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Arte & Cultura

Enrico Morovich è ‘Un italiano a Fiume’, ricordo simbolo della diaspora Fiumana nel mondo

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L’Associazione fiumani italiani nel mondo, la Comunità degli italiani di Fiume e la Società di Studi fiumani hanno onorato il ricordo dello scrittore e giornalista Enrico Morovich nella Sala del Consiglio comunale di Fiume alla presenza della vice sindaca Sandra Krpan, evidenziando le caratteristiche multiculturali della città del Carnaro 

Ricordato con uno storico convegno nella Sala del Consiglio comunale lo scrittore esule fiumano Enrico Morovich. Il presidente dell’Associazione fiumani italiani nel mondo Franco Papetti ha aperto i lavori del convegno di studi che ha fortemente voluto insieme alla Comunità degli italiani di Fiume e alla Società di Studi fiumani. Importante il patrocinio dell’Unione Italiana e del Comune di Fiume-Rijeka. La vice sindaca del comune Sandra Krpan ha salutato il pubblico e gli organizzatori sottolineando il valore di una iniziativa multiculturale che dà lustro alla città. Molto significativi gli interventi degli eccellenti relatori accademici italiani e croati: Guagnini, De Nicola, Stelli presidente della Società di studi fiumani, Lazzarich, Mazzieri, Gerbaz, Marchig, Dubrovic, Grubisa. Il convegno condotto da Diego Zandel e Melita Sciucca prevede anche una mostra di disegni di Morovich al Museo Civico di Fiume-Rijeka. 

Presenti tra il pubblico il presidente dell’Associazione Dalmati italiani nel Mondo Antonio Concina , il direttore dell’Archivio Museo di Fiume  a Roma Marino Micich, Andor Brakus vice presidente dell’Afim e il campione olimpionico Abdon Pamich.   

Enrico Morovich è considerato un autore surrealista. Nato a Sussak nel 1906, un sobborgo di Fiume, è stato scrittore e giornalista italiano, e la sua opera letteraria cominciò nel 1936 con L’osteria sul torrente, cui seguirono I ritratti nel bosco (1939), considerato il suo capolavoro, L’abito verde (1942) e successivamente Il baratro (1964). Dopo anni di silenzio, tornò alla notorietà con varie raccolte di racconti (Ascensori invisibili, 1980; La nostalgia del mare, 1981; Notti con luna, 1986), i racconti lunghi La caricatura (1983) e I giganti marini (1984) e la pubblicazione (1990) del romanzo scritto nel 1956 Piccoli amanti. Un italiano a Fiume, uscito nel 1994, raccoglie pagine di riflessioni e ricordi sulla città di confine che gli aveva dato i natali, struggente ricordo mai sopito nel tempo. Nel 1950 infatti lasciò Fiume in Istria ormai diventata territorio jugoslavo, per Genova dove resta fino alla morte nel 1994. Nei suoi libri si mescolano realtà e immaginazione, sogno e vita quotidiana. Le ambientazioni sono boschi, prati, ruscelli, paesini da sogno, che fanno da cornice a vicende quasi fiabesche. Uno stile che lo rende unico nel desiderio quasi struggente di tornare alle origini, in quella patria italiana che fu costretto a lasciare ma che non abbandona mai i suoi ricordi, sempre in bilico tra il presente reale e la presenza surreale di anime care defunte che invisibili parlano al suo orecchio tracciando trame fantastiche, quelle dei suoi racconti.   

Un italiano a Fiume’ ultima pubblicazione è una rievocazione delle sue vicende di “italiano di frontiera”

La dilatazione nello spazio temporale dei ricordi rimanda ad una dimensione estesa tra passato e presente, tra passato e futuro, in una sorta di stagione onirica che rende contemporanei e l’atmosfera asburgica e il dramma della frontiera e la memoria giovanile e la consapevole coscienza dell’adulto. Dalla lettura globale del testo emerge un chiaro messaggio sulla tormentata esistenza non solo di quella frontiera, ma di tutte le frontiere sulle quali l’incontro-scontro tra etnie diverse, se non contemperato dal rispetto e dalla tolleranza per le minoranze, è sempre causa di offesa alla dignità dell’uomo 

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