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11 Febbraio, Giornata internazionale delle donne nella scienza

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La ricerca “al femminile” della Fondazione Ri.MED: il 62% delle risorse è donna

di Gisella Peana

Il Consiglio di amministrazione di Fondazione Ri.MED ha approvato il Gender Equality Plan, un importante strumento per garantire il riconoscimento e il rispetto della parità di genere a tutti i livelli.

 Già prima dell’introduzione di questo strumento, la Fondazione Ri.MED ha dimostrato l’assenza di gender bias, selezionando negli anni una squadra di ricercatori composta per il 62% da donne. Questo dato è particolarmente rilevante rapportato alle stime che arrivano dagli atenei di tutta Europa, dove le così dette materie STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) rappresentano ancora il fronte della sfida per la parità di genere.

In tutta l’Unione Europea infatti, le donne restano ancora sottorappresentate nei percorsi educativi scientifici. A fronte di una media UE di circa 21 laureati STEM ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni, le laureate sono solo 14,9. Il dato dei colleghi maschi è quasi doppio: 27,9. In Italia ci sono più donne che uomini iscritte all’università, ma secondo le rilevazioni di AlmaLaurea solo il 18% delle ragazze sceglie corsi STEM.

Sebbene le poche donne iscritte a corsi STEM si laureino in media con voti più alti e in corso, non ottengono gli stessi risultati nel mondo del lavoro. Secondo un report sul tema redatto dall’Osservatorio Talents Venture e da Assolombarda, il tasso di occupazione a 5 anni dalla laurea degli uomini laureati STEM è più elevato di quello femminile: il 91% contro l’84%.

Ri.MED, fondazione per le biotecnologie e la ricerca biomedica con sede a Palermo e una forte vocazione internazionale, rappresenta un esempio nella valorizzazione della componente femminile nella scienza. Donne brillanti e capaci, che conducono importanti progetti di ricerca in ambito medico-scientifico, e contribuiscono in modo determinante al raggiungimento dei risultati di Ri.MED, tra cui 28 brevetti già depositati.  

Di seguito i profili di alcune scienziate di Ri.MED:

Alessandra Monteleone, specializzata in un ambito di ricerca tipicamente maschile (codici, simulazioni e algoritmi numerici applicati alla fluidodinamica e non solo), è responsabile dell’area numerica del gruppo Ri.MED di Bioinegegneria, dove si occupa di progettazione di valvole cardiache, un settore caratterizzato da importanti prospettive di trasferimento tecnologico. Alessandra è nata e cresciuta a Carini, il comune che ospiterà il Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica della Fondazione Ri.MED, attualmente in fase di costruzione.

Maria De Rosa, a capo del gruppo di Chimica Medicinale, è un esempio del fenomeno di “attrazione di cervelli” innescato da Ri.MED: lucana di origine, madre e sposata con un ricercatore straniero, ha lasciato il precedente impiego in Svezia per scoprire una nuova Sicilia a vocazione scientifica.

Maria Giovanna Francipane, formatasi all’Università di Pittsburgh, è responsabile dello sviluppo di strategie terapeutiche innovative per ripristinare la struttura e la funzione di tessuti e organi danneggiati, per trovare un’alternativa ai trapianti.

Maria Agnese Morando, da Milano a Palermo passando per Spagna, Messico e Brasile, ha maturato un’eccezionale competenza nell’utilizzo della spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare, una tecnica analitica che permette di ottenere informazioni dettagliate sulla struttura delle molecole. Ri.MED possiede l’unico spettrometro del Sud Italia a 800 MHz e non poteva farsi scappare una risorsa così preparata!

Donne con storie diverse, ma che hanno in comune eccezionali competenze scientifiche e la volontà di contribuire con il proprio lavoro a migliorare la salute dei cittadini e lo sviluppo del territorio.

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