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Diritti umani

Arbëreshë , albanesi in Italia: comunità che da oltre mezzo secolo vive in Italia completamente integrata.

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Una diaspora, quella degli Arbëreshë, iniziata già dieci anni prima, dopo la morte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg, e seguita da almeno altre otto ondate migratorie verso la penisola italiana.

di Luca Rinaldi

Parlano il tosco, l’antica lingua del sud dell’Albania, professano il culto bizantino, tramandano tradizioni immutate da secoli e portano sulle spalle una storia di guerre, diaspore e migrazioni. Queste le peculiarità di una delle più importanti ma pressoché sconosciute minoranze etnico-linguistiche presenti in Italia: gli Arbëreshë, gli albanesi-italiani.

Arbëreshë significa albanese ed è il nome con cui si identificava il popolo albanese prima della conquista del Regno d’Albania da parte dell’Impero ottomano nel 1478 e della conseguente progressiva islamizzazione dell’Albania.

Una diaspora, quella degli Arbëreshë, iniziata già dieci anni prima, dopo la morte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg, e seguita da almeno altre otto ondate migratorie verso la penisola italiana. Stanziatisi prevalentemente in paesi della Sicilia e della Calabria, hanno creato vere e proprie isole etnico-linguistiche a sé stanti, diffondendosi poi rapidamente in molti altri villaggi dell’Italia meridionale e insulare, tanto che oggi si contano oltre 100.000 Arbëreshë sparsi in 50 comunità. I Comuni dove vivono comunità albanesi sono sparsi tra Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata ; la più numerosa rappresentanza Arbëreshë vive a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo.

L’elemento religioso, legato alla liturgia ortodossa, è uno dei tratti caratterizzanti l’etnia Arbëreshë, per la sua funzione non solo spirituale ma anche in quanto elemento promotore della tutela del patrimonio culturale e identitario albanese delle origini. La Chiesa Italo-Albanese costituisce una vera e propria oasi ortodossa bizantina nell’occidente latino, distanziandosi allo stesso tempo dagli albanesi convertiti all’islam rimasti in patria.

Altro fondamentale elemento distintivo della cultura Arbëreshë è il costume tradizionale utilizzato dalle donne nelle occasioni di festa come la Pasqua e durante la tipica danza vallje. I colori e i ricchi ricami in oro e argento ne fanno veri capolavori artistici che rappresentano la memoria della prosperità passata degli esuli e a testimoniano, ancora una volta, l’identità collettiva e l’origine comune di un popolo disperso.

Si potrebbe pensare che da un tale legame con le proprie origini possa derivarne una chiusura nei confronti della popolazione italiana ospitante, ma in realtà l’integrazione (anche linguistica), nei secoli, ha seguito di pari passo l’aumento degli arrivi, tanto che gli Arbëreshë hanno contribuito attivamente al Risorgimento italiano giocando un ruolo centrale nelle vicende dell’Unità d’Italia. Uno su tutti? Francesco Crispi, uno dei principali organizzatori del Risorgimento in Sicilia e personaggio che ha ricoperto alte cariche nel Governo italiano dopo il 1860, era un cittadino italo-albanese.

Più recentemente, nel 1999 la lingua Arbëreshë è stata riconosciuta costituzionalmente dallo Stato Italiano come “lingua di minoranza etnica e linguistica”, mentre a livello internazionale i diritti della minoranza Arbëreshë sono tutelati da Unesco, UE e Consiglio d’Europa.

Nonostante ciò e pur attribuendo un profondo rispetto per l’ospitalità, gli Arbëreshë sono molto riservati con gli stranieri e continuano ad avvertire la propria identità e sopravvivenza culturale minacciata.

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