Cinema & Teatro
10 e lode per La Classe di Vincenzo Manna, opera potente su integrazione e paura del diverso

Diretto con perfezione da Giuseppe Marini La Classe di Vincenzo Manna approda e suggella ancora una volta il suo successo nello storico Teatro Quirino di Roma
di Isabel Russinova
Continua il successo di La Classe, testo dalla potente forza civile di Vincenzo Manna, diretto con perfezione da Giuseppe Marini, una riuscita che si ripete dal 2017, anno del debutto, un successo acclamato dal pubblico che, da allora, affolla i teatri dove è programmato. Le ultime nuove repliche romane, nello storico Teatro Quirino diretto da Geppy Gleijeses, sono state ancora una volta premiate dal pubblico, che di nuovo si è mostrato numeroso e in tutto il suo essere variegato, perchè La Classe piace a tutti, ai ragazzi, che riconoscono e capiscono la rabbia, il disagio sociale che unisce il sentire dei giovani protagonisti, un sentire di ogni luogo, un sentire universale nel tempo, perchè odio, ignoranza, xenofobia, razzismo, paura del diverso sono piaghe indelebili dell’uomo che vanno arginate, curate, combattute ma non saranno mai debellate del tutto, perchè parte della nostra stessa natura. Ma il nostro compito è quello di renderle sempre più sbiadite ecco allora l’importanza di testi e spettacoli come questo. Il progetto nasce insieme ad una ricerca scientifica di Tecnè, società demoscopica che si è occupata di investigare sul rapporto degli adolescenti con il diverso, la loro gestione della paura e il pericolo della sua strumentalizzazione. La ricerca ha coinvolto circa duemila giovani tra i 16 e 19 anni. Il progetto è stato sostenuto anche da Amnesty International Italia.
E così, La Classe interessa e piace anche agli adulti che si rispecchiano nei ruoli del professore e del preside della classe difficile da domare, ma anche si proietta nei genitori, nelle famiglie dei giovani. Lo spettacolo convince tutti, merito, si, del bellissimo testo di Manna ma anche della regia dinamica ma capace di valorizzare i momenti più drammatici, quelli struggenti ma anche divertenti che i due tempi dello spettacolo ci offrono, e che volano via mentre tu sei ancora con loro, là nella classe, occhi vigili e silenziosi ad ascoltare le loro voci, a guardare nei loro sguardi per vedere le anime fragili e sperdute come sono quelle dei giovani, coraggiose e disarmanti come sono i ragazzi .
Ma, ecco in breve la storia, Albert è un giovane professore che viene incaricato a seguire un corso di recupero per studenti difficili in un istituto difficile. Il giovane professore vuole fare sul serio, sente la rabbia dei suoi alunni che tutti vedono per persi e vuole trasformarla in qualcosa di speciale, di bello, così si batte fino alla fine per combattere il mostro che li tiene prigionieri, xenofobia, razzismo, paura del futuro ma, naturalmente come in tutte le storie di coraggio ci sono molte insidie e difficoltà e anche qui non mancano e ti lasciano con il fiato sospeso: riusciranno i nostri eroi ad uscire vittoriosi? La classe vi aspetta per raccontarvi la sua storia.
La Classe nella messa in scena di Giuseppe Marini, assolutamente uno dei nostri più interessanti registi destinato ad occupare le posizioni dei “grandi” del teatro di questo tempo, è sostenuta da attori bravissimi, opera e frutto di una ottima preparazione registica ma anche del talento e della passione di ognuno di loro, prima di arrivare ai giovani va sottolineata la splendida partecipazione di Claudio Casadio, il preside e la bella figura del professore interpreto da Andrea Paolotti, e poi eccola La classe , a cui a tutti va un 10 e lode: Federico Le Pera, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Andrea Monno, Caterina Marino, Giulia Paoletti. Ottime le scelte del disegno luci di Javier delle Monache, le musiche di Paolo Coletta, la scenografia di Alessandro Chiti e i costumi di Laura Fantuzzo. La Classe è una produzione Società per attori/ Accademia Perduta Romagna Teatri Centro di Produzione Teatrale Goldenart production in collaborazione con Tecnè, Societa Italiana di riabilitazione Psicosociale, Phidia.
L’altro buio in sala, l’eternità del cinema nella passione di chi lo ama