Diritti umani
A quattro anni dall’omicidio di Giuseppe Parretta, per non dimenticare
Anche il dolore più profondo si può trasformare se la perdita di un figlio e di un fratello diventa il grande bisogno di tenerlo in vita con azioni d’amore per gli altri. In quattro anni tanto è stato fatto da Libere Donne di Caterina Villirillo mamma di Giuseppe, e ancor di più ha fatto e continua a fare la sorella Benedetta che con noi sta diventando un’eccellente giornalista
Sono passati quattro anni da quel maledetto 13 gennaio 2018, ma la memoria di Giuseppe Parretta, privato barbaramente della vita a soli 18 anni dal pregiudicato Salvatore Gerace, poi condannato anche in secondo grado all’ergastolo, resta viva nelle azioni e nei pensieri di chi lo ha sempre amato e che ha saputo trasformare la morte del figlio Giuseppe in concreto aiuto per tutti coloro che sono in bisogno: la mamma di Giuseppe, Caterina Villirillo, con l’attività dell’associazione Libere Donne che presiede da molti anni.
Un esempio di resilienza che mette in luce il punto di arrivo di una madre che non può e non vuole che il figlio cada nell’oblio, per il suo esempio di bravo ragazzo, con valori morali tali da aver avuto il coraggio di cercare di fermare un uomo adulto che con una pistola in pugno minacciava la madre ed i suoi fratelli, veniva colpito a morte pagando con la vita sua stessa l’amore per i suoi cari.
“Ho dovuto diventare improvvisamente adulta quel maledetto pomeriggio. Ho visto morire mio fratello tra le nostre braccia con lo sguardo ormai perso nel vuoto, mi ha cresciuto come se fossimo due gemelli, uniti da un unico dolore quello di essere orfani di padre. Quegli spari mi rimbombano nelle orecchie e la faccia dell’assassino mi compare davanti ogni notte, io sono morta in quel momento, noi siamo morti, completamente” le parole della sorella Benedetta al momento del delitto ancora sedicenne, parole che segnano un nuovo inizio, fatto di coraggio e determinazione.
Benedetta oggi è una brillante prossima giornalista, il suo percorso formativo con il nostro giornale sta per volgere al termine e con grande orgoglio sia io come direttore responsabile, che tutti i collaboratori di redazione che hanno avuto la fortuna di conoscerla, non vediamo l’ora che spicchi il volo da sola.
Perché è lei che ha insegnato a noi cosa vuol dire la parola coraggio, con il suo impegno costante si è appassionata alla cronaca e proprio due giorni fa ha prodotto un pezzo di vera inchiesta giornalistica , rispettando il diritto di cronaca ed evidenziando come anche nel mondo dei giovani ci può essere una tale superficialità da ridere sulla morte…quella stessa morte che in lei ha provocato il dolore più grande.
E come nel suo stile garbato ma deciso, ha denunciato un episodio di malcostume di suoi stessi coetanei che per gioco poche ore dopo un drammatico suicidio, pubblicavano un video sui social come se si fosse trattato di commentare un taglio di capelli o l’acquisto di un nuovo abito.
Un malcostume ormai diffuso ma che va evidenziato e sanzionato, e che richiede sane azioni di prevenzione, ma che se ignorato o peggio ancora insabbiato, peggiorerà sempre di più.
“Si può ridere della morte?” si domanda la nostra giornalista in erba, Benedetta Parretta, e conclude dopo aver evidenziato il video confezionato da alcuni giovani e che ha fatto il giro del web: “Bene il messaggio di scuse e la cancellazione del video, ma suona incredibile che la prima reazione di questi giovani sia stata di scherno, è come se la morte non abbia toccato, almeno sul momento, le loro coscienze”.
Inverosimile il fatto che proprio per questo articolo il nostro giornale abbia ricevuto una diffida legale, come se il tentativo di intimorirci possa fare breccia nel cuore coraggioso di questa giovane talentuosa o nel nostro, che abbiamo come unico faro il rispetto dei diritti umani.
A coloro che hanno inviato una diffida diciamo con tranquillità, prendete esempio da chi il dolore, quello vero, lo ha toccato con mano e imparate che nel mondo degli adulti le azioni e le parole, come lo scherno su situazioni gravi, hanno un peso.
Celebrando il quarto anno dalla dipartita del giovane Giuseppe Parretta ci onoriamo di poter dire: Giuseppe, non ti abbiamo dimenticato, vivi nel cuore di chi conosce la tua storia, ma soprattutto resti esempio del valore della vita, e tua sorella Benedetta ne è una realtà luminosa.