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Arte & Cultura

2 Maggio: Il nuovo Museo Pietà Rondanini al Castello Sforzesco avvia il programma di Expoincittà

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Ingresso gratuito per tutta la settimana, fino a domenica 10 maggio

downloadMilano, 30 aprile 2015 – E’ una grande festa aperta alla città quella che sabato 2 maggio al Castello Sforzesco, a partire dalle ore 14, vedrà l’inaugurazione del nuovo Museo della Pietà Rondanini: un evento che darà l’avvio al ricco programma di iniziative di ExpoinCittà, destinato ad animare la vita culturale milanese per i sei mesi dell’Esposizione Universale.  Protagonista della giornata di apertura, l’estremo capolavoro e ultima creazione incompiuta di Michelangelo: proprio in concomitanza con l’avvio di Expo, e dopo quasi sessant’anni trascorsi nel Museo d’Arte Antica del Castello all’interno della Sala degli Scarlioni, Milano dedica infatti alla Pietà Rondanini un nuovo Museo, in uno spazio riscoperto, completamente restaurato e restituito alla città, l’antico Ospedale Spagnolo cinquecentesco del Castello. Uno spazio che, grazie al raffinato allestimento di Michele De Lucchi e alla direzione del progetto curata da Claudio Salsi, Soprintendente del Castello, dà finalmente piena valorizzazione al significato espressivo e alla potenza struggente dell’opera cui il grande Maestro toscano lavorò fino agli ultimi giorni della sua vita: un’icona dell’arte mondiale e, per questo, fra le sei icone simbolo di ExpoinCittà.  La giornata del 2 maggio si apre alle ore 11 con l’inaugurazione ufficiale del nuovo Museo da parte del Sindaco Giuliano Pisapia. Dalle ore 14 è invece prevista l’apertura al pubblico, con ingresso gratuito, fino alle ore 23 e, a seguire, una serata speciale dedicata al viaggio compiuto dalla Pietà Rondanini fino alla sua attuale e definitiva collocazione, con il concerto finale de I Pomeriggi Musicali che eseguiranno lo “Stabat Mater” di Pergolesi.

La Pietà Rondanini di Michelangelo
Estremo capolavoro e ultima creazione incompiuta del genio toscano, la Pietà Rondanini è un’opera drammaticamente singolare, dotata di un senso che trascende la bellezza in quanto espressione dell’amore umano: racchiude infatti in un unico blocco di marmo le figure del Cristo e della Vergine, quasi fuse in un solo abbraccio. La Pietà Rondanini rappresenta il testamento spirituale del maestro, intento a scolpirne i tratti sino a pochi giorni prima della morte, avvenuta nel 1564. L’opera non finita fu infatti ritrovata nella sua abitazione romana, ma se ne persero poi le tracce per lunghi anni fino a quando ricomparve presso l’abitazione del marchese Giuseppe Rondinini (questa la denominazione corretta), raffinato collezionista romano. Nei secoli successivi visse un lungo avvicendarsi di passaggi di proprietà, quasi nell’oblio, fino a quando nel 1952 la scultura venne acquistata dal Comune di Milano ed esposta per la prima volta nel 1956 in occasione della riapertura dei Musei del Castello nel secondo dopoguerra.

L’antico Ospedale Spagnolo
All’interno dell’antico Ospedale Spagnolo, con i suoi delicati affreschi, l’intensità struggente dell’opera incontra un’architettura ideale, che sembrava attenderla da tempo. In quegli spazi collegati alla sofferenza, realizzati per i soldati della guarnigione spagnola del Castello colpiti dalla peste nella seconda metà del ‘500, proprio pochi anni dopo il momento in cui Michelangelo a Roma lavorava alla Pietà Rondanini, la scoperta delle parole del credo apostolico, a quel tempo conforto di soldati malati, appare come una casualità particolarmente suggestiva.

L’allestimento di Michele De Lucchi
All’interno della sala dell’antico Ospedale Spagnolo, l’allestimento realizzato da Michele De Lucchi – che prende il posto di quello precedente firmato da BBPR nella Sala degli Scarlioni dove troverà una nuova valorizzazione – è essenziale, per rispettare la sacralità della Pietà e indurre alla meditazione. Sulla parete opposta all’ingresso, una quinta nasconde la Porta di Santo Spirito, accogliendo la maschera funeraria e una medaglia che ritrae Michelangelo, realizzate rispettivamente da Daniele da Volterra e da Leone Leoni. Lo spazio è quasi del tutto vuoto, salvo la presenza di tre panche in rovere poste davanti all’opera, con altezze graduate per permettere una visuale completa, e di un leggio che ospita le informazioni riguardanti le sue vicende storiche. Il pavimento in legno di rovere dalla tonalità chiara dona calore all’ambiente e produce un contrasto materico che valorizza il bianco del marmo.

 

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