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Accoltellato Jair Bolsonaro, il “Trump brasiliano” favorevole alla dittatura

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Alle elezioni presidenziali del prossimo mese in Brasile il candidato dell’ultra destra, spietato coi criminali e crudele con i gay e i neri,   divide l’elettorato.

di Vito Nicola Lacerenza

Si chiama Jair Bolsonaro. E’uno dei candidati alle presidenziali Brasiliane previste per ottobre di quest’anno. È stato accoltellato mentre teneva un comizio nella località brasiliana di Minas Gerais. La lama gli ha perforato lo stomaco facendogli perdere due litri di sangue. Ora è ricoverato nell’ospedale di San Paolo ma non è in pericolo di vita.  Jair Bolsonaro, dopo l’intervento allo stomaco ha fatto sapere di “essersi preparato mentalmente” a evenienze del genere. «Come può un uomo essere così cattivo? Io non ho fatto male a nessuno. Comunque mi ero preparato mentalmente all’idea di subire aggressioni. Sapevo di correre dei rischi».  Jair Bolsonaro è candidato con un partito di estrema destra, il Partito Social Liberale. In molti dei suoi discorsi sono emersi toni discriminatori nei confronti dei gay, delle donne e delle persone di colore. Durante un comizio, parlando di omosessualità,  Jair Bolsonaro ha affermato: «Sarei incapace di amare un figlio se fosse gay, preferire vederlo morto in un incidente», perché per il candidato di estrema destra l’omosessualità è da considerarsi alla stregua della pedofilia.

Parole offensive e discriminatorie, che non vengono risparmiate neppure alle donne. Ad una parlamentare che lo criticava,  il candidato di estrema destra ha detto: «Sei troppo brutta per essere violentata». Ma i discorsi dell’odio di  Jair Bolsonaro hanno raggiunto il loro apice affrontando il tema degli afro-brasiliani, che il politico ha discriminato per il colore della pelle. Ora Jair Bolsonaro deve rispondere dei reati di discriminazione razziale e incitamento all’odio. Sebbene il candidato di estrema destra risulti impopolare a milioni di brasiliani a causa della sua aggressività, dall’altra è ben voluto dalla parte più conservatrice della società, che in lui vede il politico ideale, “l’uomo forte” in grado di estirpare il problema della violenza. Una piaga che ha fatto del Brasile uno dei Paesi col tasso di omicidi più alto del mondo.  Jair Bolsonaro è un ex  capitano dell’esercito e nella sua agenda elettorale è prevista l’approvazione di una legge che autorizza i poliziotti a sparare a vista presunti criminali. Crede nella legittima difesa e ha promesso di liberalizzare il mercato delle armi. Proposta che gli è valsa il soprannome di “Il Trump brasiliano”. Da politico di estrema destra  Jair Bolsonaro ha proposto la reintroduzione della legge marziale come soluzione alla corruzione dilagante. In passato, si era detto addirittura “favorevole alla dittatura”. Le sue dichiarazioni hanno sempre spaventato la maggior parte dei brasiliani, che invece erano propensi a votare l’ex presidente socialista Luiz Inácio Lula. Almeno fino a poco tempo fa.

Lula, candidato alle  presidenziali 2018, è considerato il favorito della competizione elettorale, ma una sentenza per il reato di corruzione lo ha messo agli arresi, rendendolo incandidabile. Attualmente per Lula la corsa alla presidenza è tutta in salita, mentre, secondo i sondaggi,  Jair Bolsonaro sembra aver guadagnato consensi in seguito all’accoltellamento subito. Specie dopo che la polizia ha reso noto che l’assalitore, Adelio Obispo de Olivera, militava nel partito socialista. Da un’analisi più approfondita è emerso poi che il criminale soffre di instabilità mentale ma il tentato omicidio ha avuto due effetti sull’opinione pubblica: il primo, più importante, quello di sottolineare la necessità della lotta alla violenza; l’altro, più marginale, quello di far sorgere nell’opinione pubblica brasiliana il sospetto che il partito socialista abbia tentato di eliminare  Jair Bolsonaro.

 

 

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