto cui, sempre secondo le lettere, la costrinse il fidanzato Antonio, pilota d’aereo civile e contrabbandiere. Nelle lettere venivano menzionate anche le ferite al ventre, fatte per nascondere le tracce dell’asportazione delle ovaie durante l’aborto, e la decapitazione, effettuata per evitare l’identificazione della vittima, la cui testa venne poi dissolta nell’acido.

Un caso agghiacciante, come detto, tuttora senza una soluzione. Tante, infatti, sono le domande ancora aperte: chi ha realmente ucciso Antonietta Longo? E perché decapitarla? Quando e in che luogo è morta di preciso? Dove sono finiti i soldi ritirati dalla vittima pochi mesi prima della morte? Ma forse, il fatto più strano e inspiegabile è proprio il comportamento tenuto da Antonietta in quei mesi, in cui tutte le sue azioni dimostravano la volontà di partire e tornare in Sicilia, probabilmente dalla famiglia, eppure decide, prima, di non salire sul treno di cui ha già il biglietto e, poi, invia quella lettera, proprio alla famiglia, in cui afferma di stare per sposarsi. Con chi? Probabilmente con l’uomo da cui aspetta un bambino. Probabilmente con il suo assassino.

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