Diritti umani
Abusi su detenuti all’ordine del giorno in Usa. Aumentano i suicidi nelle carceri
Negli USA sceriffi decidono le sorti dei detenuti. Dirigono prigioni e picchiano senza ragione i carcerati. Una vittima: «Mi hanno infilato una mazza in bocca e mi stavano soffocando».
di Vito Nicola Lacerenza
Gli Stati Uniti sono il quarto Paese più esteso del mondo e nelle aree più isolate del territorio gli sceriffi sono gli unici a rappresentare la legge. Godono di grande autonomia: pattugliano le strade, usufruiscono di unità speciali e dirigono penitenziari stabilendone le regole. Sono eletti dal popolo e una vota divenuti sceriffi possono restare in carica a vita, nessuno può licenziarli o sottoporli a controlli. Operando come “solitari” uomini di legge, alcuni sceriffi, come Louis Ackal, si sono resi responsabili di atti di violenza ingiustificata. Ackal è uno sceriffo dello Stato americano della Louisiana. Nel 2008 gli era stato affidato il penitenziario della città di New Iberia, dove era rinchiuso Curtis Ozenne. Al detenuto lo sceriffo Ackal ha rotto un braccio, due costole e un ginocchio con una spranga di ferro, perché riteneva che Curtis Ozenne l’ avesse offeso rivolgendogli una parola scurrile. «Ackal credeva che l’avessi chiamato figlio di puttana ma non era vero- ha raccontato Ozenne- lui si è avvicinato e mi ha fatto inginocchiare. Appena mi sono abbassato mi ha infilato una mazza in bocca, quasi soffocandomi. Poi mi ha colpito sul collo con una spranga di ferro facendomi stramazzare a terra. A quel punto mi ha stretto le manette e ha cominciato a colpirmi su tutto il corpo gridando in continuazione “chi è il figlio di puttana eh?”». Dopo l’accaduto Louis Ackal è finito sotto processo ma è stato assolto. Sebbene la sentenza sia sembrata ingiusta a gran parte dell’opinione pubblica americana, il fatto di aver portato Ackal davanti a un giudice resta comunque un evento. Alcuni sceriffi oltre ad essere intoccabili sono addirittura “improcessabili”, come il potentissimo Thomas Hodgson, sceriffo della contea di Bristol, nello Stato federale del Massachuset. Hodgson gestisce de vent’anni la prigione della contea, dove dal 2015 a oggi si sono tolti la vita 8 detenuti.
Il numero di suicidi all’interno del penitenziario supera di due volte la media delle carceri del Massachuset e di tre volte quella delle prigioni degli USA, ma lo sceriffo Hodgson ha difeso il suo operato: «Sono i cittadini che alla fine decidono col loro voto se lavoro bene o no- ha detto Hodgson- quando sono arrivato al carcere di Bristol la prima volta, i detenuti avevano la TV erano liberi di fumare e di chiedere tutto il cibo che volevano. A me questo è sembrato ingiusto e così ho fatto togliere le TV, ho vietato di fumare e gli ho dato da mangiare cibo nutriente ma non quello che volevano. La galera non è un country club» e per coloro che mostrano tendenze suicide è prevista una misura di prevenzione autorizzata dallo sceriffo Hodgson: il “Mental Health Watch” (Vigilanza della salute mentale). È un sistema di monitoraggio che consiste nel lasciare il detenuto completamente nudo in una cella di isolamento, in modo da non fornirgli alcun mezzo per suicidarsi, mentre un agente sorveglia a vista il recluso 24 ore su 24 attraverso un vetro rinforzato presente sulla porta della cella. Il metodo è stato ampiamente criticato sia dagli psichiatri sia dagli attivisti per i diritti umani: i primi ritengono che l’isolamento peggiori il quadro psichico dei pazienti con tendenze suicide, mentre gli altri giudicano il Mental Health Watch un’offesa alla dignità dei detenuti.