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Diritti umani

4 gennaio: la Giornata Mondiale dell’Alfabeto Braille

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Il metodo Braille è un elemento essenziale per l’istruzione, oltre che per la libertà di espressione, di opinione e di accesso all’informazione ed all’inclusione sociale.

 di Giordana Fauci

 Il 4 gennaio si celebra la Giornata Mondiale dell’Alfabeto Braille: un sistema che ha cambiato completamente il modo di vivere di migliaia di persone con disabilità visiva, consentendo loro di scrivere, leggere e comunicare per iscritto.

Questa ricorrenza è stata istituita in Italia con Legge n. 126 del 3 agosto 2007.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel mondo le persone non vedenti sono 36 milioni, mentre 216 milioni hanno disabilità visiva ridotta.

Il metodo Braille, pertanto, è un elemento essenziale per l’istruzione, oltre che per la libertà di espressione, di opinione e di accesso all’informazione ed all’inclusione sociale.

La perdita totale o parziale della vista, in effetti, oltre a rappresentare un grave problema di per se, ne genera di ulteriori, altrettanto rilevanti: in primis disuguaglianze, cattiva salute e difficoltà di accesso all’istruzione, oltre a mancanza di occupazione.

Dunque, ai problemi fisici e logistici, si aggiungono finanche problemi di povertà, legati proprio alla mancanza di un lavoro.

Ecco perché la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, adottata dall’ONU nel 2006, ha posto l’accento sul benessere delle persone con problemi visivi e considera, per l’appunto, essenziale il sistema Braille, un sistema che, ancora oggi, ad oltre due secoli dalla nascita, è in grado di consentire la tutela dei non vedenti e degli ipovedenti all’istruzione, alla libertà di espressione e di opinione e finanche all’accesso all’informazione ed all’inclusione sociale.

Il Braille, in effetti, è un sistema di scrittura veloce per non vedenti, messo a punto dal francese Louis Braille nella prima metà del XIX secolo, basato sulla combinazione di sei punti in rilievo e percepibili al tatto: molteplici possibili combinazioni, che possono corrispondere a lettere dell’alfabeto, numeri, segni di interpunzione, simboli matematici, informatici, musicali e persino chimici.

Ecco perché, il Braille diviene condizione essenziale per il non vedente “atta a garantire una piena autonomia e una efficace integrazione nel tessuto sociale, scolastico, lavorativo e culturale…”: intento-principe della Giornata.

Doverosa, a tal punto, è qualche informazione su colui che è stato l’inventore del sistema Braille: Louise Braille.

Louis Braille è nato a Coupvray, un paesino non lontano da Parigi, il 4 gennaio dell’anno 1809.

A soli tre anni entrò a far parte dell’Istituto dei Ciechi di Parigi, uno dei primi istituti al mondo per non vedenti, fondato da Valentin Hauy nel 1786.

Qui i ragazzi non vedenti sviluppavano quelle abilità pratiche (per lo più costruzione di sedie e ciabatte) che avrebbero consentito loro di trovare un impiego.

Contemporaneamente, ai ragazzi presenti nell’Istituto veniva insegnato a leggere ma non anche a scrivere con il metodo Hauy, che consisteva nel leggere, sfruttando il tatto, delle lettere stampate in rilievo, a tratto continuo, ottenute pressando un filo di rame su un lato della carta per formare un rilievo sull’altro.

In seguito, nell’anno 1827, Louis Braille divenne docente all’interno della sua stessa scuola e, ispirandosi ad un modello usato dai militari per scrivere i dispacci, inventò il suo famoso metodo, ancor oggi reputato validissimo: il sistema Braille che, dopo duecento anni, ancor oggi mantiene intatte la propria validità, versatilità ed universalità.

Dedicando al Braille una Giornata Mondiale, con la risoluzione votata dall’Assemblea Generale del novembre 2018, che riconosce l’uso del linguaggio scritto come essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e, perciò, prevede ogni anno, in occasione del 4 gennaio, una serie di iniziative e campagne mirate di sensibilizzazione per non vedenti e ipovedenti, l’ONU intende ricordare, quest’anno in particolar modo, come l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata fin dal 2015, impegnandosi a garantire che nessuno sia lasciato indietro e che “tutti gli esseri umani vivano una vita prospera ed appagante, senza distinzione alcuna…”.  

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