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Politica

Elezioni Turchia, Divina(Ln) membro Osce: democrazia di Ankara è una strada in salita

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Tra i quattro parlamentari italiani in missione di vigilanza per il corretto svolgimento delle operazioni di voto in Turchia, il senatore Sergio Divina commenta il risultato elettorale che vede per la prima volta il partito dei curdi al 12,9%, mentre l’Akp del presidente Erdogan non supera il 40% lasciando aperta ogni ipotesi di governo

20150609_elezioni_turchia-800x600Roma, 10 giugno – “Il risultato elettorale di due giorni fa in Turchia poteva cambiare per sempre la storia politica di quel paese” lo afferma Sergio Divina, senatore della Lega Nord, che ha vissuto in diretta le elezioni in Turchia in qualità di membro Osce, in missione con un nutrito gruppo di parlamentari europei giunti sul posto per vigilare sul corretto svolgimento delle operazioni di voto, dopo la denuncia di Fuat Avni che con un tweet aveva paventato la possibilità di brogli elettorali. Un grido d’allarme che aveva allertato la Ue, la stessa  Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), cui aderisce anche la Turchia, e le organizzazioni europee in difesa dei diritti umani. In tutto a vigilare sulla correttezza del voto circa 50mila volontari neutrali, gli osservatori dei partiti e le delegazioni dell’Osce e del Parlamento. “Abbiamo assistito invece ad un risultato storico – racconta Sergio Divina – infatti i curdi, presenti per la prima volta con un loro partito, l’ Hdp nato nel 2014, hanno superato di gran lunga la soglia di sbarramento ‘capestro’ imposta dalla legislazione turca, che è del 10%, attestandosi ben oltre con il 12,9% delle preferenze e 79 seggi conquistati democraticamente”. Un risultato ottenuto nonostante l’attivo coinvolgimento, peraltro anticostituzionale, del presidente Recep Tayyip Erdogan in una campagna elettorale anti curda: tra le norme della costituzione della Turchia si impone al presidente di non schierarsi a favore di alcun partito politico. Ma l’obiettivo che Erdogan voleva raggiungere va ben oltre la semplice avversione ai danni della comunità curda. La conquista di 330 seggi per  il suo partito, l’Akp, avrebbe permesso una immediata modifica costituzionale che avrebbe trasformato la Turchia da Repubblica Parlamentare in Presidenziale. La volontà del Paese ha interrotto il sogno di Erdogan: con un’affluenza alle urne altissima pari all’86,49%, il partito Akp del presidente Erdogan si ferma alla conquista di 258 seggi su 550 alle politiche turche ottenendo il 40,80% (contro il 50 alle politiche del 2011), perdendo la maggioranza assoluta in Parlamento che aveva dal 2002. Il primo partito dell’opposizione, il socialdemocratico Chp di Kemal Kilicdaroglu ottiene il 25,05% e 132 seggi, i nazionalisti del Mhp di Devlet Bahceli il 16,36% e 81 deputati. Ultimo proprio il partito curdo Hdp di Selahattin Demirtas, che con il 12,9% siede per la prima volta nel parlamento del  suo paese . “ Mentre eravamo in Turchia – continua Divina – la tensione era alta e durante l’attentato avvenuto il 5 giugno in una piazza gremita di gente con l’ultimo comizio del partito curdo Hdp in corso, che ha provocato 4 morti e 350 feriti, si è temuto il peggio. Ma quello che ci ha veramente convinto sulla volontà di miglioramento e di evoluzione della democrazia da parte del popolo  turco, è che il giorno delle elezione anche i feriti in quell’attentato sono puntualmente e coraggiosamente andati a votare”. L’effetto Demirtas, che di fatto toglie dalle mani di Erdogan un potere ormai assoluto, va interpretato con la ferma volontà di ridare slancio ad un paese in balia di una sola volontà, che nel tempo ha destabilizzato l’economia emergente della Turchia. Nel 2011 Erdogan che si era schierato dalla parte delle primavere arabe, rompe con Israele, intrattiene rapporti con Hamas e i Fratelli Musulmani, entra nell’asse sunnita con Qatar, Egitto e Arabia Saudita e si propone “grande leader” del Medio Oriente. La politica attuata avverso la Siria si rivela un boomerang con la riconferma di Bashar al Assad. I gruppi jihadisti aiutati da Ankara dilagano e finiscono per occupare anche il nord dell’Iraq. Si incrinano i rapporti con Iran, Iraq, Russia e Egitto. Esplode la rivolta di Gezi Parke e milioni di giovani contestano la svolta autoritaria e l’islamizzazione del Paese imposte da Erdogan, peraltro convinto assertore dell’utilità delle donne solo ed esclusivamente come madri di figli. Erdogan subisce la condanna del mondo occidentale  a causa della messa in atto di una  feroce repressione che provoca la morte di otto ragazzi e migliaia di feriti . Nel frattempo si moltiplicano gli scandali per corruzione nel mondo politico turco. Benchè l’accusa di corruzione coinvolga lo stesso Erdogan, nell’agosto 2014, diventa presidente della Repubblica. Durante lo stesso anno Selahattin Demirtas, fonda il partito curdo Hdp, tenuto conto che la popolazione curda in Turchia, sempre perseguitata e avversata con ogni mezzo, è pari a circa 25milioni di abitanti su un totale di poco più di 75milioni.  Il curdo  Demirtas, 42 anni, avvocato, è un attivista per i diritti umani, fondatore di Amnesty international a Diyarbakir. Il risultato elettorale dimostra che attraverso una politica attenta è riuscito a superare le divisioni interne della comunità curda e ottenere il consenso anche dei laici, portando i curdi fuori dal loro isolamento.” Nel futuro per la Turchia alla luce del risultato elettorale c’è solo un governo di coalizione, – conclude Divina che insieme agli altri colleghi Osce ha provveduto a relazionare tecnicamente sull’andamento corretto delle operazioni di voto – qualsiasi altra scelta, in particolare nuove elezioni, come si è sentito dire dopo il risultato definitivo dello spoglio,  non terrebbero in alcuna considerazione la volontà democratica della intera popolazione”.

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